Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/7/2014, 18 luglio 2014
PURE I TEDESCHI SONO IMBROGLIONI
Una Germania perfetta, affidabile, ricca, dalla forte economia e dai servizi funzionali? C’è anche un’altra Germania che un po’ ci assomiglia e che si sviluppa sempre più. «L’Allemagne s’italianise», il titolo di Le Monde risale ormai a oltre un decennio fa. I francesi volevano lanciare un grido d’allarme, i tedeschi lo presero come un complimento: cominciavano a gustare la «dolce vita», senza eccessivi complessi di colpa, a vestirsi come noi, a preferire le tagliatelle ai würstel, il Chianti alla birra.
La Toskana Fraktion divenne il gruppo parlamentare trasversale a tutti i partiti, che univa i politici fan dell’Italia, dal verde Joschka Fischer al Cancelliere Gerhard Schröder. Ma il quotidiano intendeva un altro contagio: i tedeschi imparavano a scioperare, a truffare il fisco, a darsi malati di preferenza al lunedì.
E oggi? Lo Zdf, il secondo canale pubblico, deve ammettere uno scandalo impensabile appena ieri: per la trasmissione Deutschlands Beste, i migliori della Germania, ha manipolato dati e sondaggi per portare in video i vip che avrebbero assicurato lo spettacolo, e non sempre quelli votati dal pubblico. E i politici guadagnavano posti o scendevano in graduatoria semplicemente per un calcolo opportunistico. Il castello di Neuschwanstein è uno dei simboli della vecchia Germania, quella delle favole, una costruzione da sogno voluta da Ludwig di Baviera. Oggi la visitano un milione e 300 mila turisti da ogni parte del mondo, e l’attivo per il Land della Baviera l’anno scorso è stato di 11,5 milioni. Molti soldi e nessuno controllava. Amministratori e personale si intascavano gli incassi delle visite fuori programma. «Vigeva il sistema del profitto privato», si scandalizza la Bild Zeitung. Le società delle vendite per corrispondenza denunciano: il 10 per cento dei clienti che pretende di cambiare la merce comprata, restituisce oggetti, profumi, capi di vestiario usati.
Ministri socialdemocratici sono coinvolti nello scandalo della ristrutturazione del circuito di Formula uno al Nürburgring. Avrebbero manipolato i dati, riducendo i costi reali per ottenere sovvenzioni pubbliche. Qualcuno rischia la galera. Inutile ricordare il caso del nuovo aeroporto di Berlino, che costa sempre di più, mentre l’inaugurazione viene rinviata di anno in anno. Uno dei responsabili ha intascato una bustarella per mezzo milione di euro, e si è scoperto che il punto debole della struttura, l’impianto antincendio, era stato affidato a un semplice tecnico, dal nome italiano, che si era spacciato per ingegnere. Nessuno ha controllato il titolo di studio. O il caso dell’Elbphilarmonie, la filarmonica a forma di nave che viene costruita ad Amburgo, sulla riva dell’Elba, che divora miliardi senza che si sappia quando mai potrà essere tenuto il concerto inaugurale. E nella città anseatica la quota dei disoccupati supera il 20 per cento. Comunque, uno spreco senza senso.
Il governo federale ha la meritata fama di lavorare in modo pragmatico senza perdere tempo dietro programmi irrealizzabili. Adesso il ministro dei trasporti, il cristianosociale Alexander Dorbrindt, 44 anni, insiste sulla riforma che prevede di infrangere un mito tedesco, quello delle autostrade gratuite. Una riforma lanciata durante l’ultima campagna elettorale per guadagnare voti nella sua Baviera: la regione meridionale confina con Austria e Svizzera, i suoi abitanti appena percorrono qualche chilometro in auto e passano il confine sono costretti a pagare un pedaggio forfettizzato. E pagano anche in Italia o in Francia.
Austriaci, svizzeri e gli altri europei invece scorrazzano gratuitamente sulle strade tedesche. «Ora basta», dice il ministro ed elabora una riforma complicatissima, che non convince neanche i suoi compagni di partito. Si dovrebbe pagare fino a 100 euro all’anno ma la cifra, che varia a seconda della cilindrata e dell’inquinamento della vettura, verrà rimborsata ai tedeschi. Un trucco all’italiana per aggirare la legge europea che vieta le discriminazioni tra i cittadini dell’Ue. Ma anche se a Bruxelles si chiudesse un occhio sul trucco di Alexander, che vuole nuove entrate per rifare la rete autostradale, è dubbio che il gioco valga la candela: l’incasso previsto è di 7 miliardi di euro, ma gli stranieri che circolano in Germania sono circa il 7 per cento (i camionisti pagano già). Restituiti i soldi ai tedeschi rimarrebbero circa 600 milioni, ma bisogna dedurre il costo dei controlli, e per il calcolo di una quarantina di milioni di vignette, a un prezzo variabile ad altrettanti automobilisti nazionali. Ne vale la pena, solo per mantenere una insensata promessa elettorale?