Gaia Piccardi, Corriere della Sera 19/7/2014, 19 luglio 2014
FOGNINI: TENNIS, INSULTI E PENTIMENTI «VORREI FARE PACE CON ME STESSO»
Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. «Sono pentito. Il primo a essere dispiaciuto sono io». Fabio Fognini non è cattivo, è che lo disegnano così. Lui certo, tra improperi, minacce all’arbitro, racchette rotte («Dall’inizio della stagione sulla terra meno di cinque, te lo giuro…») e multe (27.500 $ solo a Wimbledon), ci mette del suo. Premeditazione? Mai. Autolesionismo? Forse. «Di certo, quello che se la prende nel (bip) sono sempre io». In un’intervista con il geniale reprobo del tennis i bip sono tanti, però necessari.
Fabio, finché s’incavola con se stesso o con il fato passi. Ma l’insulto al rivale («zingaro di bip») è un salto di qualità pesante.
«Lo ammetto. Non c’era malizia né cattiveria. Ad Amburgo non ce l’avevo con Kraijnovic. Chi mi conosce sa cosa faccio quando sbrocco davvero e che ero frustrato per come stavo giocando però è difficile spiegarlo a tutti».
Proviamoci.
«Mentre sono in campo che lotto, la gente è a casa davanti alla tv a grattarsi le ascelle, prontissima a criticare. Da quel match è uscita solo quella brutta parola e si è scatenato un polverone».
E si stupisce?
«Ma no, ormai non mi (bip) nemmeno più. Tanto sono sempre i soliti nullafacenti: insultano me o Balotelli o chi gli sta sulle (bip). Sono scommettitori, frustrati, gente che sa solo pensare male».
Un’analisi un po’ basica.
«Io non so più come dirlo: con Kraijnovic non ho nessun problema. Non sono razzista. È che in quel momento avevo perso energia e la voglia di combattere».
Tutta la stagione sulla terra è stata turbolenta.
«Sono sotto un’enorme pressione. Volevo fare bene però sapevo che ripetere i risultati dell’anno scorso (titoli di Stoccarda e Amburgo più finale a Umago, ndr ) era impossibile. Mi sono fatto influenzare».
Teme un’altra multa?
«Spero di no! Pago multe su multe. Non ho ucciso nessuno. Ho detto una parola grave e mi sono sentito male. Ora vorrei solo mettere fine alle polemiche. Punto e a capo. Sbagliando s’impara…».
È una frase fatta o la verità?
«Quando sono diventato n.13 del mondo avete scritto che ero cambiato, il nuovo Fognini, bla, bla, bla. Poi all’improvviso regredisco a quando avevo 18 anni… Ci vorrebbe più moderazione nei giudizi. La colpa è solo mia, però ora vorrei uscire dall’occhio del ciclone».
Quei cattivoni dei giornalisti.
«Eh, io ci metto la benzina ma se non la metteste anche voi sarebbe meglio!».
Non ritwittare tutti gli insulti sarebbe un inizio.
«È vero. Forse è sbagliato. Tanto quelli non capiscono nemmeno che li prendo per il (bip)!».
Non è che il ruolo di bad boy le dà un certo autocompiacimento?
«No, no, me lo voglio levare. Ma se è tutta la vita che fai il meccanico non è che da un giorno all’altro puoi diventare elettricista. Voglio darci un taglio però».
Come?
«Ci sto lavorando, sapendo che non potrò mai piacere a tutti. Ma mi dà fastidio questa sensazione che ho addosso: dovunque vado, la gente pensa che devo vincere. Ma chi l’ha detto?».
Fino alla Davis a Napoli, con la vittoria su Murray, ci aveva abituati bene.
«Vero? Anch’io vorrei vincere sempre. Il primo a restarci di (bip) quando perdo sono io. Questa mentalità italiana, però, non funziona».
Non c’è il rischio di perdere troppe energie nelle polemiche e, magari, un po’ di voglia di tennis?
«Io la voglia ce l’ho eccome. Ora che non ho più punti importanti da difendere spero di tornare a giocare tranquillo».
Alla fine, Fabio, quello che ci rimette (classifica, prize money, tornei) è lei.
«Lo so. Non sfruttare il mio talento va solo contro me stesso. Ma le (bip) aiutano a crescere. Ne ho fatte tante: a 27 anni dovrei essere adulto!».
Lasciamoci con una promessa.
«Vorrei tanto fare pace con me stesso». Auguri (di cuore).