VARIE 18/7/2014, 18 luglio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - CASO RUBY, BERLUSCONI ASSOLTO
REPUBBLICA.IT
I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno assolto Silvio Berlusconi per il caso Ruby in cui l’ex presidente del Consiglio era imputato per concussione e prostituzione minorile. In primo grado la condanna era stata di sette anni, ma ora i magistrati della seconda sezione penale, presieduta da Enrico Tranfa, hanno ribaltato completamente la decisione. "Il fatto non sussiste", dicono i giudici dell’Appello parlando dell’accusa di concussione. "Il fatto non costituisce reato", scrivono, invece, riferendosi all’accusa di prostituzione minorile. Cancellata, a questo punto, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici inflitta all’ex premier il 24 giugno 2013 dal collegio presieduto da Giulia Turri.
"Sono profondamente commosso" è il commento di Berlusconi che arriva non a botta calda, ma un paio d’ore dopo la lettura della sentenza. "Solo coloro che mi sono stati vicini in questi anni sanno quello che ho sofferto per un’accusa ingiusta e infamante - ha continuato - Un pensiero di rispetto va alla magistratura, che ha dato una conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli".
Condividi
Per capire quale sia il ragionamento seguito dai giudici è necessario attendere le motivazioni della sentenza che sono annunciate entro 90 giorni. Solo dopo averle lette, il sostituto procuratore generale, Piero De Petris, deciderà se ricorrere in Cassazione. Per farlo, ha tempo fino ai primi di dicembre. "Una sentenza oltre le più rosee previsioni": è il commento dell’avvocato Franco Coppi, uno dei due difensori dell’ex premier. "Questo processo - ha detto - non poteva che concludersi con un’assoluzione piena. Se dovessi fare una lezione all’università porterei questo processo come esempio di una condotta che non costituisce reato". E il collega Filippo Dinacci:"In questo processo si sono cercati i comportamenti morali e di costume e non i reati".
Venendo alle possibili motivazioni, Coppi ipotizza che uno dei motivi per cui Berlusconi è stato assolto dal reato di prostituzione minorile potrebbe essere che non era a conoscenza dell’età di Ruby. "Era una delle nostre tesi" ha spiegato. L’assoluzione dalla concussione, invece, secondo Coppi "è più semplice: il fatto è inesistente". Evitando poi un ’derby tra avvocati’, il professore, cita i difensori del primo grado: "Abbiamo usato i motivi d’appello scritti da Ghedini e Longo a cui va riconosciuto il merito di questa assoluzione".
Condividi
Anche Ghedini commenta il provvedimento: "Abbiamo trovato dei giudici sereni e questo ci conforta molto - dice - C’è grande, grande soddisfazione". A chi gli chiede se si aspettasse un’assoluzione, il parlamentare azzurro risponde: "Eravamo convinti fin dal’inizio che doveva essere assolto". Ghedini e il collega Piero Longo - essendo indagati nel terzo filone del processo Ruby, il cosiddetto ’Ruby Ter’ - hanno preferito non essere in aula.
E mentre la corte in aula leggeva il verdetto, il leader di Forza Italia si trovava a Cesano Boscone, all’Istituto Sacra Famiglia, per l’undicesima giornata di affidamento in prova ai servizi sociali per la condanna Mediaset. Berlusconi è uscito alle 13.20, in anticipo rispetto all’orario previsto. E non ha parlato con i giornalisti, solo con la solita ’pasionaria’ che ogni settimana lo attende. La donna ha gridato "Finalmente giustizia, hai visto che ce l’hai fatta! Ti vorrei abbracciare". Lui l’ha ringraziata e le ha chiesto di chiamarlo per poterla incontrare. La grande folla di giornalisti ha tentato, senza riuscirci, di strappargli un commento alla sentenza.
