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 2014  luglio 20 Domenica calendario

SPIE E GENERALI, IL «CHI È» DEI SEPARATISTI


Ribelli pro russi, agenti segreti, paramilitari, politici: ecco alcune delle figure che potrebbero aver avuto un ruolo nella distruzione del volo MH17.
Una storia che è ancora all’inizio e dove si stanno faticosamente mettendo insieme i frammenti della «fotografia».
Il TIRATORE
Si presenta come il «colonnello Strelkov» ma il suo vero nome è Igor Girkin e tra i suoi c’è chi lo chiama il tiratore. Sulla quarantina, è stato il protagonista della rivolta contro Kiev. Sarebbe un ufficiale del Gru, il servizio segreto militare russo, passato oltre confine per coordinare l’azione degli insorti. Voce morbida e metodi spicci, ha sostenuto di aver reclutato i suoi uomini tra i veterani di altri conflitti. Ha la passione per la storia russa e in passato ha scritto per pubblicazioni nazionaliste. Pochi giorni fa aveva minacciato: «Non volate nelle nostre zone».
IL BECCHINO
Igor Bezler, originario della Crimea, dove è nato nel 1965. Ex soldato, ha studiato in Russia ed ha cambiato spesso lavoro: capo della sicurezza in una fabbrica, dipendente di una società di pompe funebri, militante al servizio di Mosca. Ha il soprannome di Bes, che vuol dire «demonio» e si è ritagliato un profilo da duro. In un’intervista ha dichiarato: canto ogni mattina l’inno sovietico e vado a letto entro le 22.30. Per i servizi ucraini potrebbe aver guidato il reparto che ha sparato il missile contro il jet malese.
IL COSACCO
Nikolay Kozitsin, ufficiale dei cosacchi che appoggiano Mosca nell’Ucraina dell’Est. Il suo nome appare nelle intercettazioni diffuse dai governativi di Kiev subito dopo la distruzione del Boeing. Gli uomini di Kozitsin sono tra i primi ad arrivare nella zona dell’impatto e si accorgono che a bordo del jet c’erano molte donne e bambini. Lui reagisce sostenendo che probabilmente il 777 trasportava delle spie.
IL POLITICO
Alexander Borodai è il «premier» della Repubblica del Donetsk, entità pro russa staccatisi dall’Ucraina. Prima di darsi alla politica si è occupato di affari economici. In possesso della cittadinanza russa, di casa a Mosca, ha occupato la scena subito dopo la notizia della tragedia del volo malese. Prima ha fornito informazioni confuse sulle scatole nere del jet, quindi è stato sospettato di coordinare eventuali depistaggi su quanto è accaduto. I miliziani avrebbero fatto sparire prove dall’area del «crimine».
IL GENERALE
Il generale Igor Sergun è il capo del servizio segreto militare russo, il Gru. L’intera operazione Ucraina è stata gestita da questo apparato che ha agito su tre fronti. Militare, sostenendo e coordinando le unità ribelli. Intelligence, fornendo informazioni importanti a Mosca sul piano politico e strategico. Propaganda, diffondendo informazioni palesemente false. Sergun ha dimostrato di saperci fare mettendo in difficoltà Nato e Kiev. Almeno fino al dramma del jet. E ora deve rimediare al danno organizzando la «difesa» e magari trovando una scappatoia. Viene anche da chiedersi, nel caso che davvero i filorussi siano coinvolti in questa storia, se il Gru non farà sparire gli autori materiali. Persone che con le loro confessioni potrebbero mettere nei guai milizie e protettori al Cremlino.
IL BATTAGLIONE
Il Battaglione Vostok è la creatura del Gru. L’unità è composta da soldati che hanno combattuto gli islamisti ceceni, tutti di provata fede e bene addestrati. Mosca li ha richiamati e spediti nell’Est dell’Ucraina per contrastare i governativi. I soldati intervengono nelle situazioni più difficili. Il giorno dopo la tragedia del 777 alcuni membri del Vostok avrebbero portato via il lanciatore del sistema missilistico Buk dal quale potrebbe essere partito il Sa 11.