Maurizio Molinari, La Stampa 18/7/2014, 18 luglio 2014
VIA ALL’INVASIONE DI TERRA CONTRO I TUNNEL DI HAMAS
Truppe di terra che marciano nella notte grazie ai visori notturni. È l’inizio dell’intervento israeliano dentro la Striscia di Gaza. Un massiccio fuoco di artiglieria sulla zona di confine a Nord di Gaza ha dato il via alle 21 locali di ieri all’operazione che, nel corso della notte, ha visto entrare nella Striscia da più direzioni unità corazzate, blindate, dei genieri e della fanteria. «Il nostro obiettivo è assestare un duro colpo a Hamas», ha detto il premier Benjamin Netanyahu confermando la decisione presa dal gabinetto a seguito del rifiuto di Hamas di accettare il testo del cessate il fuoco frutto dei negoziati avvenuti nelle 36 ore precedenti al Cairo. Proprio dall’Egitto arriva la prima reazione all’intervento di terra. «La responsabile di quanto sta avvenendo è Hamas», affermano fonti ufficiali del Cairo, riferendosi al veto posto da Musa Abu Marzuk, membro dell’ufficio politico, al documento che prevedeva l’inizio della tregua alle 6 del mattino di questa mattina.
Gli obiettivi di Israele
«La nostra intenzione è distruggere i tunnel di Hamas» afferma Netanyahu, spiegando ai cittadini che le forze di terra hanno la missione di stanare i miliziani fondamentalisti dalla rete di passaggi e rifugi sotterranei nella quale celano «centri di comando, leader politici, unità scelte e soprattutto i depositi di razzi che continuano a cadere sulle città israeliane». Il portavoce militare Peter Lerner parla di «molte unità impegnate su più fronti» anche se le prime testimonianze locali indicano l’avanzata dei mezzi israeliani soprattutto nella zona di Beit Lahiya, l’area a Nord della Striscia evacuata due giorni fa da oltre 80 mila civili. Israele non si dà limiti di tempo per l’offensiva e fonti militari aggiungono «l’intento è disarmare Hamas» ovvero impedirgli di continuare a lanciare attacchi contro lo Stato Ebraico. Benny Gantz, capo di Stato Maggiore, parla di «totale uso della forza in un’operazione aerea e terrestre su tutta l’area della Striscia di Gaza». Per realizzare tale missione l’esercito ha richiamato altri 18 mila riservisti, portando il totale a 38 mila.
Hamas: guerra totale
Arriva da Mushir Al-Masri, portavoce di Hamas, la reazione a caldo all’intervento di terra: «Faremo pagare ad Israele un prezzo molto alto per l’intervento di terra». A guidare la difesa militare della Striscia è Mohammed Deif, capo delle Brigate Al-Qassam, teorico della guerra dei razzi che nelle ultime 36 ore ha aperto altri due fronti contro Israele: il tentativo di infiltrazioni attraverso tunnel sotterranei, come quella tentata nel kibbutz di Sufa, e il ricorso ai droni armati di missili. Uno di questi, di produzione iraniana, è stato abbattuto da un Patriot sopra la città di Ashkelon meno di due ore prima dell’intervento di terra. «Siamo stati noi a farlo decollare, ne abbiamo altri e li useremo per colpire Israele in profondità», promettono i portavoce di Hamas, aggiungendo: «Ogni angolo, ogni strada, ogni casa si trasformerà in una trappola mortale per gli invasori». Davanti alla svolta militare, la reazione di Washington arriva dalla Casa Bianca: «Israele ha diritto di difendere i propri cittadini ma limiti al massimo le vittime civili». È un riferimento in particolare ai bambini: ieri ne sono stati uccisi altri 4 che si aggiungono alle vittime di mercoledì, per cui Shimon Peres ha espresso pubbliche «scuse» (fonti palestinesi parlano anche dei primi cinque morti, uno dei quali un neonato, durante l’invasione di terra). E i comandi militari israeliani lanciano un appello ai civili di Gaza: «Evacuate le zone dei combattimenti al più presto, non vogliamo colpirvi».
Razzi su Tel Aviv
Sin dal tramonto Hamas aveva iniziato a lanciare numerosi razzi a lungo raggio contro le città israeliane, bersagliando in particolare Ashdod, Askelon e Tel Aviv. Le batterie dell’Iron Dome hanno abbattuto 7 razzi sopra i quartieri residenziali di Tel Aviv. Altri razzi hanno bersagliato Ofakim. Hamas ha dimostrato di riuscire a lanciare razzi anche a offensiva di terra iniziata.
Il fallimento diplomatico
Nella mattinata di ieri gli sforzi della diplomazia egiziana sembravano prossimi al successo. I mediatori del presidente Abdel Fattah Al Sisi avevano riunito nello stesso hotel del Cairo le delegazioni di Israele e Hamas, facendo la spola fino a definire il testo che prevedeva il cessate il fuoco all’alba di oggi. A sostenere gli egiziani era stato in particolare il presidente palestinese Abu Mazen, parlando con più leader di Hamas. L’intento egiziano era di sfruttare la tregua umanitaria di cinque ore, ottenuta dall’Onu fra le 10 e le 15 locali, per arrivare all’accordo sulla tregua. La Lega Araba ha gettato il proprio peso a favore della mediazione di Al Sisi e Abu Mazen. E Israele ha accettato i contenuti, come aveva fatto 48 ore prima con un testo analogo. Ma il veto è arrivato da Hamas, che ha tentato di aprire una nuova trattativa aggiungendo altre richieste, alla volta di Israele ed Egitto. È stato allora che Netanyahu ha comunicato al Cairo e a Washington la decisione di dare luce verde alla guerra contro i tunnel di Hamas. Sollevando i timori del Segretario geneale dell’Onu Ban Ki moon: «Fate di più per evitare vittime civili».