Maurizio Molinari, La Stampa 19/7/2014, 19 luglio 2014
DEIF, L’UOMO DEI RAZZI CHE GUIDA LA LOTTA SOTTERRANEA
Artificiere perfezionista, comandante carismatico, ideatore di blitz sotterranei e di razzi a lungo raggio: a difendere la Striscia di Gaza dall’invasione di terra è Mohammed Deif, il più spietato nemico di Israele fra i comandanti di Hamas. Nato nel 1960 in una famiglia di profughi palestinesi, Deif è uno degli allievi di Yahya Ayyash, l’artificiere degli attacchi kamikaze degli Anni Novanta, e quando viene eliminato dagli israeliani nel 1996 è lui a sostituirlo non solo nella fattura perfezionista degli ordigni ma anche nel ruolo di leader dentro le Brigate Izz ad-Din al-Qassam, il braccio armato di Hamas, di cui diventa comandante nel luglio del 2002.
Ciò che lo distingue è la miscela fra abilità di comando, visione strategica della guerra contro Israele e creatività nel dotare Hamas di armi sempre più innovative al fine di sorprendere il nemico: è considerato il disegnatore dei missili Qassam, che bersagliano da anni le città israeliane, come anche l’ideatore delle fabbriche di J-80, i vettori a lungo raggio grazie ai quali Hamas ha dimostrato di poter colpire anche Gerusalemme e Tel Aviv. Per non parlare dei droni sfoggiati in questi giorni sui cieli di Ashdod e Ashkelon che sempre lui avrebbe chiesto, e ottenuto, dall’Iran.
Già arrestato dall’Autorità nazionale palestinese nel 2000, più volte sospettato di legami con Al Qaeda e associato a molteplici sigle jihadiste e salafite, Deif in realtà è sempre e solo rimasto fedele a Hamas con l’obiettivo di perseguire un progressivo rafforzamento dell’ala militare, arrivata a contare sei brigate e migliaia di effettivi. Fra i diplomatici arabi, dal Cairo ad Amman, sono in molti a ritenere che durante l’attuale crisi militare con Israele Deif sia riuscito a imporsi come leader di Hamas sui più conosciuti volti politici, da Mussa Abu Marzuk a Ismail Haniye fino a Khaled Mashaal. Questi leader non sono mai riusciti a condizionare le scelte di Hamas come invece a lui è riuscito fare.
L’alternarsi di conferme e smentite sull’adesione di Hamas a ipotetici accordi di cessate il fuoco ha visto - finora - prevalere in seno all’organizzazione palestinese sempre le posizioni più rigide, che vengono associate con il suo nome. Il prestigio di cui gode fra i propri uomini nasce anche dal fatto di essere sopravvissuto ad almeno quattro attacchi mirati da parte degli israeliani, incluso quello del settembre 2002, in cui venne dato per morto, e un altro, nell’ottobre 2004, in cui a perdere la vita fu il suo braccio destro Adnan al-Ghoul. Colpi e ferite ne hanno segnato il fisico ma ciò non ha in alcuna maniera diminuito la sua capacità di guidare le Brigate, anche nelle guerra dei tunnel appena iniziata con Israele.
Ciò in cui crede lo ha scritto nel «Cammino verso la vittoria», il contributo che diede alla pubblicazione del 2010 per il 23° anniversario della nascita di Hamas, nel quale scrisse che “le Brigate al-Qassam sono quelle meglio preparate, protagoniste del cammino della Jihad e del combattimento contro i nemici della nazione dell’Islam e dell’umanità per unire l’intera Palestina». [m.mo.]