Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 19 Sabato calendario

AMENDOLA, LE PASSIONI PRIVATE DEL DEPUTATO DEI 27 VOTI


Non c’è dubbio che Goffredo Locatelli, giornalista e scrittore di lungo corso, abbia avuto una brillante intuizione: gli ultimi, intensi, sette anni della vita di Amendola, il martire antifascista di Sarno (la città in provincia di Salerno di cui è originario anche l’autore), possono essere raccontati come un romanzo: Il deputato dei 27 voti. La storia vera e mai scritta di Giovanni Amendola (Mursia, pagine 392, euro 18). Anzi, non solo la forma letteraria nulla toglie alla ricostruzione storica, che è in questo caso documentata e precisa, ma permette di cogliere molti aspetti del personaggio, dei suoi comportamenti e della sua psicologia, che in un saggio andrebbero sicuramente persi.
L’intreccio fra vita privata e pubblica, vicende storiche e umane, rende così completa e pregna di senso un’esistenza davvero fuori del comune come fu quella del filosofo e teorico della liberaldemocrazia morto in Francia nel 1926 per le conseguenze di un agguato tesogli dai fascisti un anno prima a Montecatini. Ed è proprio nella camera ardente di Cannes, davanti a pochi intimi, che il segretario particolare di Amendola, l’avvocato di Sarno Federico Donnarumma, si fa voce narrante nella finzione letteraria che regge il libro.
LA TEMPRA
Da un punto di vista morale, la tempra di oppositore di Amendola viene confermata da queste pagine: intransigente e poco aduso al realismo politico, ma anche anti dannunziano nello spirito e quasi calvinista nella capacità di autodisciplina e serietà di vita, era naturale che egli si trovasse all’opposizione sia di Giolitti sia poi di Mussolini.
BROGLI
Quest’ultimo, che lo considerava a ragione "un genio", si propose di azzittire la sua voce, arrivando persino a truccare le elezioni nel suo paese, ove, alla fine, risultò avere alle elezioni, in modo inverosimile, solo i 27 voti del titolo.
PASSIONI
Ma la forza e originalità di questa biografia sta nel restituirci un uomo capace anche di forti passioni private, con una vita sentimentale complicata. Interessante la figura della moglie Eva Kuhn, di origine lituana, fascinosa donna di lettere e arti, profondamente inquieta e con problemi psichici e nervosi, che, pur essendosi formata sugli autori del socialismo utopistico, ad un certo punto ebbe simpatie per il fascismo e si innamorò di Filippo Tommaso Marinetti prima e del poeta Giovanni Boine poi. Quando l’assenza da casa della Kuhn si era fatta intollerabile, ad Amendola fece visita, nella redazione de "Il Mondo", la rivista da lui fondata, una colta e affascinante giornalista di origine bulgara, Nelia Pavlova. Ne nacque una relazione tenera e sincera di cui pochissimi furono a conoscenza e da cui nacque un figlio tenuto altrettanto segreto.
Era sicuramente un’Italia diversa, discreta o bigotta, quella che fa da sfondo a questo racconto, ma anche Amendola, uomo capace di tenerezza e passione, amava conservare un riserbo borghese che oggi forse non avrebbe più luogo.