Fausto Biloslavo, Il Giornale 19/7/2014, 19 luglio 2014
IL JET DI PUTIN HA UNA CAPSULA DI FUGA. QUELLO DI OBAMA FA IMPAZZIRE I MISSILI
L’Air force one, l’aereo del presidente degli Stati Uniti, può resistere agli effetti di un attacco nucleare, batteriologico e chimico. I sistemi antimissile emettono un raggio laser che fa impazzire la testata ostile. Impulsi elettronici mandano in tilt i radar delle batterie missilistiche e particolari vernici sulla pancia dell’area servono a potenziare le difese. A bordo il presidente può lanciare le testate dell’arsenale nucleare ed esiste un mini ospedale con tanto di sala operatoria. I sistemi di difesa dell’Air force one sono classificati e per gli esperti la famosa capsula che salverebbe il presidente in caso di distruzione dell’aereo non esiste. O forse è solo un altro segreto.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha un aereo presidenziale molto simile come sistemi di difesa. Si tratta di un Ilyushin II-96-300PU completamente modificato. Le lettere PU significano in russo “Punto di comando”. Secondo uno dei progettisti, Oleg Glushkov, l’aereo del Cremlino “è equipaggiato con uno speciale apparato di sicurezza che comprende una specie di capsula come ultima via di fuga. I passeggeri presidenziali non si lanciano con il paracadute”.
Una fonte del Giornale che lavora nel settore aeronautico della Difesa non si stupisce: “Una capsula, come i moduli di rientro dallo spazio per quattro persone, con strumentazione adeguata, potrebbero averla anche gli americani. In caso di minaccia diretta sistemano dentro il presidente e lo lanciano”. Per ora la capsula si è vista solo nel film “Air force one” con Harrison Ford nei panni dell’inquilino della Casa Bianca alle prese con dei terroristi russi che prendono in ostaggio il suo aereo. Se torniamo alla realtà i sistemi di difesa anti missile si dividono in passivi ed attivi. Nel primo caso di tratta dei cosiddetti flares, chaffs, simili a bengala rilasciati dall’aereo o emanatori di frequenze che attirano la testata facendola esplodere prima che colpiscano il bersaglio. In caso di minaccia possono venir utilizzate delle “esche” a traino o meno, come gli Ale 50, sganciate dal velivolo per attirare il missile.
I sistemi attivi in dotazione dell’Air force one scoperti da una fuga di notizie erano il Matador oppure il Nemesis con contromisure DIRCM, che dallo scorso anno vengono utilizzati anche sui Boeing della compagnia israeliana El Al. Un allarme elettronico individua il lancio del missile e segue la scia termica. Al momento giusto viene “sparato” un potente fascio laser per far impazzire la testata deviandola. Altri sistemi attivi di disturbo elettronico, in gergo jamming, ingannano i radar della batterie missilistiche. Particolari vernici nero fumo sulla pancia dell’Air force one e anti radar fanno il resto. “Le contromisure degli aerei presidenziali della grandi potenze si basano anche sul segreto della rotta e la bonifica e sorveglianza per chilometri lungo la scia di discesa per l’atterraggio lungo la quale sono più esposti” spiega a il Giornale l’ex capo di stato maggiore della Difesa, Mario Arpino.
L’Air force one atterra verso il pubblico sempre con il fianco sinistro per proteggere quello destro, dove si trova la stanza da letto e l’ufficio del presidente.
I Boeing 747 modificati ed utilizzati dagli inquilini della Casa Bianca sono sempre due. L’Air force one può volare per 7800 miglia senza scalo, un terzo del giro del mondo. I rifornimenti in volo permettono all’aereo di rimanere in aria quanto vuole. Una possibilità prevista in caso di guerra nucleare. L’Air force one ha un sistema di schermatura corazzato che lo protegge dagli effetti elettromagnetici di una bomba atomica, distruttiva per strumenti, computer e telecomunicazioni. Ed ovviamente è sigillato per resistere ad un attacco chimico o batteriologico.
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