Stefano Zurlo, Il Giornale 18/7/2014, 18 luglio 2014
I PM NON SI FERMANO: SPIATA PURE MARINA
Nemmeno lei è sfuggita al grande setaccio delle procure. Marina Berlusconi parlava al telefono con il direttore di Panorama Giorgio Mulè. Una conversazione privata, almeno nelle intenzioni. Li hanno intercettati, la conversazione è pubblicata dall’Espresso oggi in edicola. Titolo dello scoop: «La politica non fa per me». Infatti Marina in quella chiacchierata respinge ancora una volta la tentazione della discesa in campo: «Un’intenzione che non ho mai avuto e non ho».
È il 2 luglio del 2013 e si parla del futuro del governo Letta. Marina è stretta fra preoccupazioni di natura politica e giudiziaria. Il padre Silvio è appena stato condannato a 7 anni di carcere per la vicenda Ruby e aspetta il verdetto sulla frode fiscale che gli costerà la decadenza da senatore. In quel momento Forza Italia è nella maggioranza ed esprime il vicepremier Angelino Alfano. La scissione è di là da venire ma scricchiolii e dubbi già si avvertono. Il punto è quale linea tenere: stare dentro la compagine dell’esecutivo o andare all’opposizione? I diversi punti di vista si mescolano con i timori delle sentenze in arrivo e dei procedimenti che accerchiano, tanto per cambiare, il Cavaliere. In questo spazio, in bilico fra aule del Parlamento e aule del tribunale, si inserisce la procura di Napoli. I pm campani tengono sotto controllo i telefoni del direttore di Panorama, in un’inchiesta che riguarda una fuga di notizie relativa a Valter Lavitola. Così Marina finisce nel gossip delle procure. E va ad arricchire la sterminata letteratura giudiziaria del nostro Paese: l’Italia vista dal buco della serratura dei Palazzi di giustizia. Frasi su frasi che si ammassano come mattoni di un edificio storto. Parole su parole che spesso sono indecifrabili o difficilmente interpretabili perché private del contesto, del loro naturale retroterra, ma utili, utilissime per srotolare un titolo, per alimentare una polemica, per sprigionare veleni e seminare incomprensioni e gelosie.
Marina dunque riflette e afferma: «Senza fare ragionamenti di alta politica o di strategia, che io sinceramente non sono in grado di fare, ma anche solo guardando i tempi, come si può pensare che oggi sia giusto far cadere il governo? Siamo a luglio, e questa sentenza arriva a novembre». Insomma, la presidente di Fininvest e Mondadori pare sposare la linea che poi sarà seguita da Alfano e dal Nuovo centrodestra. Mulè sottolinea il ruolo che la primogenita del Cavaliere potrebbe avere, lei ancora una volta fa non uno, ma due passi indietro: «Un’intenzione che non ho mai avuto e che non ho».
Marina soffre per le vicende paterne più che pensare a eventuali e poco graditi sviluppi della propria carriera. E si confida, raccontando di aver chiesto consiglio a Fedele Confalonieri: «Ma guardi, le dico la verità, se la tenga veramente per sé. Stamattina ho fatto anche una telefonata con zio Fedele perché ero talmente disperata che non sapevo da che parte girarmi. C’è questa filiera di Ghedini che insomma, io non so dare valutazioni dal punto di vista processuale: c’è chi la critica, c’è chi però, dal punto di vista personale, seppure in buona fede è...». Marina non sembra essere una fan scatenata di Ghedini, ma poi le sue valutazioni si perdono e sfumano fra i puntini di sospensione. I pm ascoltano: del resto l’Italia intercettata e spiata non finisce mai di stupire e offre sempre lati inediti e altisonanti nomi. Per la cronaca oggi il procedimento vede imputato un cancelliere del tribunale di Napoli, mentre per Mulè si profila l’archiviazione. Ma agli atti del processo è allegata quell’intercettazione così ghiotta e nel giorno della sentenza d’Appello di Ruby il settimanale la serve con perfetto tempismo. Chi ama la dietrologia resterà però deluso. Marina dice in privato quel che i giornali hanno scritto a più riprese: la politica non fa per lei. Anche se negli ultimi tempi le voci di un suo impegno sono tornate a circolare. E si sono infittite. Forse il tormentone ci accompagnerà ancora a lungo. E non è escluso che altri brogliacci, nell’attesa di una legge di cui si parla senza costrutto da almeno vent’anni, vengano impaginati e ci offrano ulteriori aggiornamenti. Ininfluenti per i giudici, buoni per aizzare divisioni e conflitti nel recinto del centrodestra.