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 2014  luglio 19 Sabato calendario

QUELLE ROTTE A RISCHIO TRA GUERRE E TEST MILITARI


Un occhio ai radar, un altro alle informazioni che arrivano dalle ambasciate e che vengono filtrate dalle autorità di controllo del volo. Ma un occhio anche ai costi di gestione: rotte più sicure vogliono spesso dire tragitti più lunghi e dunque maggiore dispendio di carburante. Così si disegna la mappa del mondo e delle rotte aeree pericolose; una mappa che può modificarsi di giorno in giorno ma che ieri, a dispetto del disastro aereo del Boeing 777 malese, presentava pochissime zone «a traffico limitato». Nonostante guerre, missili, bande dotate di armi sofisticate nonché fuori controllo, i jet continuano a solcare i cieli sopra le aeree più calde del pianeta.
Dire che il traffico aereo sia privo di regole sarebbe però falso. Piloti e compagnie aeree sanno perfettamente quali sono i pericoli e a quali istruzioni si devono attenere per arrivare a destinazione in sicurezza. Il Medio Oriente, la fascia centrale dell’Africa ma anche la zona tra Giappone e Corea del Nord sono considerate quelle da maneggiare con maggiore attenzione.
Proprio l’Africa, in conseguenza dei conflitti esplosi a partire dal 2011 è divenuta la «new entry» in questa particolare mappa del rischio. Da quando si è dissolto il regime libico di Gheddafi e l’arsenale del colonnello è finito nelle mani più disparate, le compagnie di linea e quelle cargo che sorvolano l’intera area del Sahel hanno deciso di modificare le loro rotte. Il timore è infatti che le formazioni filoqaediste che si muovono nell’area sahariana possano essere venute in possesso dei missili antiaerei di fabbricazione russa che erano in dotazione alle truppe regolari libiche. Erano stati i servizi algerini e poi quelli israeliani ad avvertire del pericolo e a specificare che dei circa 20mila razzi di cui era dotato l’esercito di Gheddafi, solo 5mila erano stati recuperati. Nel caso specifico la precauzione seguita dalle compagnie aeree è di mantenersi sempre al di sopra di una quota di 5 - 7 mila metri quando si sorvolano Ciad, Mali, Niger e altri Paesi della zona: oltre quell’altitudine infatti i missili antiaereo diventano inefficaci. Ma in tempi più recenti è stato deciso di «circumnavigare» per quanto è possibile tanto il Sahel (sorvolando il mar Rosso o le coste marocchine) quanto il Corno d’Africa, altro punto in perenne conflitto ma dove la dotazione di armamenti da parte della guerriglia non dovrebbe costituire una minaccia per il traffico aereo.
L’altra zona divenuta improvvisamente a rischio è l’Estremo Oriente in particolare il braccio di mare che separa il Giappone dalla Corea del Nord; qui la minaccia è rappresentata dal regime di Pyongyang e dai suoi ripetuti esperimenti missilistici accompagnati da roboanti proclami anti occidentali. I lanci si sono intensificati in particolare nel 2014 e sono stati un centinaio nel solo mese di febbraio. La questione è stata portata anche all’attenzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Otto governi, a cominciare da Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone hanno scritto inoltre una lettera all’Icao (l’agenzia internazionale a cui fa capo la sicurezza dell’aviazione civile) sottolineando che i lanci di missili nordcoreani avvengono senza alcun preavviso, mettendo così a repentaglio la sicurezza dei voli in tutta la zona.
Limitazioni e raccomandazioni sono infine all’ordine del giorni per tutta la fascia mediorientale. Attualmente nessun Paese è completamente off limits per i sorvoli aerei, nemmeno l’Afghanistan, che anche ieri è stato solcato da rotte intercontinentali da e per l’Europa. I velivoli vengono tutti instradati però nella parte nordorientale del Paese, quella che gravita attorno alla capitale Kabul, mentre nessuna transita in quella attorno a Kandahar. La fascia al confine tra Iran e Iraq e poi il Golfo Persico danno invece l’idea di una sorta di «tangenziale» nella quale si infila il traffico aereo che attraversa i due Paesi. Tutti alla larga, invece, da passaggi sopra Kerbala, Najaf, Nassirya. Lo spazio aereo siriano è invece attraversato attualmente solo da voli a corto e medio raggio, prevalentemente operati da compagnie aeree turche. Il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese ha infine provocato fino a questo momento solo qualche raccomandazione per i piloti in avvicinamento a Tel Aviv, ai quali viene consigliato un corridoio proveniente da nord per tenersi alla larga da missili provenienti da Gaza.