Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 20/7/2014, 20 luglio 2014
LE RELAZIONI PERICOLOSE
Evenne il giorno in cui Giovanna d’Arco si stancò di essere una santa. Lasciò il marito; e perfino una bambina. Lasciò la sua immacolata reputazione, i privilegi, la sicurezza e tutta l’America, adorante, ai suoi piedi.
Lasciò il mondo dei vincitori, per abbracciare quello dei vinti. Ma, soprattutto, sfidò la tigre: anzi, la tigresse, come Anna Magnani amava essere definita dalla stampa francese. L’istinto ferino di Nannarella aveva fiutato il pericolo ancor prima che si manifestasse nelle evanescenti fattezze di Ingrid Bergman. Ancor prima che l’uomo della sua vita, Roberto Rossellini, ne incrociasse il liquido sguardo azzurro. Molto prima che scoppiasse la furibonda «guerra dei vulcani», nell’estate di 65 anni fa, esatti. Autunno del ’48: «Ingrid Bergman? E chi è?», domanda Rossellini alla sua segretaria che gli mostra una lettera bruciacchiata, miracolosamente scampata all’incendio della casa di produzione cinematografica Minerva. Il timbro postale testimonia che è partita dagli Stati Uniti l’anno prima, ma non rivela che Ingrid l’ha concepita fin dai primi mesi del 1946, dopo aver visto Roma città aperta, a New York. «Bergman — prova a ricordargli la segretaria —: era in Casablanca, con Humphrey Bogart».
Niente. «Notorius, di Hitchcock». Macché. «Intermezzo?…». Ah sì, Intermezzo sì. Gli evoca un pomeriggio di bombardamenti, trascorso al riparo di un cinema romano sul cui schermo una graziosa biondina si struggeva per l’infelice Leslie Howard. Proprio lei. E che vuole da lui? «Caro Signor Rossellini — traduce l’assistente —, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei».
Senza più aspettarsi risposta, Ingrid trionfa intanto oltreoceano nei panni epici della Pulzella d’Orléans; e incarna, accanto all’austero dentista, e compatriota, Petter Lindstrom, il modello americano di moglie e madre perfetta.
Non intende riscrivere a Rossellini, tanto peg- gio per lui. Ma lo sciagurato risponde. Di nascosto (per poco) dalla sua appassionata, gelosa compagna, l’inarrivabile Anna Magnani, icona neorealista di Roma città aperta. Con lei, progetta un’altra pellicola neorealista, alle Eolie, Stromboli, terra di Dio. Finché non capisce che il ruolo della profuga polacca va a pennello piuttosto alla bionda Ingrid, sostenuta da provvidenziali finanziamenti americani: «L’Italia usciva da una guerra devastante, era un Paese fascista, nemico degli Stati Uniti — spiegherà un giorno Isabella Rossellini, la più nota dei tre figli a venire —. Sarebbe come se, oggi, Julia Roberts si proponesse a un regista iracheno». Non si sa come reagirebbe la consorte di un cineasta di Bagdad, ma la Magnani rovescia pubblicamente una zuppiera di spaghetti ben conditi in testa al fedifrago. Ha perso la parte in Stromboli, ma non ancora la guerra che sta per dichiarare a lui, e a «quella traffichina» di svedese, da Vulcano, isola e set dirimpetto. In realnessuno dei due film risulterà memorabile quanto la tenzone fra le due troupe nell’arcipelago siciliano, epicentro di pettegolezzi transo- ceanici. E di una produzione editoriale inesau- ribile. Ancora adesso, oltre mezzo secolo dopo: «La guerra dei vulcani», di Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice (Le Mani editore), «Le amanti del Vulcano», di Marcello Sorgi (Rizzoli, 2010), e «L’année des volcans», l’anno dei vulcani, di François-Guillaume Lorrain, appena pubblicato in Francia, da Flammarion. Oltre al documentario di Francesco e Andrea Patierno, presentato al festival di Venezia nel 2012 e subito acquistato da una dozzina di Paesi, tuttora ansiosi di rivelazioni su quell’estate di fuoco.
«Roberto non era un infedele — assicura lo scrittore Masolino D’Amico, fratello di Silvia, l’ultima compagna di Rossellini —. A ogni donna di cui era innamorato si dedicava interamente. Fin tanto che durava». Dieci anni, più o meno, con Ingrid. Ma poi lui torna, devoto e inamovibile, al capezzale di Anna, mentre lei sta perdendo anche la battaglia con il suo tumore, nel settembre del ’73. È raro ottenere il perdono di un vulcano, che meno di 25 anni prima era quasi esploso.
Dicono che Rossellini ci sia riuscito.