Alberto Arbasinoi, la Repubblica 21/7/2014, 21 luglio 2014
REGINE, ROSE ROSSE E GARIBALDINI PER TEATRINI DIDATTICO-DEVOZIONALI
«Io non vengo da Lodi per lodarvi.
E nemmanco da Lecco per leccarvi.
Non vengo da Piacenza per piacervi.
Men che meno, da Spezia per spezzarvi.
Ma vengo da Verona, per dirvi il Vero».
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«Son piccina, piccina, piccina, e al giardino d’infanzia vo’ ancor. Ma so già che la Madre Regina ha un bel nome, ch’è il nome di un fior! Questo fior tra l’erbetta del prato si raccoglie nel mese d’april. Margherita, che nome onorato, Margherita, che nome gentil!».
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«Torna a fiorir la rosa» (G. Parini)
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«Germoglia in un vaso una rosa, Foglia a foglia la aspiiirò! Così gentiiile il profumo d’un fiooore! Ma i fior ch’io faccio... ohimé, i fior ch’io faccio... ohimé non hanno...odor...». (G. Puccini)
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«Ti parlerò d’amor e sfoglierò una rosa!
Non c’è più dolce cosa per far felice il cuor... ...Sono tornate a fiorire le rose in tutti i roseti...
...Festosi amanti e promesse tremanti di giorni più lieti...
Porta fortuna al mio cuor, Novecentocinquanta!..». (W. Osiris)
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«Ti vedo fra le rose... Mi dici tante cose...».
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«Rose rosse per te ho comprato stasera...».
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«Nooo! Le rose rosse, nooo! Non le voglio veder!».
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«Se son rose...
Se son rose fioriranno? ... Ma chi lo sa...».
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«E va’, la vita va’, la bicicletta l’è una gran comodità... La si guida con le man La si pedala con i pé e col dedré...».
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«Andar pel vasto mar, ridendo in faccia a Monna Morte ed al Destino!
Colpir! E seppellir!
Ogni nemico che s’incontra sul cammino! È così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante (o “sognante”?) mar!
Del nemico, e delle avversità se ne infischia (o “frega”?), perché sa che vincerà!».
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«All’armi! All’armi!
All’armi siam fascisti!
Terror dei comunisti!
...E noi che siamo del Fascio i componenti, la lotta affronteremo fino alla morte!
E pugneremo sempre forte forte, finché ci resta una speranza in cuor!».
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«Alto-là, ché mi guarda la gente, nel vedermi appoggiato a un bastone.
«Alto-là, sono un vecchio sergente, e so dirvi qual voce ha il cannone!
«Una volta, s’andava a battaglia, come a un ballo cantando si va...
Parea pioggia di fior la mitraglia!
Rataplàn! Rataplàn Rataplàn!
«Una notte, il cannone rimbomba.
Io mi lego dal suolo ove giaccio...
Fate largo! Qua arriva una bomba!...
Maledetta! Mi porta via un braccio!
«Oh, mia pipa, più d’una campagna m’allietasti, e fedele ti son!
Anche in morte, ti voglio compagna!
Rataplàn! Rataplàn Rataplàn».
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«Zitti! Serii! Fermi! Educati! Bambiiini!
Chi di voi sa dirmi — lesto! — Il Vulcano, il Vulcano, che cos’è?».
«Sarà un pesce!».
«Un animale!».
«Un uccello!».
«Una città?».
«C’è nessuno che lo sa! C’è nessuno che lo sa!».
«Zitti! Fermi! Composti! Ignoranti! Bambiiini!
«Il Vulcaaano... è un gran monte!
Che vomita fffooco!
Ed eruuutta lava e polve, lapilli, lapilli e terror! » Zum!... Zum!...
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«Che bellezza! Che contento!
Ritrovato alfin t’abbiam!
Ed ormai, Pinocchio caro, no, noi più non ti lasciam!».
«Cari amici! Miei compagni!
O fratelli miei diletti!
Un-due-tré, io fo un bel salto!
E tenervi posso stretti!».
«Che bellezza! Che contento!»... (etc.)
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«Noi siamo quelli dello sci-sci, quelli che a mezzodì segnano il passo presso Dalmasso»...
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«Umido?». (Odora). «Nnnoo!».
«Arrostoooo?». (Annusa). «Nemmeno!».
«Fritto, forse?». (Fiuta). «Neppure!».
«Crocchette? Crocchettine?». (Sniffando e subodorando).
«Mah!».
«Sono le ossa di San Lorenzo che cuociono sulla graticola!».
«Oh, bracioline sante!»... (etc.)
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«Umil Bernardetta a un cenno divin per mano t’affretta al fiume vicin!
Avée — avée — aaave Maria!
Avée — avée — Mariaaa!»
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«Lo voglio regalare, perché l’è un bel mazzeeetto!
Lo voglio dare al mio moretto, questa sera, quaaando vien!».
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«Ehi tu biondina capricciosa garibaldina — traullallà!
Tu sei la stella di noi soldà!».
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«Tutti mi chiamano bionda, ma bionda non la sono!
Porto i capelli neri, perché non m’ami più!
... Fedele nell’amor!».
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«E adesso il sindaco Antonio Greppi ci scrive un dramma che fa TERROR!».