Vanna Vannuccini, la Repubblica 19/7/2014, 19 luglio 2014
OBIETTIVO TUNNELL PER ELIMINARE I CAPI DELLA STRISCIA
L’esercito israeliano è penetrato oggi più in profondità dentro la Striscia di Gaza per distruggere i tunnel e i siti di lancio: l’obiettivo del governo, ha detto il premier Benjamin Netanyahu, è fermare gli attacchi di razzi e distruggere la rete di tunnel che Hamas ha costruito nella Striscia. «Le mie istruzioni e quelle del ministro della Difesa alle Forze armate sono di tenersi pronte per un’espansione significativa dell’operazione», ha indicato il premier alla riunione straordinaria del Governo venerdì mattina. Netanyahu ha di nuovo insistito che l’operazione di terra era stata decisa quando ogni altra possibilità era venuta meno: «Israele aveva accettato il cessateil- fuoco proposto dall’Egitto e l’iniziativa dell’Onu per una tregua umanitaria, ma in entrambi i casi Hamas ha continuato il fuoco». Obama ha detto a Netanyahu che è diritto di Israele difendersi ma ha chiesto che sia ridotto al minimo il numero delle vittime. Per la prima volta, sottolinea il premier, «molti nella comunità internazionale capiscono che la colpa per le vittime è unicamente di Hamas. Questo è importante per Israele».
Ma se l’obiettivo è distruggere i tunnel e arrivare alle roccaforti dove sono i capi di Hamas, il numero delle vittime è destinato ad aumentare esponenzialmente, in un conflitto in cui sono già stati uccisi 274 palestinesi di un quinto bambini e adolescenti. Quanto in profondità dovrà entrare Tsahal e di quanto tempo avrà bisogno? Ci sono due tipi di tunnel, dice Ely
Karmon, stratega dell’ Institute for Policy and Strategy . «Per ora l’esercito vuol colpire i cinque, sei o sette che penetrano per due o tre chilometri in territorio israeliano
e arrivano quasi dentro i kibbutz che circondano la Striscia. Uno di questi tunnel era stato colpito il 5 di luglio e sembrava che fosse stato eliminato, ma è da un’altra uscita dello stesso tunnel che sono venuti fuori giovedì i 13 palestinesi pesantemente armati, di cui otto sono stati intercettati e uccisi dall’esercito quando stavano per attaccare un kibbutz. C’è poi una rete di tunnel ancora più fitta che si estende per tutta la Striscia, e l’obiettivo di Tsahal dovrebbe essere, come nel 2009, tagliare la Striscia in due per impedire a Hamas il trasferimento di armi e di uomini. Questi tunnel sono perfettamente mimetizzati, hanno aperture di acciaio che si richiudono dopo che il razzo è stato lanciato e permettono ai militanti di abbandonare il sito e spostarsi rapidamente da un’altra parte».
I tunnel, come i razzi fabbricati nella Striscia, sono diventati un simbolo nazionale a Gaza, dice Shlomi Eldar, giornalista di Al Monitor: «I militanti delle Brigate Ezzedine al-Qassam di oggi sono i figli della seconda Intifada. Prima del blocco di Gaza, migliaia di palestinesi della Striscia andavano a lavorare in Israele e imparavano l’ebraico. Questa generazione non è mai uscita da Gaza e anche prima di essere arruolati nelle Brigate hanno succhiato il messaggio jihadista e hanno creduto davvero alla leggenda dei razzi palestinesi che possono distruggere Israele».
Le richieste di Hamas per accettare il cessate il fuoco — non più blocco terrestre e navale e libero accesso all’Egitto — sono definite in Israele «illusoriamente massimaliste ». L’Egitto è il primo a non accettarle, secondo Karmon, basti ricordare che in Egitto i capi di Hamas sono sotto accusa come i Fratelli Musulmani: «Hamas possiede ancora molti razzi, ben più potenti di quelli che sta lanciando, e probabilmente pensa di usarli per il momento della verità, quando si vedrà messo definitivamente alle strette». Razzi, precisa, che l’Iron Dome israeliano è in grado di intercettare.
«L’esercito dovrà distruggere le infrastrutture e arrivare ai capi, perché Hamas non possa dire come in passato di aver vinto la guerra». C’è un piano B? Secondo Karmon, bisogna vedere chi cederà per primo. «La tendenza è a riportare Gaza sotto il controllo di Abu Mazen, che è un moderato, e demilitarizzare Gaza». Secondo Netanyahu, l’accordo di unità nazionale stretto qualche mese fa tra Hamas e Fatah avrebbe portato invece al controllo di Hamas anche sulla Cisgiordania, e questo Israele non poteva accettarlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA