Antonio Manzo, Il Messaggero 20/7/2014, 20 luglio 2014
LE QUOTE DI MIGRANTI DA OSPITARE, 860 NEL LAZIO
L’ACCOGLIENZA
NAPOLI Su 10mila richiedenti asilo che arriveranno sulle coste italiane nei prossimi mesi, la prima regione che dovrà offrire ospitalità sarà la Lombardia: dovrà garantire accoglienza a 1.415 migranti. Poi, nella classifica della solidarietà, secondo l’intesa Stato-Regioni, ci sono la Campania (998), la Sicilia (919), il Lazio (860). È chiaro che il criterio adottato, sulla base di 10mila migranti, si moltiplica in caso di aumento degli sbarchi. Dal Sud al Nord, così nessuno potrà più chiudere le porte all’accoglienza di migranti, profughi che chiedono asilo politico. Dal Sud al Nord, cade il muro di intolleranze o pregiudizi.
Per il momento, secondo le previsioni del dipartimento immigrazione del Viminale, l’Italia dovrà attrezzarsi ad accogliere, per i prossimi mesi, non meno di altri 35mila richiedenti asilo. Non è più solo un’idea, ma è tutto scritto nell’intesa firmata e siglata l’11 luglio scorso tra Governo e Regioni, Comuni e Province. Non c’è solo l’accordo sottoscritto ma anche una tabella allegata all’intesa raggiunta in sede ministeriale («accordo politicamente rilevante» lo definisce Piero Fassino, presidente nazionale Anci) con i numeri della distribuzione prevista regione per regione, secondo un criterio matematico. Ineludibile. Accettato anche dalle regioni del nord che in sede di firma del piano hanno voluto principalmente mettere nero su bianco sulla certezza della dotazione finanziaria, 370 milioni per il 2014.
IL PIANO DEL GOVERNO
Un obiettivo del Governo, comunicato anche alle regioni, è quello che nelle regioni del nord si possa anche procedere al recupero delle caserme dismesse per ospitare i migranti. In Friuli Venezia Giulia esistono più di 400 strutture dismesse, caserme, arsenali, depositi, ospedali, basi, poligoni, polveriere, alloggi dell’Esercito: tutto ormai abbandonato, una superfice inutilizzata di oltre cento chilometri quadrati. Dove c’era la trincea del Nord, negli anni della Guerra Fredda, ora ci sono aree e strutture abbandonate. Dove c’erano le caserme che per cinquant’anni hanno ospitato generazioni di giovani italiani ci sono solo mura senza più storia futura, una volta abolita anche la leva obbligatoria. Non saranno, comunque, solo queste strutture, alcune da recuperare totalmente, altre soltanto da risistemare, ad accogliere i migranti. Perché i nuovi hub regionali dell’accoglienza dovranno essere individuati in sede di riunione di coordinamento promosse dai prefetti dei comuni capoluoghi per procedere con scelte condivise con i comuni interessati. Si potrà scegliere qualunque luogo per l’accoglienza, ma quel che non potrà più capitare è che non si ricevano e ospitino i profughi immigrati e che le scelte vengano rimandate.
La distribuzione sul territorio nazionale non avviene con criteri casuali, secondo la tabella che accompagna l’intesa Stato-Regioni sull’immigrazione. Si parte dalla quota di accesso al fondo nazionale delle politiche sociali garantito dal Governo alla Regioni (la legge 320 del 2000). È il primo criterio oggettivo dove la Lombardia, ad esempio, risulta la prima regione italiana con l’attribuzione di risorse nazionali per il 14,15%. Di qui, il riparto dell’accoglienza fino a 10mila presenze. Il futuro prossimo venturo sarà anche un test di tenuta della solidarietà nazionale, stavolta firmata dallo Stato con le Regioni. Senza equivoci.