Carla Massi, Il Messaggero 20/7/2014, 20 luglio 2014
FENOMENO CELIACHIA, +500% TRA I BAMBINI
LO STUDIO
ROMA Ha il sapore di una beffa ma, anche da noi, dove la pasta è l’anima della gastronomia, i casi di intolleranza al glutine crescono di anno in anno. Negli ultimi venticinque anni l’incidenza dei pazienti è aumentata di cinque volte. In particolare nei bambini.
I TEST
L’attenzione verso la malattia, ormai più facile da diagnosticare, è certamente diversa rispetto al passato ma è pur vero che il numero di chi non può mangiare grano sta trasformando la patologia, nel senso comune, in un’anomalia alimentare.
E’ stato uno studio italiano pubblicato su “Journal of pediatric gastroenterololy and nutrition” a tratteggiare la geografia dei pazienti nel mondo. Per la maggior parte degli epidemiologi dipende dalle migliori tecniche di indagine, per altri dall’aumento delle persone intolleranti al glutine anche in India e in Cina dove i regimi alimentari stanno velocemente subendo un processo di occidentalizzazione. Altri ancora ipotizzano un maggior consumo di cereali più ricchi di glutine, rispetto al passato.
«I dati - spiega Alessio Fasano, direttore del Centro per la ricerca sulla celiachia dell’università di Boston e membro del Dr. Schar Institute piattaforma internazionale sulla malattia - tengono conto solo del numero di pazienti celiaci diagnosticati o rilevati con gli screening sierologici di un campione di popolazione ed escludono il cosiddetto “iceberg celiaco” di pazienti non diagnosticati. Il rapporto tra i casi che hanno una diagnosi certa e quelli che non ce l’hanno, infatti, è amcora di uno a tre, uno a cinque. Da qui l’indicazione di testare anche i parenti di primo grado dei piccoli celiaci, quelli che soffrono di altre malattie autoimmuni, le persone con sindrome dell’intestino irritabile o con una sintomatologia che potrebbe essere simile a quella della celiachia.
I CONTROLLI
Questo vuol dire che i conti ancora non tornano. Le persone colpite crescono ma, se ovunque fossero fatti controlli più accurati, sarebbero ancora di più. Un dato: 5 celiaci su 6 non hanno ancora la diagnosi. «Possiamo supporre un cambiamento importante nella dieta e che le componenti ambientali giochino un ruolo forte »spiega Carlo Catassi, associato di Pediatria all’università delle Marche e coordinatore del Comitato scientifico del Dr. Schar Institute.