F.P., La Stampa 21/7/2014, 21 luglio 2014
CHE COSA DIVENTERA’ LA NAVE?
Le navi non vanno in pensione, vengono demolite. Fatte a pezzi quasi esclusivamente nei «cimiteri» ricavati lungo le spiagge del Bangladesh e del Pakistan, e in misura minore in Cina e in Turchia. In Italia questo è un mercato che ancora non esiste, e che potrebbe aprirsi. Il cantiere San Giorgio del Porto di Genova, che demolirà la Concordia insieme con Saipem, è il primo scalo che ha ottenuto l’iscrizione all’Albo speciale dei demolitori navali e che ha ricevuto dal Registro Navale Italiano la certificazione ad hoc.
Delle navi non si butta via nulla. «Sono una miniera di materie prime» dice l’ingegnere Piero Costa. C’è il ferro, l’acciaio da cui possono essere ricavate lamiere per auto, elettrodomestici; tondo per cemento armato e travi, utilizzati nell’edilizia; piastre per nuove navi; rotaie; container.
E mille altre cose. Ma può essere riciclato anche il rame dei cavi elettrici; i carburanti da trasformare in olii rigenerati; i motori della sala macchine e degli altri impianti, che se ripuliti potrebbero essere rimessi in moto. E ancora, gli arredi possono essere rigenerati o comunque «cannibalizzati» per realizzare nuovi mobili.
E così i pannelli in formica, i servizi igienici, le cucine, gli ascensori, i frigo... [f.p.]