Paolo Mastrolilli, La Stampa 18/7/2014, 18 luglio 2014
IL GIGANTE CHE SEMBRAVA IMMORTALE ORA CERCA DI SOPRAVVIVERE
Solo pochi anni fa, frequentando una qualsiasi riunione di hacker, era subito chiaro chi fosse il diavolo: Bill Gates, che aveva violato l’etica del movimento, fondando una compagnia dedicata alla difesa del suo monopolio nel settore del software, e quindi dei suoi profitti. Quanta differenza abbia fatto il tempo lo dimostra la decisione annunciata ieri dal nuovo ceo Satya Nadella di licenziare 18.000 dipendenti, perché dietro c’è un mutamento epocale in corso nella cultura e negli obiettivi industriali della Microsoft. Un’era che si chiude, quella della dominazione dei programmi per i computer, e una che forse si apre, cioè quella della produzione di tecnologia “pervasiva e ubiqua”, capace di collegare ogni persona alle possibilità infinite degli apparecchi mobili.
Nel 1975 Gates aveva scritto una lettera aperta ai membri dell’Homebrew Computer Club, in cui si lamentava perché gli avevano copiato il programma per Altair che lui aveva scritto insieme all’amico Paul Allen. Era la rottura con il movimento hacker, a cui Bill diceva di appartenere quando frequentava Harvard, e l’inizio della costruzione della Microsoft.
L’azienda si era sviluppata intorno alla difesa dei suoi programmi, e Windows era diventato per tutti il sinonimo di software. Per anni la compagnia ha vissuto su questa posizione di quasi monopolio, pensando che fosse immutabile. I suoi dipendenti erano i protagonisti privilegiati di un miracolo tecnologico. Così però ha perso diversi treni, a partire da quello di internet, su cui lo stesso Gates all’inizio era scettico, per finire con quello dei gadget mobili, dove gli storici rivali di Apple e poi Samsung sono diventati padroni.
Ora Microsoft cambia cultura e obiettivi strategici, per sopravvivere. Si capisce dalla mail che Nadella ha inviato a tutti i dipendenti per spiegare la logica dei 18.000 licenziamenti, che sono un dramma per chi perderà il lavoro in un posto un tempo super sicuro, ma una necessità per il futuro dell’azienda. Gli obiettivi indicati dal nuovo ceo sono due: «Primo, semplificare il modo in cui lavoriamo, per diventare più agili e veloci. Secondo, integrare i prodotti e i servizi di Nokia nella Microsoft».
Il primo mutamento dunque è culturale. Non si tratta solo di diminuire il personale per risparmiare soldi, ma soprattutto di alleggerire e velocizzare l’intera macchina, assottigliando le strutture manageriali per favorire il flusso delle informazioni e i processi decisionali.
Il secondo mutamento è di strategia industriale, applicando la visione di Nadella che dice “mobile-first, cloud-first”. La maggior parte dei licenziamenti, circa 12.500, verrà da Nokia, cioè dal suo personale che si sovrappone a quello già presente nella Microsoft.
L’acquisizione dell’azienda finlandese, però, è destinata a cambiare la natura di quella americana, che vuole passare dalla produzione di programmi per i computer in via di estinzione, alla creazione di nuovi gadget mobili in grado di competere con quelli di Apple e Samsung, animati dal proprio software.
Nadella dice che non ha più senso avere uno strumento per il lavoro, e uno per la vita personale: bisogna integrarli con il principio del “dual use”. Lo scopo è aumentare la produttività a tutti i livelli, cioè creare gadget che consentano alle persone di fare molto di più nello stesso arco tempo, tanto in ufficio quanto a casa. E’ la scommessa su cui si gioca la sopravvivenza di un ex colosso, che fino a pochi anni fa sembrava immortale e imbattibile.