Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 19/7/2014, 19 luglio 2014
UNA VERA SIGNORA SVIZZERO-ITALIANA
La meravigliosa nuova stagione di Giuseppina Antognini inizia con una scelta insolita. Gennaio 2011. Scomparso a 88 anni l’industriale Francesco Pasquinelli, suo compagno di vita e suo grande amore, la donna di nazionalità svizzera («Sono nata nella Valle di Blenio, a Nord del Ticino. I miei avevano una fabbrica di cioccolato») nominata sua erede universale invece di andarsene come hanno fatto certi lumbard a vivere oltre confine – lontano dall’euro e da Equitalia – ha deciso di prendere la residenza in Italia, a Milano.
«Tutti i miei consulenti continuavano a chiedermi: “E’ proprio sicura?”. Certo che sono sicura, ribattevo. “Ci pensi bene”, insistevano. Perché avrei dovuto scappare? Devo tutto quello che sono all’Italia. Se mi sono pentita? Tutt’altro», racconta la vulcanica signora Pina («Giuseppina è troppo lungo»). Altro che passeggiate al tramonto a Lugano o partite di burraco tra ricche sciure a Montecarlo. La residenza tricolore per lady Antognini è stato il primo passo per dare vita al suo progetto del cuore: creare una Fondazione che, in memoria di Francesco Pasquinelli, finanzia progetti in campo musicale, artistico e sociale con particolare attenzione ai giovani.
«Tutti quelli che hanno delle buone disponibilità economiche dovrebbero fare qualcosa. Francesco non ha avuto mai il tempo, ha dato tutta l’anima per il lavoro. “Un giorno ci penserai tu”, diceva. Lui credeva molto in me». Non a caso. Già a novembre 2011, superati vari problemi burocratici («Abbiamo perso alcuni mesi perché per la legge italiana una cittadina svizzera non può fare una fondazione. Alla fine a comparire formalmente è stata mia nipote, Marina Peressutti») nasceva la Fondazione Pasquinelli. Tempo qualche mese e dopo gran lavori di ristrutturazione, l’inaugurazione della sede: 700 mq al primo piano del palazzo di famiglia in corso Magenta, nel cuore chic di Milano. Dove un tempo uno studio legale pagava un lauto affitto ora, oltre agli uffici della Fondazione, ci sono coloratissime aule e sale prova per il Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili (il progetto voluto da Claudio Abbado su modello di quello creato in Venezuela da José Abreu per avvicinare i bambini alla musica). Rewind.
Questa storia ha un inizio apparentemente banale: Pasquinelli, abile imprenditore, grande collezionista d’arte del ’900, uomo schivo con un matrimonio in crisi ha una segretaria giunta a Milano dalla Svizzera, la signorina Antognini. I due si innamorano etc. etc. Figlio di un prof di musica e di Alma Bernstein, diplomato in pianoforte al Conservatorio Pasquinelli, nel 1950, lascia il mondo musicale e dopo approfonditi studi e indagini geologiche affidate ad Ardito Desio, s’inventa il business della perlite. Concessione delle miniere in Sardegna, produzione di nuovi materiali come il polistirolo espanso: la sua pionieristica avventura termina nel 1995 quando cede il suo gruppo agli americani di Harbolite Corp.
«Francesco decise di vendere. Non abbiamo avuto figli e non voleva lasciarmi delle grane», spiega la signora. Tutto il resto è il ricordo di una vita di coppia molto austera, molto solida. Qualche concerto, qualche partita di bridge. Yacht? «No, per carità! Solo quando andò in pensione comprammo una villa in Versilia. E’ stato un buon investimento. L’ha goduta gli ultimi anni della sua vita». Molto cattolica («Ma non bigotta»), sconosciuta alle cronache mondane («La borghesia milanese? Mai frequentata!») lady Antognini in pochi mesi non solo ha dato vita alla Pasquinelli Young Orchestra composta da bambini fra gli 8 e i 12 anni ma, tra le varie iniziative, ha finanziato la web tv del Piccolo Teatro e ha già donato 280 mila euro per borse di studio a studenti della Bocconi scelti tra quelli di famiglie meno agiate.
E ancora. «Tu Gherardo sei molto in gamba, fai un bellissimo lavoro nelle scuole ma hai bisogno di strutturarti. Ti offro una sede e un finanziamento», narra Giuseppina Antognini di aver detto all’ex giudice Gherardo Colombo aprendogli le porte della Fondazione Pasquinelli alla sua «Associazione Sulleregole». Milano, corso Magenta 42, indirizzo di una vera signora svizzero-italiana.