Claudio Gregori, La Gazzetta dello Sport 19/7/2014, 19 luglio 2014
NIBALI SULLE ORME DI COPPI E GIMONDI
Solo i grandi hanno saputo vincere per distacco, indossando la maglia gialla. Degli italiani poi vincitori del Tour: Bottecchia, Bartali, Coppi e Gimondi. Primo a riuscire in questo exploit fu Ottavio Bottecchia nel 1924. Era un Tour terribile: 15 tappe, 5.488 km (366 a tappa), strade infami e bici senza cambio. Bottecchia aveva conquistato la maglia gialla già nella prima tappa, a Le Havre, con una volata prepotente. I fratelli Pélissier, Henri, vincitore dell’ultimo Tour, e Francis, si erano già ritirati e il reporter Albert Londres aveva fatto loro l’intervista più famosa della storia del Tour, su Le Petit-Parisien , dal titolo «Le forçats de la route», I forzati della strada. Henri descrisse la fatica bestiale, l’uso di cocaina per gli occhi, cloroformio per le gengive, pillole di tutti i tipi. E il patron Desgrange rispose per rime. Nel mezzo della polemica, il 2 luglio, si corse la 6a tappa, Bayonne-Luchon, 326 km, sui Pirenei. Bottecchia allungò su strade ridotte a pietraie sotto un sole che inceneriva. La selezione sul Tourmalet fu terribile. Bottecchia arrivò a Luchon con 18’58” su Lucien Buysse. In quel Tour fu in giallo dal primo all’ultimo giorno e si concesse anche di vincere al Parc des Princes l’ultimo traguardo.
Bartali Passarono 24 anni. Poi, il 18 luglio ‘48, Gino Bartali ripeté l’impresa nella 15a tappa Aix-les-Bains-Losanna. Prima delle Alpi era a 21’28” da Bobet. Nelle due prime tappe alpine rovesciò la situazione, arrivando solo a Briançon e Aix Les Bains e conquistando la maglia gialla. Fece un tris memorabile a Losanna, lasciando Briek Schotte a 1’47”. Poi si concesse anche una vittoria in volata a Liegi, prima del trionfo di Parigi.
Coppi Nel Tour ‘49 Coppi regalò un numero ancor più sensazionale, recuperando dalla maglia gialla 36’35”, accumulati nei primi 5 giorni. Ad Aosta, 17a tappa, divenne leader, scalzando Bartali. Ma prima della 20a tappa aveva solo 3’03” sul compagno. Poi, nella Colmar-Nancy, crono di 137 km resa difficile dagli insulti e dagli sputi dei nazionalisti francesi, inferociti per «la pugnalata alla schiena del Duce» – entrò in guerra quando i carrarmati tedeschi erano già sulla via di Parigi – vinse con 7’02” su Bartali: un abisso. Coppi s’impose in quel Tour con 28’17” sul 2°, margine mai superato nemmeno da Merckx. Tre anni dopo fece di meglio. Il 4 luglio conquistò la maglia gialla sull’Alpe d’Huez, strappandola al fido Carrea. Il 6, dopo il giorno di riposo, spiccò il volo nell’11a tappa, Le Bourg d’Oisans-Sestriere, 182 km. Partì sul Galibier, scalò solo il Monginevro e il Sestriere, fece il vuoto e vinse con 7’09” sullo spagnolo Ruiz, con Bartali, 38 anni, 5° a 10’09”. Non pago, a Pau, staccò di 4” i compagni di fuga Ockers e Robic. Poi, il 17 luglio, sul Puy de Dôme, regalò il più straordinario allungo in salita mai visto. Aspettava che Bartali raggiungesse Nolten, ma quando vide che l’olandese resisteva in testa, entrò in azione. «Ho visto passare un marziano», dirà poi Nolten, battuto di 10”, con Bartali 3° a 31”.
Gimondi Grande fu l’esordio al Tour, nel ‘65, di Felice Gimondi, che in giallo riuscì a vincere due crono: il 10 luglio la Aix Les Bains-Le Revard (26,9 km), con 23” su Poulidor, e, il 14, la conclusiva Versailles-Parigi (37,8 km), con 30” su Motta e 1’08” su Poulidor, poi 3° e 2° nella classifica finale. Anche Cipollini, nel 1997, riuscì a vincere in maglia gialla, ma solo con una delle sue volate. Gli assolo di Bottecchia e Bartali, Coppi e Gimondi, invece, sono entrati nella storia.