"Sono molto felice, quando a un amico succede una cosa bella è la cosa migliore": Lele Mora, l’ex agente dei vip condannato in primo grado a sette anni per le stesse vicende spera che l’esito di questo processo possa influire positivamente sul ’Ruby bis’ di cui è recentemente iniziato il processo d’appello. Processo in cui sono imputati anche Emilio Fede e Nicole Minetti. "Mi auguro - ha dichiarato - che questo alleggerisca le nostre accuse". Gli fa eco l’ex direttore del Tg4: "E’ finalmente venuta fuori la verità che io ho sempre saputo". E anche la stessa Ruby commenta la sentenza: "Sono felicissima, sono felice non solo per Silvio ma anche per me, non ci speravo", queste le parole della protagonista della vicenda quando ha saputo del verdetto favorevole a Berlusconi.
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO SUL RUBY BIS
MILANO - I giudici della V sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato nell’ambito del processo Ruby bis, Lele Mora e Emilio Fede a 7 anni di reclusione, pena di 5 anni per Nicole Minetti.
MORA COLPEVOLE PER TUTTI I REATI - L’ex agente dello spettacolo è stato riconosciuto colpevole per tutti i reati contestati: favoreggiamento e induzione alla prostituzione, anche minorile, e gli sono state riconosciute le attenuanti generiche.
"E un giudizio pesante, non è quello che ci aspettavamo" - dicono i legali di Mora, Gianluca Maris e Nicola Avanzi, che faranno ricorso in appello.
Fede è stato condannato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni. Assolto, invece, per l’induzione alla prostituzione minorile, ma ritenuto colpevole anche in questo caso per favoreggiamento. " Una "follia giuridica" - è il commento del giornalista sulla condanna che - "contribuisce a far perdere la fiducia nella giustizia’.
MINETTI: "PENA ECCESSIVA" - Nicole Minetti è stata riconosciuta colpevole per favoreggiamento alla prostituzione. Assolta, per non aver commesso il fatto, per l’induzione alla prostituzione e per i due reati connessi alla prostituzione di Ruby.
"E’ stata assolta da tre reati su quattro", è il commento dell’avvocato Pasquale Pantano, legale dell’ex consigliera regionale del Pdl. "E’ soddisfatta" ma allo stesso tempo "stupefatta per la pena eccessiva" - è la reazione della donna riportata dai legali.
INTERDIZIONE A VITA - Per Mora e Fede è stata decisa anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Cinque anni, anche in questo caso, la pena per l’ex consigliera della regione Lombardia.
ATTI ALLA PROCURA - Il collegio ha anche disposto la trasmissione degli atti alla procura per Silvio Berlusconi ed altre persone (33 in tutto), tra cui i suoi avvocati Ghedini e Longo, per valutare eventuali ipotesi di reato in relazione alle indagini difensive. Insieme con loro anche quelli relativi a Karima El Marough, Mariano Apicella, le gemelle De Vivo, Alessandra Sorcinelli e a diverse altre ragazze che avevano partecipato alle serate ad Arcore e avevano testimoniato a favore degli imputati.
"TRASMISSIONE SURREALE" - "Inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale - hanno commentato Ghedini e Longo -. Come è noto né il presidente Berlusconi né i suoi difensori hanno reso testimonianza in quel processo".
ASSENTI GLI IMPUTATI - In aula, al momento della lettura della sentenza, accanto al pm Antonio Sangermano era presente Edmondo Bruti Liberati, capo della Procura di Milano. Non c’era, invece, nessuno dei tre imputati. Presenti di persona le due ex miss Piemonte, Chiara Danese e Ambra Battilana e la marocchina Imane Fadil. Alle tre ragazze, costituitesi parti civili, il collegio ha riconosciuto un risarcimento, ancora da quantificare.
Contro di loro è intervenuto Emilio Fede. "Ho dato mandato al mio legale di procedere per calunnia aggravata nei confronti di Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil" - ha fatto sapere.
"Avevamo una paura assurda di parlare, vedere che c’è stata giustizia mi fa rimanere senza parole". - ha detto Ambra Battilana. "Da due anni e mezzo - commenta Fadil -sono qui dentro, siamo quattro gatti che siamo andati contro un esercito". ’Finalmente sono riuscita a recuperare dignità" - ha aggiunto Chiara Danese -, "spero di esser un esempio per tutte le ragazze come me che avevano un sogno".
