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 2014  luglio 20 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ISRAELE ATTACCA


REPUBBLICA.IT

Gaza, strage a Sayaja: le foto del quartiere distrutto
Quasi cento morti solo oggi. Fra le vittime, anche un addetto all’ambulanza e un giovane giornalista, Khalid Hamad. Nei giorni scorsi, l’esercito israeliano aveva invitato la popolazione di quei quartieri ad abbandonare l’area. Secondo l’Onu, i rifugiati sono 62mila. Altri otto persone sono morte inoltre nel bombardamento israeliano sul quartiere di Rimal, a Gaza. Una ragazza di 15 anni è morta a Beit Lahiya, nel nord della Striscia, portando il totale dei palestinesi morti nella sola giornata di domenica a 96.
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La "tregua" saltata. Hamas ha richiesto ad Israele un cessate il fuoco di due ore per ragioni umanitarie, e lo Stato ebraico ha accettato, ma dopo appena un’ora le Brigate Ezzedin al-Qassam hanno ricominciato a sparare e la tregua è saltata. Le Brigate Ezzedin al-Qassam hanno lanciato ancora missili, provocando lo sgombero di alcuni quartieri a nord di Tel Aviv, panico nelle città costiere di Ashdod e di Ashqelon.
Israele non si ferma. Le autorità dello Stato ebraico sono in ogni caso determinate a portare avanti l’offensiva. "Ora la fase terrestre dell’operazione ’Margine protettivo’ si estende, con forze supplementari per combattere il terrorismo nella striscia di Gaza e stabilire una realtà che garantisca agli israeliani di vivere in sicurezza", si legge in un comunicato delle Forze di difesa (Idf). In questa situazione il conflitto rischia di estendersi. Ieri sera rivolte di giovani arabi sono scoppiate in diversi quartieri di Gerusalemme Est: manifestanti con il volto coperto hanno lanciato molotov e pietre contro la polizia che ha reagito con "misure idonee a disperdere la folla".
Kerry attacca Hamas: "Rifiuta tregua". Il segretario di Stato americano John Kerry arriverà domani in Medio Oriente per una serie di colloqui tesi a mediare un cessate il fuoco tra Israele e Gaza. Prima tappa del capo della diplomazia di Washington sarà il Cairo, mentre martedì è atteso in Israele. Alla vigilia della missione, Kerry ha attaccato duramente Hamas per aver rotto la tregua. Hamas rifiuta "ostinatamente" un cessate il fuoco con Israele. "E’ stato loro proposto un cessate il fuoco e l’hanno respinto", ha dichiarato Kerry intervenendo alla televisione americana. "Malgrado il fatto che l’Egitto ed altri paesi abbiano chiesto la tregua, si sono ostinati ad attirarsi l’accanimento" di Israele "che mira a depotenziare la loro capacità di lanciare missili contro Israele", ha detto Kerry ribadendo che gli Stati Uniti sostengono il diritto di Israele a difendersi contro i razzi e gli attacchi attraverso i tunnel e ha sottolineato che "un cessate il fuoco è necessario". Il premier israeliano Benjamin Netanyahu accusa Hamas di usare gli scudi umani: "Hamas usa i civili per proteggere i suoi missili, come scudi umani. Israele usa i missili per proteggere i civili". Quelli di Hamas "sono i peggiori terroristi, vogliono la distruzione di Israele e di ogni ebreo".
Egitto apre il valico per trasportare i feriti. L’Egitto ha intanto annunciato che aprirà il valico di Rafah con la Striscia per una settimana in modo da consentire il passaggio dei feriti. Da giovedì sono entrati comunque solo 30 feriti palestinesi, riferiscono le fonti senza calcolare la ventina di ingressi delle aperture umanitarie temporanee avvenute tra il 10 ed il 12 luglio. Sempre dal 17 luglio inoltre sono stati circa 3.000 gli egiziani e altri non-palestinesi passati da Gaza all’Egitto attraverso il valico. Sempre secondo un computo delle fonti, dal territorio egiziano a quello della Striscia da giovedì sono passate 200 tonnellate di alimentari e 75 tonnellate di farmaci assieme a 60 medici egiziani e di altri paesi arabi. Sabato della settimana scorsa era stato segnalato il passaggio delle prime 12 delle 500 tonnellate di aiuti umanitari promessi dall’Egitto a Gaza.
Fuga da Gaza, 62mila gli sfollati nella Striscia
Proteste in Cisgiordania. Centinaia di palestinesi intanto stanno protestando a Ramallah e a Jenin contro l’operazione israeliana nella Striscia di Gaza. Lo riporta Haaretz secondo cui i manifestanti chiedono al leader palestinese Abu Mazen di rivolgersi alle Nazioni Unite e alla Corte criminale internazionale per accusare Israele di "crimini di guerra". Secondo la stessa fonte, i manifestanti hanno chiesto al mondo arabo di intervenire immediatamente. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha proclamato tre giorni di lutto in Cisgiordania in solidarietà con le vittime palestinesi della Striscia di Gaza.

