Andrea Bassi, Il Messaggero 18/7/2014, 18 luglio 2014
TESORO MENO ENTRATE E PIÙ SPESE CONTI SALVATI DAL CALO DELLO SPREAD
IL BILANCIO
ROMA La ripresa non arriva. E i conti dello Stato ricominciano a soffrire. In attesa della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che sarà pubblicata a settembre con le nuove previsioni del governo, il bilancio di metà anno, quello che in gergo si chiama di «assestamento», non contiene buone nuove. Anzi. Il documento è stato appena trasmesso alle Camere dal Tesoro, dopo varie riunioni convocate dal premier Matteo Renzi con gli uomini del ministero e della Ragioneria, nelle quali il presidente del Consiglio avrebbe chiesto spiegazioni su ogni voce. Sul fronte delle entrate tributarie, per colpa del rallentamento della crescita, verranno a mancare 4,15 miliardi di euro rispetto alle previsioni (a soffrire è soprattutto l’Ires, l’imposta sulle imprese, data in arretramento per 3,6 miliardi di euro). Il governo, tuttavia, è riuscito a tamponare parzialmente questo ammanco grazie al super dividendo distribuito quest’anno dalla Banca d’Italia, che ha versato nelle casse del Tesoro 1,6 miliardi di euro in più di quanto messo in conto nel bilancio di previsione. Un discorso a parte meritano le spese. Nel bilancio di assestamento il governo indica una riduzione complessiva di 2,6 miliardi di euro. Ma il risparmio è frutto esclusivamente del calo della spesa per interessi dovuta al restringimento dello spread con i bund tedeschi. Il Tesoro, da qui a fine anno, conta di pagare ben 3,9 miliardi di euro in meno di quanto preventivato a inizio anno. L’altra faccia della medaglia è che la spesa, sia quella corrente che quella in conto capitale, aumenta. La prima di 855 milioni, la seconda di 435 milioni. A pesare sono soprattutto l’operazione mare nostrum e il finanziamento delle scuole.
IL TESORETTO
Il bilancio di assestamento tuttavia, non tiene conto del decreto con il bonus Irpef da 80 euro e i relativi tagli di spesa utilizzati per coprirlo. Per capire l’impatto delle misure fiscali del governo Renzi bisognerà attendere, come detto, la nota di aggiornamento del Def di settembre. Una cosa tuttavia è chiara. Se la «finestra di opportunità», come l’ha definita il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che sta consentendo al governo di finanziare il suo debito a tassi particolarmente bassi dovesse chiudersi, gli impatti sui conti pubblici si farebbero sentire immediatamente. E anche in maniera pesante. Probabilmente anche per questo negli ultimi tempi il Tesoro sta piazzando più Bot e Btp di quanto sarebbe necessario per far fronte alle sue esigenze. L’aumento del debito pubblico fino a 2.166 miliardi registrato sulo qualche giorno fa dalla Banca d’Italia, è dovuto in buona parte al fatto che il ministero dell’economia ha accumulato un tesoretto di liquidità di 92 miliardi di euro. Una sorta di assicurazione contro un eventuale aumento dei tassi di interesse sul debito nel prossimo autunno. La seconda incognita riguarda gli effetti della spending review, soprattutto sul fronte del contenimento della spesa per l’acquisto di beni e servizi. Il decreto Irpef ha contabilizzato risparmi per quest’anno di 2,1 miliardi. Nella prossima manovra già sono stati annunciati tagli a questa voce per altri 5 miliardi di euro. Ma anche in questo caso il bilancio di assestamento non contiene buone notizie. La spesa per consumi intermedi è aumentata di 428 milioni nei primi cinque mesi dell’anno. La strada, insomma, come ha ammesso ieri lo stesso Padoan, è decisamente stretta.