Roberto Petrini, la Repubblica 18/7/2014, 18 luglio 2014
ALLARME PADOAN: LA RIPRESA STENTA
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan lancia l’allarme: i «recenti dati macroecomici indicano che il ritorno alla crescita è in ritardo». Il segnale arriva alla Camera dove il responsabile del Tesoro ha riferito ieri sulla situazione italiana nel quadro delle raccomandazioni di Bruxelles sui conti pubblici. Padoan ha parlato con preoccupazione di «crescita ancora debole e incerta» e di «disoccupazione elevata». Problemi italiani, ha detto, ma anche europei. Certamente la questione del Pil esiste: negli ultimi giorni più di un centro di ricerca ha sfornato le proiezioni fresche su quest’anno collocando la crescita tra lo 0 e il mezzo punto percentuale, contro già il risicato 0,8 sul quale conta ancora il governo.
La conseguenza è che ci sono «margini
più stretti per il governo» ma non, almeno per ora, la necessità di una manovra riguardo alla quale il ministro del Tesoro si è trincerato dietro un «no comment ». La conseguenza del nuovo difficile passaggio dell’economia è che dovremo accontentarci per il ritorno alla crescita di una «visione a lungo termine» e che non dobbiamo contare su «scorciatoie ». Le ricette restano quelle tradizionali, i «tre pilastri» indicati dal ministro dell’Economia: apertura del mercato, riforme strutturali, più investimenti.
Nonostante il quadro grigio il governo cammina dritto per la sua strada anche perché il rilancio dei consumi sembra ormai una condizione obbligata anche se non sufficiente: così Padoan, ha confermato che il bonus-Irpef da 80 euro in busta- paga per i redditi più bassi, sarà confermato anche per il prossimo anno e diventerà «strutturale» dando maggiore certezza ai cittadini. Il costo, come è noto, è di circa 7 miliardi che dovranno essere recuperati nel prossimo anno.
La questione conduce in via diretta ai conti pubblici che già sono sotto la lente di Bruxelles per aver spostato al 2016 il pareggio di bilancio (misura sulla quale si attende il via libera del Consiglio europeo) e un vago richiamo a alla necessità di ulteriori interventi. «Una manovra da 23 miliardi, come quella prospettata da Padoan, è insostenibile», ha detto Stefano Fassina del Pd. Si tratta naturalmente della legge di Stabilità 2015, visto che la manovrina non è stata messa all’ordine del giorno: alla cifra si arriva aggiungendo ai 7 miliardi del nuovo bonus 2015, i 7-8 che serviranno per avvicinare il pareggio di bilancio già dal prossimo anno, i 4 miliardi lasciati in eredità da Letta di spending review a valere sul 2015 e che andranno coperti, e 4 miliardi di spese inderogabili. A fronte ci sono per ora 14 miliardi sulla carta di spending review 2015 (gli 8 di privatizzazioni serviranno per ridurre il debito). La riduzione della crescita del Pil dallo 0,8 previsto a stime almeno di mezzo punto in meno rende necessaria la ricerca di circa 4 miliardi che tuttavia potrebbero essere compensati con il calo degli spread e della conseguente spesa per interessi.