Piero Colaprico, La Repubblica 20/7/2014, 20 luglio 2014
I PROCESSI DI SILVIO DAL CASO TARANTINI ALLA COMPRAVENDITA DEI PARLAMENTARI
MILANO
Il mondo notturno di Berlusconi, e quel periodo della sua vita speso anche nel «sistema prostitutivo», sia ad Arcore, sia altrove, continuano a occupare la magistratura. Non solo a Milano. Lo scenario giudiziario intono al leader di Forza Italia è questo.
INCANDIDABILITA’
La frode fiscale per cui il Berlusconi imprenditore è stato condannato dopo le indagini milanesi del sostituto procuratore Fabio De Pasquale comporta due anni d’interdizione dai pubblici uffici. Più, in base alla legge Severino, scattano sei anni d’incandidabilità. Cioè, in questo momento, se ci fossero elezioni, Berlusconi non avrebbe la minima possibilità di partecipare. E sino a febbraio 2015, sconta la pena attraverso il servizio sociale.
IL RICORSO IN CASSAZIONE
Sul caso Ruby la questione non è del tutto chiusa. Bisogna tenere presente che i fatti concreti, quelli su cui la procura della Repubblica ha indagato, sono stati confermati tutti nella «materialità» (si dice così). É la loro interpretazione, il fatto se siano o no reati, ad essere - e lo si è visto venerdì - contraddittoria. Ricapitoliamo. Quando la diciassettenne Ruby Rubacuori compare nei fascicoli, con i suoi racconti hard su Arcore, c’è chi tra i magistrati teme un’estorsione ai danni di Berlusconi. Sono le indagini a portare in due direzioni diverse. Una riguarda l’innegabile via vai di ragazze che, ricompensate con denaro e gioielli, frequentano Arcore nei week end e di notte. L’altra il tentativo, perfettamente riuscito, di ottenere la libertà immediata di una di queste ragazze, Ruby Rubacuori. La telefonata in questura da parte del presidente del Consiglio dell’epoca c’è stata e i poliziotti hanno «piegato» le regole alle sue esigenze. Archiviare? Impossibile: equivaleva a insabbiare. Come procedere, dunque?
All’inizio, l’ipotesi della procura era questa: accusare i poliziotti di abuso d’ufficio e accusare Berlusconi di concorso in abuso. E in questi momenti, con l’assoluzione della corte d’appello calata sul tavolo con fragore dirompente, quella vecchia e accantonata «idea di reato» è sembrata a qualcuno la migliore da far «resuscitare » davanti alla cassazione. Impresa non facile. Anzi. Per di più, già ai tempi - siamo nel 2010, autunno-inverno, alla fine degli interrogatori dei poliziotti - era prevalsa in procura un’altra prospettiva: ma è giusto scaricare la responsabilità principale sul funzionario che ha eseguito un ordine illegittimo e non su chi quell’ordine ha dato? L’accusa di concussione per Berlusconi sembrò più aderente al codice: in primo grado ha retto, e in appello no. La cassazione che dirà?
RUBY TER
«Il fatto non costituisce reato»: così è stato assolto venerdì scorso Berlusconi dall’accusa del capo B, essere cioè il cliente consapevole di una prostituta minorenne. Il «fatto» però, almeno in parte esiste e ci riporta in quel contesto speciale che erano le serate hard di Arcore: numerose testimoni, tra le quali le ragazze che abitavano gratis in via Olgettina, varie show girl e non poche «disperate delle favelas» (per usare un’espressione di Nicole Minetti, ex consigliere regionale) hanno mentito - dicono due tribunali - nel corso dei processi. Che cosa ne sarà di loro? Mentire nei processi è ritenuto un reato grave. Sia se l’imputato viene condannato. Sia se viene assolto. L’indagine è stata prorogata di sei mesi. E lo stesso ultrasettantenne Berlusconi è accusato di aver tenuto le ventenni a libro paga. Uno stipendio affinché fornissero versioni edulcorate di quelle notti, cercando di nascondere il senso di numerose intercettazioni in cui parlano di compensi e regali, e non danno giudizi amichevoli sul padrone di casa. Anche in questo caso, la possibile posizione penale di Berlusconi e dei suoi legali appare molto più sfumata - tanto per cambiare - rispetto a quelle persone che materialmente sono accusate di aver mentito in aula. Tra queste, c’è, per altre ragioni, anche il commissario Giorgia Iafrate.
NAPOLI E BARI
Le disinvolture di Silvio Berlusconi sono o no reato? La domanda, già fatta più volte a Milano, con esiti come s’è visto contrastanti, continua a rimbalzare in altre città. La procura di Bari ne ha chiesto il rinvio a giudizio, due settimane fa, per aver indotto Giampaolo Tarantini a mentire sulle prostitute che gli portava a Roma e in Sardegna. A Napoli è in corso il processo sulla compravendita di senatori, innescato dalle rivelazioni di Sergio De Gregorio. E, comunque si voglia vedere la questione, è difficile negare che sia stato lo stesso Berlusconi a dare un grosso contributo ai suoi guai.