I pm avevano chiesto la condanna a sette anni per tutti e tre gli imputati. Il verdetto arriva a 26 giorni dalla sentenza di colpevolezza per Silvio Berlusconi,condannato a sette anni per concussione e prostituzione minorile e all’interdizione dai pubblici uffici.
LA PRIMA UDIENZA DEL RUBY TER
Comincia con una scenetta surreale il ’Ruby ter’, nuovo capitolo della saga giudiziaria sulla giovane marocchina: stavolta l’ex premier Silvio Berlusconi è accusato di avere corrotto i suoi testimoni, a cominciare dalle ’olgettine’. Alle 10.59, davanti ai giornalisti convocati per l’annuncio, trilla la sveglia dello smartphone del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. "Se deve essere giustizia a orologeria...", ride il magistrato, che prova con un battuta a spegnere le polemiche sulla nuova inchiesta svelata proprio nei giorni dell’accordo per la legge elettorale fra il Cavaliere e Matteo Renzi.
Quarantacinque indagati. ’Ruby ter’ nasce con 45 indagati - tra cui spiccano Berlusconi, appunto, e i suoi avvocato storici, Niccolò Ghedini e Piero Longo - e diverse carte già scoperte in mano all’accusa. Il breve comunicato del procuratore contiene un generico riferimento alla "dovuta iscrizione nel registro delle notizie di reato per i soggetti e i reati rispettivamente segnalati" nelle sentenza ’Ruby’ e in quella ’Ruby bis’.
Boccassini stavolta non c’è. Non sarà però Ilda Boccassini a coordinare la nuova inchiesta. Il magistrato che rappresentò l’accusa contro il Cavaliere già nei processi Sme e Imi-Sir "ha altri impegni più pressanti in questo momento", ha spiegato lo stesso Bruti Liberati chiarendo di aver affidato l’indagine al procuratore aggiunto Pietro Forno e al pm Luca Gaglio. Boccassini, a capo della Direzione distrettuale antimafia (Dda) dal 2009 , aveva preso in mano l’inchiesta sul caso Ruby a carico dell’allora premier, dopo che i primi atti di indagine, tra cui le audizioni della minorenne marocchina dell’estate 2010, erano stati effettuati dall’aggiunto Forno, a capo del pool di contrasto ai reati sessuali, e dal pm Antonio Sangermano. Sangermano era poi passato alla Dda e Boccassini era entrata nelle indagini tirando le fila, assieme alla sezione di polizia giudiziaria, di quanto era accaduto nei presunti festini a luci rosse di Arcore e nell’ormai famosa notte in questura, quando Ruby venne rilasciata dopo una telefonata dell’ex premier.
Il pm con le carte della P2. "Boccassini mi ha segnalato che ha altri impegni più pressanti in questo momento", ha spiegato Bruti Liberati, lasciando intendere che si occuperà, come ha fatto finora, di grandi inchieste sulla criminalità organizzata, dopo i colpi già inferti alla ’ndrangheta. E l’inchiesta ’Ruby ter’ sarà seguita da Forno, che ha ottenuto le condanne di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti nel processo gemello. Piemontese, 67 anni, oltre a essere il magistrato a cui Gherardo Colombo e Giuliano Turone decisero di affidare, da custodire in cassaforte, una copia della lista della P2, Forno nella sua carriera si è occupato prima di contrasto al terrorismo e poi di reati sessuali, prima a Milano e poi a Torino. Rientrato nel capoluogo lombardo nel 2009 come procuratore aggiunto, di recente ha presentato anche domanda per concorrere al posto di procuratore capo del capoluogo piemontese.
Il magistrato che riarrestò Mario Chiesa. Il pm che si è messo al lavoro sulle carte, invece, è Luca Gaglio: quarant’anni, nato a Trieste, con una precedente esperienza alla Procura di Busto Arsizio (Varese), dove ha chiesto e ottenuto l’arresto, per la seconda volta dopo Tangentopoli, di Mario Chiesa per un traffico di rifiuti. A Milano da quasi quattro anni, ha già portato avanti molte indagini contro la pedofilia e sulle violenze sessuali.
