Carlo Alberto De Casa, La Stampa 21/7/2014, 21 luglio 2014
IL RITO DEI BANCHIERI SOPRAVVISSUTO ALLE GUERRE DAVANTI ALL’ULTIMA SFIDA: TRASPARENZA TOTALE
Il 12 Settembre 1919, nelle stesse ore in cui D’Annunzio portava a compimento la cosiddetta «Impresa di Fiume», nella City londinese cinque banchieri si riunivano per la prima volta per definire il prezzo ufficiale di riferimento dell’oro. La Banca Centrale di Inghilterra aveva raggiunto da poche settimane un accordo con le sette maggiori aziende produttrici del Sudafrica, affidando poi a Rothschild l’incarico di istituire una riunione quotidiana per stabilire tramite un’asta il prezzo a cui sarebbe stato scambiato il metallo importato. La Bank of England cercava così di rilanciare il mercato aureo, che aveva subito una pesante battuta d’arresto con la guerra.
Rothschild, Pixley & Abel, Mocatta & Goldsmid, Samuel Montagu e Sharps & Wilkins, i cinque membri originari del Fixing, iniziarono a riunirsi ogni mattina a St. Swithin’s Lane, presso la sede di Rothschild, a due passi dal celebre London Bridge.
Nasceva così il «London Gold Fixing», un circolo ristretto ed elitario, nonchè una potente lobby con soli cinque protagonisti, chiamata a definire il prezzo di riferimento mondiale dell’oro.
Anche se in ambito internazionale il dollaro era ormai divenuto la valuta centrale, la quotazione continuava ad essere denominata in sterline inglesi. La City di Londra era fedele alla Regina, forse ancor di più lo era alle proprie tradizioni, ed il Fixing era a tutti gli effetti una di queste.
A muovere le quotazioni, però, era l’andamento del cambio fra la sterlina ed il dollaro, in quanto nel 1934 Roosvelt aveva fissato la parità fra la divisa americana e l’oro alla «magica» quota di 35 dollari l’oncia: il prezzo del Fixing variava quindi in funzione del rapporto tra le due valute.
La situazione cambiò sul finire degli anni Sessanta, quando non fu più possibile contenere la spinta rialzista dei compratori di oro, che sfiduciarono gli Usa e il dollaro, costringendo nel 1968 il presidente Johnson a istituire un mercato parallelo a fianco di quello delle Banche Centrali.
Sulla scia di forti ondate di acquisti il mercato dell’oro rimase chiuso per due settimane. Quando riaprì era denominato in dollari americani, con una seconda seduta giornaliera, alle 15 inglesi, a beneficio di New York.
Tre anni più tardi, nell’agosto del 1971, Nixon poneva fine agli accordi di Bretton Woods. Terminava un’epoca, l’oro veniva demonetizzato. Tutto finito per il Fixing di Londra? Niente affatto, una nuova corsa all’oro stava per iniziare ed il ruolo della City era destinato ad essere più che mai centrale. L’apertura di un mercato libero determinò un’ulteriore crescita della domanda da parte degli investitori, con l’oro che assumeva il ruolo di bene rifugio per eccellenza.
Il metallo veniva scambiato a 186 dollari nel 1974 ed a 226 sul finire del 1978. Ma il vero rally doveva ancora iniziare: l’inasprirsi delle tensioni politiche internazionali lo spinse infatti sopra quota 500 nel 1979, mentre con l’invasione sovietica dell’Afghanistan raggiunse al Fixing del 21 gennaio 1980 un nuovo record a quota 850 dollari.
Nel frattempo, con il passare degli anni, le procedure del Fixing erano andate impregnandosi di tradizioni, divenute quasi intoccabili. Fra queste le celebri «bandierine», che permettevano ai banchieri che le avessero sollevate durante le aste di chiedere un’interruzione per ricalcolare le posizioni in acquisto e vendita.
Anche la sede era la stessa definita nel 1919 e sarebbe cambiata soltanto nel 2004 quando si passò alla telematizzazione del Fixing, non prima però che Rothschild avesse annunciato la propria uscita dal Fixing e dal settore dell’oro fisico. Oltre all’addio di Rothschild fra il 1994 ed il 2004 si sono verificati numerosi altri cambi. A fine 2013 la lista dei cinque era composta da: Nova Scotia-Scotia Mocatta, Barclays Bank, HSBC Bank USA, Deutsche Bank e Société Générale.
Negli ultimi mesi alcuni studi americani hanno messo in luce la possibilità che nel periodo 2010-2013 i prezzi siano stati ritoccati artificialmente dai banchieri. Secondo l’accusa i cinque avrebbero ripetutamente manipolato i prezzi durante le pratiche di fissazione, manovrandoli a loro favore.
La notizia ha destato notevole interesse nel settore ed anche la Financial Conduct Autority (l’autorità finanziaria inglese) e la Bafin tedesca hanno aperto un’inchiesta sul caso. Il poco gradito interesse delle autorità regolamentative ha spinto Deutsche Bank ad una riduzione drastica delle sue attività nel settore delle materie prime e ad abbandonare la propria postazione nell’elite dell’oro, divenuta improvvisamente scomoda, lasciando vuoto un seggiolino del Fixing.
Il World Gold Council, l’autorità che raggruppa i principali attori del settore dell’oro, ha lanciato la controffensiva, con una serie di linee guida per la modernizzazione del Fixing. Il 7 luglio scorso si è tenuto il primo meeting per rendere più trasparente il processo di fissazione dei prezzi, slegandolo da tradizioni ormai obsolete. La sfida per la modernizzazione di una delle più antiche istituzioni finanziarie londinesi ancora in vita è lanciata.