e. l., la Repubblica 18/7/2014, 18 luglio 2014
COSI’ IL BUSNESS CONDIZIONA LE ROTTE
«Oggi è troppo presto per dire cos’è accaduto davvero e di chi sono le responsabilità. L’unica cosa sicura è che l’aereo Mh17 viaggiava in una zona aperta al traffico civile, dove ogni giorno passano decine di velivoli. E che contro un attacco missilistico – se si è trattato di questo – che può capitare in ogni angolo del mondo e non solo in aree di guerra. In quel caso ci sono poche difese che tengano». Francesco D’Arrigo, ex pilota militare, comandante di voli di linea e direttore dell’Istituto di studi strategici Niccolò Machiavelli, preferisce, per
ora, non tirare conclusioni affrettate sulla tragedia di Kiev.
Un errore tenere aperti i cieli dell’Ucraina malgrado il conflitto a terra?
«Non me la sento di giudicare. Le regole ci sono e precise. I piloti e le compagnie non possono trasgredirle. E – se si è trattato di un attacco missilistico – non ci sono molte precauzioni possibili, in nessuna parte del globo e non solo nel cielo sopra Kiev».
Non c’è il rischio che si disegnino le no fly zone pensando più ai bilanci di aerolinee e stati che alla sicurezza dei passeggeri?
«È evidente che le rotte aeree sono un business milionario. Per i paesi che incassano i diritti di sorvolo e per le compagnie che vogliono volare meno possibile per risparmiare sul carburante. Ci sono persino vettori che hanno preferito in passato allungare i voli tra Europa ed Estremo oriente per evitare lo spazio aereo (costosissimo) della Russia. Ma spero e credo che questi ragionamenti non influiscano sulle decisioni delle autorità di settore». (e. l.)