I testimoni sul libro paga. Tornando alle carte dell’inchiesta, Berlusconi risponde di corruzione in atti giudiziari perchè, secondo quanto ipotizzato dal tribunale che lo ha condannato, "il pagamento mensile regolare di 2mila 500 euro al mese" alle ospiti ad Arcore, che poi hanno testimoniato in aula, costituisce "un inquinamento probatorio" e un "fatto illecito". Tra loro figura anche la stessa Ruby, che vanta il record di reati: corruzione in atti giudiziari (Berlusconi le avrebbe promesso 5 milioni di euro "se avesse taciuto o fatto la pazza"), falsa testimonianza e rivelazione di segreto per avere raccontato al suo avvocato Luca Giuliante (indagato a propria volta) i contenuti dei primi interrogatori. Si tratta di versamenti che Berlusconi ha sospeso giusto qualche settimana fa. L’ex premier, inoltre, avrebbe corrotto anche una giornalista di Mediaset, Silvia Trevaini, che oltre al compenso mensile per la sua professione ha ricevuto il "regolare stipendio" e nel corso degli anni una serie di extra - la cifra è intorno agli 800mila euro - che le sono serviti per acquistare tre appartamenti, due dei quali nel centro di Milano. In più, per lei l’ex premier avrebbe comprato varie "autovetture".
Le convocazioni ad Arcore. Le ragazze convocate a Villa San Martino. Marysthelle Polanco, le gemelle Concetta ed Eleonora De Vivo, Roberta Bonasia e le altre ’a stipendio fisso’ sono indagate per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. In aula avevano parlato di "cene eleganti e normali" con un padrone di casa "impeccabile", certamente non quell’uomo lascivo descritto da altri testimoni che i giudici hanno poi ritenuto attendibili. Dall’accusa di corruzione in atti giudiziari dovranno difendersi anche gli avvocati Longo e Ghedini, ai quali viene contestato di avere partecipato alla riunione del 15 gennaio 2011, quando a Villa San Martino vennero convocate 18 ragazze, poi gratificate economicamente da Berlusconi, perché - sono parole sue - per colpa dell’inchiesta "hanno perduto possibilità di lavoro e anche fidanzati". I due legali si sono già detti convinti che dagli atti "non potrà che derivare una richiesta di archiviazione".
I nomi eccellenti. Nell’elenco degli indagati per falsa testimonianza c’è un po’ di tutto: giornalisti (Carlo Rossella e Silvia Trevaini), musicisti (Mariano Apicella e Danilo Mariani), politici (l’ex viceministro Bruno Archi e l’ex sottosegretario Valentino Valentini) e anche la funzionaria di polizia Giorgia Iafrate, che la sera del 27 maggio 2010 affidò Ruby a Nicole Minetti dopo la telefonata del Cavaliere in questura). ’Ruby ter’ riporterà in scena tutti i protagonisti delle prime due puntate, insomma, tranne Boccassini.
xpiacere
44 minuti fa
non credo che su questa sentenza si debbano fare discorsi politci su cosa succederà tra Renzi Berlusconi il Pd FI e gli altri. Credo invece che ci si possa porre onestamente una domanda: in primo grado i gudici danno 7 anni, in appello altri giudici assoluzione. Gradi di giudizio diversi vanno bene per avere una giusta sentenza, ma mi chiedo e vi chiedo, giudizi così totalmente opposti a cosa vanno attribuiti? a diverso grado di competenza dei giudici, ce ne sono di più o meno qualificati, a diversa interpretazione della legge, alcuni hanno valutato gravi certe situazioni altri le ritengono ininfluenti? Non perchè voglia la condanna di Berlusconi "a prescindere", ma perchè non riesco a capire tali difformità di giudizio di fronte agli stessi atti. Grazie