Irene De Angelis, la Repubblica 18/7/2014, 18 luglio 2014
PER LA VILLA DI GOMORRA PAGATO IL PIZZO AL BOSS
Dice il produttore cinematografico Matteo De Laurentiis al padre del boss della camorra: « Zi’ Filuccio, io sono nelle mani vostre». È intercettato. Per gli inquirenti è questa la frase chiave di una inchiesta dell’Antimafia in cui le vittime compaiono al fianco della criminalità organizzata. Tutti nell’elenco degli indagati. Il clan accusato di estorsione, i produttori cinematografici della nota serie televisiva “Gomorra” di favoreggiamento personale. L’Antimafia chiede e ottiene l’arresto per il boss e i suoi genitori. Vuole inoltre il divieto di dimora in
Campania per Matteo De Laurentiis e Gianluca Arcopinto, organizzatori generali della Cattleya, e gli arresti domiciliari per il location manager Gennaro Aquino. Ma il gip rigetta pur considerando il loro comportamento «riprovevole», la Procura ricorre in appello. A stretto giro arriva la nota della società Cattleya che si dice estranea ai fatti.
La vicenda si sviluppa intorno al villone rosa di parco Penniniello a Torre Annunziata, usata come casa della famiglia Savastano, di proprietà del clan Gallo, il cui boss Francesco è in carcere.
È il set ideale per la fiction “Gomorra” prodotta dalla società Cattleya, e viene affittato con regolare contratto per trentamila euro da pagare in cinque rate da seimila. Tra le clausole, l’obbligo di acquistare i pasti per la troupe dalla sorella del boss. Ma dopo il pagamento della prima rata la villa viene sequestrata, così la Cattleya dovrà pagare il canone all’amministratore giudiziario.
Non così per il boss Gallo, che dal carcere pretende il suo affitto altrimenti «finisce il cinema». La fiction diventa realtà di racket e la società non denuncia l’estorsione e scende a patti. Si sfoga, intercettato, Matteo De Laurentiis: «Che succede quando vai là e ti ricattano? Che fai? Ci vai con la polizia, a girare? E se ti bruciano?... Se ti fanno un attentato, che succede poi? Perché il rischio che noi corriamo è questo. Io ci vado a girare dentro con la polizia e i carabinieri di Torre Annunziata? Metto a rischio settanta persone che ci vengono?».
La Cattleya cerca una soluzione. Paga la seconda rata del canone sia all’amministratore giudiziario sia al clan Gallo. Si cerca una mediazione con il boss in carcere, si sceglie suo padre Raffaele, zi’ Filuccio. Intanto i carabinieri del maggiore Alessandro Amadei, coordinati dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice, interrogano i manager ma tutti negano pressioni del clan. Sintetizza il gip Marina Cimma: «La vicenda è collegata a una produzione televisiva che dovrebbe divulgare la conoscenza del fenomeno criminale della camorra e stigmatizzarne la ferocia e il totale disprezzo dei valori di civiltà, mentre gli indagati hanno palesato una sorta di comprensione alle ragioni del clan e una forte insofferenza verso l’azione di contrasto dell’autorità giudiziaria».
E alla fine è De Laurentiis a trovare la soluzione. Agli investigatori nega minacce e pressioni, poi informa il padre del boss dell’inchiesta. Lo incontra e parla chiaro: «Mi hanno tenuto tre ore e mezza (in Procura) per cercare di farmi dire che erano soldi di proventi illeciti. E io gli ho spiegato che è tutto lecito, tutto regolare, non c’è nessun problema, non abbiamo avuto
nessuna pressione. Perché loro mi chiedevano se avevamo subito pressioni da lei per un ulteriore pagamento oltre a quello dell’amministrazione giudiziaria, ha capito? Perché loro in quello configurerebbero il reato. E perciò noi questo reato lo dobbiamo levare. Io glielo ho detto pure, a Filippelli (il magistrato, ndr): ma lei cosa vuole da me? Ma noi che c’entriamo in tutta questa storia?... Zi’ Filuccio , io sono nelle mani vostre, fateci sapere come dobbiamo fare...». In pratica: non denunciamo e non paghiamo. Il boss Francesco Gallo, dal carcere, accetta per evitare nuovi problemi giudiziari. Mentre la Cattleya dichiara di non essere «a conoscenza di alcun ulteriore versamento rispetto a quelli effettuati dalla medesima società (all’amministratore giudiziario) in adempimento al regolare contratto di locazione». Twitta Roberto Saviano: «Cattleya mi assicura sulla sua totale estraneità, ma leggo molte notizie non tutte univoche». Mentre il network Sky, che trasmette la fiction Gomorra, sottolinea di aver sempre chiesto alla produzione il rispetto delle regole e dei «principi di etica e responsabilità».