I BAMBINI CHE SI SONO SALVATI
UM AL NASSER (Striscia di Gaza) - Fino a qualche giorno fa era un’oasi di pace dove i bambini tra i 3 e i 6 anni del villaggio di Um Al Nasser (a pochi chilometri dal valico di Erez) imparavano giocando. Le mura della ’Terra dei Bambini’ erano sorte, nel 2011, per tenere lontano dai più piccoli l’orrore della guerra tra Palestina e Israele. Invece, l’ultima offensiva israeliana non ha risparmiato il frutto del progetto realizzato dalla Ong milanese Vento di Terra e finanziato dalla Cooperazione italiana. La struttura, che ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico, è stata letteralmente rasa al suolo.

"Il villaggio è stato sgomberato e tutti gli abitanti, bambini compresi, si sono messi in salvo - racconta Sabina Facchi, responsabile della Comunicazione della Ong -, ma il sindaco del villaggio, che solo oggi è riuscito ad avvicinarsi alla zona, ci ha riferito che la struttura è distrutta. Non abbiamo, per ora, informazioni più dettagliate". Nato come centro per l’infanzia, la ’Terra dei Bambini’ si era arricchito anche di un ambulatorio pediatrico, inaugurato solo lo scorso inverno, e di una mensa comunitaria per le famiglie più povere della zona. "Non era solo un asilo - spiega Facchi -, ma un punto di riferimento per tutta la popolazione. Il team di lavoro era composto da circa 20 persone, tutte locali, formate da Vento di Terra, e dalla scorsa primavera nel centro c’era una cooperante italiana che si stava occupando di un nuovo progetto, che avrebbe dovuto prendere il via entro luglio. Si tratta - aggiunge Facchi - di un progetto triennale, già approvato dalla Ue, per la realizzazione di un Women’s Center, composto da due cooperative (una di cucito e l’altra di falegnameria per la realizzazione di piccoli oggetti), dove le donne del villaggio possono imparare e lavorare. In questi giorni un architetto sarebbe dovuto pertire per Um Al Nasser, per avviare la realizzazione della nuova struttura".

Invece, ora, è tutto rinviato. "Siamo rimasti sorpresi dall’azione israeliana - dicve ancora Facchi -, perché la nostra è una scuola comunitaria internazionale e, come tale, pensavamo potesse essere aperta come centro per i rifuggiati. Così non è stato e, per adesso, da parte israeliana non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale che giustifichi l’accaduto". Adesso la strada per aiutare la popolazione di Um Al Nasser, già difficile, si fa ancora più in salita. "Per prima cosa presenteremo un’interpellanza parlamentare affinché venga richiesta una motivazione dell’attacco al governo israeliano. Poi bisognerà ripartire: lo faremo intensificando l’attività di supporto psicologico per i bambini che, già colpiti da sindrome post traumatica, hanno dovuto affrontare questa ennesima sofferenza. Ma forniremo supporto anche agli adulti e, attraverso attività educative, tenteremo di riportarli il più possibile vicino alla normalità".

CORRIERE.IT
«Da oggi è guerra vera», raccontano i giornalisti internazionali a Gaza. Si combatte in città, nelle strade, tra i palazzi: l’operazione militare via terra condotta dall’esercito israeliano sta assumendo proporzioni sempre più importanti. Non regge la tregua umanitaria di due ore per evacuare i feriti: meno di un’ora dopo il raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas sono ripresi i combattimenti nel sobborgo di Sajaya a Gaza. Le forze di difesa israeliane hanno affermato di essere state colpite poco dopo l’inizio della tregua, e di aver ripreso le operazioni di combattimento. Hamas non ha al momento commentato le accuse israeliane di aver interrotto il «cessate il fuoco». Finora il bilancio è di almeno 436 morti (oltre 70 solo oggi a Sajaya) e 3.000 feriti. Non soltanto tra i palestinesi. Secondo fonti ospedaliere, (almeno) 21 soldati israeliani sono morti negli ultimi due giorni. Le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, citate dall’emittente Al Jazeera, annunciano da parte loro di aver ucciso 15 soldati israeliani in quattro diverse operazioni. È salito anche, a oltre 80.000, il numero degli sfollati a Gaza: lo ha comunicato l’Unrwa, l’agenzia per i rifugiati dell’Onu. Questa mattina (domenica 20 luglio) Israele aveva acconsentito a concedere due ore di tregua umanitaria a Gaza. La tregua, sollecitata dalla Croce Rossa internazionale, era già stata accettata da Hamas e doveva servire a dare soccorso alle decine di persone rimaste coinvolte nei bombardamenti.

