Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 18/7/2014, 18 luglio 2014
FOGNINI, INSULTI IN CADUTA LIBERA
Il confine tra maledettismo e maleducazione è labile, e Fabio Fognini lo oltrepassa spesso. Ultimamente quasi sempre. Per la prima volta dai tempi di Panatta e Barazzutti, sembrava possibile che un tennista italiano tornasse nei top ten.
Il momento chiave era la primavera, Roland Garros e dintorni, ma Fognini (13 al mondo a marzo) ha sbagliato quasi tutto, raggiungendo livelli di masochismo becero al cui confronto Canè pare quasi un lord. A Parigi ha sprecato un tabellone irripetibile e ad Amburgo – dove difendeva il titolo – è riuscito a perdere al primo turno con Krajinovic, serbo 149 al mondo. Ora l’obiettivo non è più entrare nei 10, casomai restare nei 30. Martedì Fognini si è pressoché suicidato mediaticamente, più di quando Bracciali pose di fatto fine alla sua carriera di singolarista, sciorinando a Wimbledon 2006 una liturgia di bestemmie contro Bjorkman (Clerici interruppe la telecronaca). Fognini, con Krajinovic, non si è “limitato” al rosario immutabile di doppi falli e monologhi, warning e racchette spaccate, falli di piede e parolacce, multe e 6-0 (o per meglio dire “sei-neuro”). Ha pure bofonchiato uno “zingaro di merda” rivolto al serbo. E per questo si è guadagnato titoli e (giusti) strali di tutti, a partire da coloro che magari neanche l’hanno mai visto giocare. Fognini, forse per disinnescare le critiche, è solito retwittare la babele di insulti che riceve. Poi, sempre su Twitter, posta una foto con McEnroe, di cui condivide irascibilità ma non grandezza.
È l’italiano più futuribile dai tempi di Camporese e fuori dal campo non è né maleducato né razzista, al massimo sbruffone e noiosamente frignone con i giornalisti.
Travolto dalle polemiche, ha elaborato scuse sgrammaticate ma sincere: “Sarò folle, antipatico e starò anche sprecando il mio talento, ma una cosa non sono, razzista. Ho detto zingaro in un momento di rabbia e sicuramente non ho dato un peso culturale e “geografico” alla parola. Le mie scuse le faccio al mio avversario e a tutte le persone che si sono sentite offese per queste pur consapevole che non nutro nessuna forma di razzismo verso ogni persona animale sesso idee…”. E ancora: “Bene, dato che è la cosa più importante cui parlare non mi vergogno a dirlo: HO SBAGLIATO, non volevo offendere nessuno, conosco FILIP (Krajinovic) molto bene e chi fa sport sa che a volte si va oltre dicendo cose senza senso (vedi il calcio); “Non volevo offendere nessuno, RIPETO ho sbagliato!!! Spero che voi giornalisti riportiate anche questo!!! Grazie”. Sorta di Balotelli della racchetta, con l’aggravante di praticare uno sport in cui il garbo è quasi un obbligo e puoi permetterti l’abbonamento al delirio solo se ti chiami McEnroe o Nastase, Fognini non ha mai brillato per gusto. Ha poco stile persino il suo soprannome, “Fogna”, che scriveva a penna sulla maglietta nelle prime uscite al Foro Italico. Non fa più notizia per i risultati, bensì per altro: le foto osè per beneficenza, la fidanzata Pennetta, le sclerate a getto continuo. Meriterebbe di più. Il tennis non è un presepe e il “pazzo” serve alla trama: sia benedetta la follia, a patto però che non si riduca a mera maleducazione irricevibile e triviale.