Renato Franco, Corriere della Sera 20/7/2014, 20 luglio 2014
LA REGOLA CARESSA «MAI SBAGLIARE UN GIOCATORE»
[Intervista a Caressa] –
Permette Caressa. Cos’è il movimento a ricciolo?
«È il movimento a curva che fa un giocatore per rientrare nella posizione regolare da posizione di fuorigioco. È un movimento circolare che torna su stesso, come un ricciolo».
Non è gergo troppo tecnico? Gli spettatori mica studiano tutti a Coverciano.
(Ride) «I nostri commentatori lo usano spesso. Come le espressioni “palla coperta, palla scoperta”. È un po’ covercianese in effetti. Gli dirò di spiegarlo».
Fabio Caressa, 47 anni, telecronista, è stato — con Nicola Rizzoli, 42 anni, arbitro — uno dei pochi italiani ammessi alla finale mondiale. Quali sono i fondamentali del suo mestiere?
«La telecronaca viene affrontata spesso in termini stilistici, ma la telecronaca è fondamentalmente cronaca. I tre aspetti basilari sono: beccare i giocatori; conoscere bene il regolamento; guardare il monitor per avere corrispondenza con quello che gli spettatori vedono a casa».
L’errore più grosso?
«Non ho dubbi: sbagliare un giocatore».
C’è chi dice che metta troppa enfasi e retorica nel suo commento...
«Non sono una persona permalosa, le critiche le accetto. Anche a me capita di essere un critico feroce, in ambito tecnico, di alcuni giocatori. Dico solo che estrapolare frasi dal contesto emotivo in cui si dicono e portarle su un piano logico, è un errore di comunicazione».
Bilancio mondiale?
«Per Sky è un bilancio con numeri al di sopra delle attese. Abbiamo battuto il record per una partita della nazionale con 3 milioni di spettatori, il record per una partita che non prevedeva squadre italiane in finale con 2,5 milioni, abbiamo dati esaltanti. Sky Sport 24 ha fatto uno dei mesi più importanti della sua storia».
Adani ormai è più bravo di Bergomi come voce tecnica?
«Adani è bravissimo, è molto preparato sulle squadre e sui giocatori, ma i tempi di telecronaca che ha Bergomi non li ha nessuno».
Il punto di forza della seconda voce?
«Riuscire a sintetizzare in poche parole i concetti tecnici, mettere insieme una grande capacità di sintesi lessicale con le grandi cognizioni che un ex giocatore / allenatore ha».
È cambiato il mestiere del commentatore?
«Prima era un mestiere a tempo perso tra una panchina e l’altra, i nostri commentatori ora sono persone che hanno scelto di fare questa professione: lavorano come giornalisti, si preparano, studiano, utilizzano sistemi informatici evoluti per guardarsi le partite, conoscono i campionati stranieri».
La sua preparazione?
«La stessa da 20 anni. Cerco di sapere tutto dei giocatori, anche se poi di quello che sai, utilizzi sì e no il 2 per cento. Però devi sapere tutto».
Tutto a memoria?
«Ho i fogli scritti — 20 per squadra — con le cose importanti evidenziate. Ora però utilizzo anche l’iPad perché la ricerca per parole rende tutto più veloce. E ho un mio archivio personale con tutte le schede dei giocatori che aggiorno quotidianamente».
Ha scritto anche un romanzo, «Scrivilo in cielo».
«Quello che a me piace del calcio è l’idea che alla fine, come nella vita, provandoci, insistendo, si possono raggiungere dei risultati insperati. Uno il proprio destino se lo scrive da solo».
Chi ha scritto bene il proprio destino in Brasile?
«La Costa Rica ha fatto un miracolo. Il Cile è andato a 10 centimetri dal miracolo».
Sky al momento non ha i diritti 2015-2018 per la Champions...
«Sono cose che viaggiano sopra la mia testa, le lascio ai miei dirigenti che sono bravi a occuparsene».
Ora andrà pure in vacanza con Bergomi?
«Vacanze separate, per carità. La moglie di Beppe ormai ci guarda con sospetto».