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 2014  luglio 20 Domenica calendario

DUE O TRE RIFLESSIONI SULL’ODIO E SULL’AMORE


Gli esseri umani non si amano tra loro: ce lo ha spiegato Sigmund Freud e ce lo aveva già detto la Bibbia. L’odio muove il mondo. Metà dei nostri giornali, ad essere ottimisti, ogni giorno sono occupati da notizie che, direttamente o indirettamente, vengono da lì. Eppure — a differenza del suo contrario: l’amore — l’odio è poco nominato. Forse perché in natura non esiste. Come la benzina è il prodotto della raffinazione del petrolio, l’odio è il risultato della decantazione di sentimenti più grezzi e immediati: la gelosia, l’invidia, la paura... Non nasce con noi ma dal nostro rapporto con gli altri. Lo nominiamo per attribuirlo ai nostri nemici: noi — figuriamoci! — ne siamo immuni. Dal matrimonio dell’odio con l’ipocrisia è nata in tempi recenti la serenità, che è lo stato d’animo dominante dei nostri connazionali accusati di qualcosa: presunti mafiosi, presunti assassini, presunti ladri presi con le mani nel sacco, tutti si dichiarano sereni. Ma l’odio, oltre a muovere il mondo, serve a scaldare il cuore di chi odia e a tenere compagnia a chi viene odiato. Negli anni Settanta conobbi Rodolfo J. Wilcock, uomo bizzarro e scrittore geniale. Una volta, parlando di sentimenti umani, mi disse: «L’amicizia e l’amore vanno e vengono. L’unico sentimento durevole è l’odio». E dopo un attimo di silenzio aggiunse una frase che mi restò scolpita nella memoria: «Se qualcuno ti odia, non sei mai solo». Essere odiati può aiutare a vincere la solitudine. Grazie Wilcock.