Le reazioni internazionali

Duro il commento del segretario di stato Usa, John Kerry, sull’accaduto: «Hamas usa i civili come scudo e rifiuta ostinatamente un cessate il fuoco», ha detto in una nota. Ma poi ha aggiunto: «Israele ha tutti i diritti del mondo di difendersi», sottolineando che nessun paese sotto attacco resterebbe immobile. «Israele», dice Kerry, «è sotto assedio di un’organizzazione terroristica».
Kerry ritiene che il presidente americano, Barack Obama, gli chiederà di tornare in Medio Oriente a breve per lavorare a un cessate il fuoco. Lega Araba ha invece attaccato Israele per il pesante bombardamento sul quartiere di Gaza City e ha accusato lo Stato ebraico di «crimini di guerra», chiedendo l’interruzione «immediata» dell’offensiva. Intanto l’Egitto ha riaperto da giovedì «sine die» il valico di Rafah con la Striscia in modo da consentire il passaggio dei feriti e degli aiuti umanitari.

Cadaveri sulle strade

Migliaia di palestinesi sono in fuga. Testimoni parlano di numerosi cadaveri riversi in strada dato che le ambulanze non riescono a soccorrerli a causa degli intensi raid aerei israeliani. L’esercito israeliano aveva dichiarato oggi di voler intensificare l’offensiva, e aveva chiesto agli abitanti di lasciare le loro case.

La diplomazia al lavoro per la tregua

Sul fronte diplomatico, intanto, si susseguono incontri febbrili per la tregua. Il Qatar ospita un summit tra il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Secondo fonti governative qatariote, citate dal giornale al Sharq al Awsat, la riunione sarà presieduta dall’emiro del Qatar, Sheikh Tamim, il quale opera come canale di collegamento tra Hamas e la comunità internazionale. Sabato, infatti, il Qatar ha consegnato all’Onu la lista con le condizioni poste dal gruppo islamico palestinese per una tregua. In Qatar vivono numerosi islamisti in esilio, tra cui Khaled Meshaal, il leader in esilio di Hamas. Secondo fonti qatariote, Abu Mazen, dopo l’incontro con Ban Ki-moon, incontrerà proprio Khaled Meshaal, che vive in Qatar da tre anni, dopo aver lasciato Damasco. Sul fronte politico si registrano tensioni tra Israele e Turchia. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha accusato di commenti «antisemiti» la sua controparte turca, Tayyep Recep Erdogan. In una conversazione telefonica con il segretario di stato Usa John Kerry, Netanyahu ha detto che le recenti affermazioni di Erdogan, che ha accusato Israele di «crimini di guerra peggiori di quelli di Hitler e dei nazisti», sono «antisemite» e «dissacrano la memoria della Shoah».

DAGOSPIA
Ansa.it



Sono 13 i soldati israeliani morti nelle ultime 24 ore a Gaza. Lo dice la radio militare. I tredici soldati - ha detto la Radio - appartengono tutti alla Brigata Golani e sono stati uccisi in diversi episodi di combattimento.



gaza l’attacco israeliano alla striscia 10 gaza l’attacco israeliano alla striscia 10

Almeno 87 palestinesi sono morti oggi nella Striscia di Gaza, 62 dei quali a Sajaya, il sobborgo di Gaza City pesantemente colpito dall’offensiva israeliana. Secondo il portavoce dei servizi palestinesi di soccorso Ashraf al Qudra dall’inizio dell’operazione sono morti 425 palestinesi, di cui 112 minori, 41 donne e 25 anziani.



Israele e’ sotto assedio di un’organizzazione terroristica. Lo afferma il segretario di Stato, John Kerry.

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L’Egitto apre il valico di Rafah con la Striscia per una settimana in modo da consentire il passaggio dei feriti. Lo riferisce il sito israeliano Ynet.

L’offensiva di Israele sul sobborgo Sajaya di Gaza City ha provocato solo oggi 50 morti tra i palestinesi, secondo fonti mediche nella Striscia citate dal sito israeliano Ynet. Tra loro ci sarebbero 17 bambini e 14 donne.



Il bilancio dall’inizio delle operazioni supera i 400 palestinesi morti. Dall’8 luglio, dice il portavoce militare israeliano, dalla zona di ’Sajaya sono stati lanciati da Hamas 140 razzi’ su Israele, ’i civili erano stati avvisati di lasciare il posto’. Ora la tregua è saltata e sono ripresi i combattimenti.



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lL segretario di Stato, John Kerry, accusa Hamas di usare i civili come scudo e di rifiutare ostinatamente un cessate il fuoco. ’Stiamo lavorando a un cessate il fuoco in Medio oriente" ha detto, sottolineando che l’amministrazione ha contatti continui con Israele e che Kerry ha sentito il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon.



Il governo di consenso palestinese ha condannato "nei termini più forti l’odioso massacro commesso dalle forze dell’occupazione israeliana contro palestinesi innocenti nei dintorni di Sajaya che ha portato alla morte di più di 60 civili e al ferimento di altri 400". Il governo ha detto di ritenere "crimini di guerra i massacri contro il nostro popolo a Gaza", che richiedono "l’immediato intervento internazionale".

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Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, ha dichiarato i "bombardamenti barbari" e l’attacco terrestre israeliano contro il quartiere di Sajaya a Gaza sono considerati come un "crimine di guerra" contro i civili palestinesi ed "un’escalation pericolosa" della situazione che lascia presagire "conseguenze nefaste".



L’esercito israeliano ha intensificare l’offensiva terrestre sulla striscia di Gaza, al tredicesimo giorno del conflitto. ’Ora la fase terrestre dell’operazione ’Margine protettivo’ si estende, con forze supplementari per combattere il terrorismo’, afferma un comunicato.



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Mentre Israele porta avanti gli attacchi contro i popolosi sobborghi orientali di Gaza city (Sajaya, Zaitun, Tufach) decine di migliaia di persone sono fuggite verso il centro della citta’. Nelle strutture dell’Unrwa (l’agenzia dell’Onu per i profughi) il numero degli sfollati e’ salito a 8o mila. Molti altri, in assenza di altri ripari, si rassegnano a distendersi nei giardini pubblici e anche sui marciapiedi del centro

VANNA VANNUCCINI SU REP DI STAMATTINA
GERUSALEMME .
«Il popolo israeliano dovrebbe chiedere conto al primo ministro di come è Gaza oggi. Da otto anni è al governo e in questi otto anni Hamas ha costruito tunnel e ha acquisito razzi anche di considerevole gittata». Così parla Tom Segev, scrittore ed esponente dei Nuovi storici israeliani, il movimento che ha smitizzato la storia patria. Di fronte al conflitto che sta divorando la Striscia ammonisce: «Dovremmo concedere qualcosa».
Hamas era isolato e indebolito, aveva perso il sostegno egiziano, non era questo un momento strategico per Israele per cercare di fare la pace?
«Molti israeliani avrebbero voluto un’altra politica, la soluzione dei due Stati. I palestinesi a Gaza non hanno nulla da perdere, questa è la realtà, perciò io dico che dovremmo dar loro qualcosa da perdere: il porto, magari l’aeroporto, una Gaza con accessi liberi diventerebbe una Singapore mediorientale. Ma è governata da una dittatura islamista, e il fatto di essere chiusi dentro ha fatto crescere una generazione che si è imbevuta di miti eroici. Successe la stessa cosa in Israele negli anni ‘50 , un fiorire di leggende sulla lotta contro i britannici - storie di atti eroici, nascondigli, imboscate».
Sui social media tanti si pongono domande sul destino di Israele alla luce dell’ultimo conflitto. Che ne pensa?
«Il sionismo è un esperimento che non è fallito ma che non è nemmeno pienamente riuscito perché non siamo riusciti a raggiungere la pace con gli arabi. Il sogno sionista si è avverato parzialmente. Ben Gurion predisse che in Palestina sarebbe nato uno Stato ebraico con 4 milioni di ebrei e una piccola minoranza araba, ma sbagliò nel prevedere che gli arabi avrebbero ben accolto lo Stato ebraico anche nel loro interesse. Questo lo disse nel 1914, ma credo che in quel momento avesse già chiaro che il prezzo del sionismo sarebbe stato una vita senza pace. Questo è quanto pensa oggi la maggioranza degli israeliani: negli ultimi dieci anni hanno smesso di credere alla possibilità della pace».
Un messaggio di disperazione?
«No, e le dico perché. Ieri sera ero a casa di mio figlio , un ingegnere elettronico con due bambini piccoli. Sono suonate le sirene e siamo scesi nel rifugio. Gli ho chiesto perché rimanga in Israele. Mi ha dato una risposta che mi ha sorpreso, ma che mi fatto capire che il sionismo ha funzionato. Perché non voglio fare l’emigrante, mi ha detto. Una risposta per niente ideologica, è una generazione la sua che non pensa collettivamente, ma in termini del benessere proprio e della propria famiglia, che è scettica e critica della politica».
Le reazioni negative di fronte a quanto sta avvenendo a Gaza sono poche. Perché?
«Perché secondo me Israele è sì uno dei dieci-quindici paesi più avanzati al mondo, ma le guerre hanno un effetto sempre più negativo: diventiamo sempre più razzisti, capaci di odio. Un sul futuro della nostra democrazia».