Paolo Siepi, ItaliaOggi 18/7/2014, 18 luglio 2014
PERISCOPIO
Massimiliano Allegri è il nuovo tecnico della Juventus. Rientra nel patto del Nazareno. Spinoza. Il Fatto.
Siamo tutti fili di un dio minore. Alessandro Bergonzoni nello spettacolo teatrale Nessi.
Forza Italia ha un deficit che ormai si avvicina ai 90 milioni di euro e come garanzia per l’ultimo anno ci sono 102 milioni di fideiussioni personali di Silvio Berlusconi. Abbiamo provato quindi a chiedere la carità per il partito a deputati e senatori eletti. Ma abbiamo fatto un buco nell’acqua. Nessuno, da Daniele Capezzone a Renata Polverini, da Catia Polidori a Lucio Malan, da Elio Vito a Donato Bruno a Simone Baldelli, ha scucito un solo centesimo. Anzi, hanno provato a riscuotere loro dal giornalista di Libero. Unico esentato il povero Gianfranco Rotondi, che ci ha offerto uno scoop: le banche lo hanno appena messo in mutande escutendo le fideiussioni personali con cui aveva garantito la sua Dc. Ora ci toccherà chiedere la carità anche per lui. Franco Bechis. Libero.
È una tradizione solida, vecchia di anni in Vaticano. Quando viene in visita qualcuno si regala sempre qualcosa che aiuti a ricordare quel giorno, quell’incontro. Un’icona, un libro antico, un rosario. Un omaggio all’ospite legato alle tradizioni di casa. La prossima volta che verrà, a Eugenio Scalfari doneranno un registratore. Gino Roca. Il Foglio.
1. Matteo Renzi annunciava: «Proporremo di dimezzare subito il numero e le indennità dei parlamentari. E vogliamo sceglierli noi, con i voti, non farli scegliere a Roma con gli inchini al potente di turno» (18-10-2010). Con l’Italicum e il senato delle autonomie, i parlamentari non si dimezzano, ma scendono da 959 a 730 e le indennità dei 630 restano intatte. 2. Renzi voleva «una legge elettorale per scegliere realmente gli eletti» ma anche «l’imposizione del ricambio, attraverso un tetto di tre mandati parlamentari, senza eccezioni» (3-4-11). Con le due suddette «riforme», i partiti continuano a nominarsi i deputati e, per il senato, aboliscono direttamente le elezioni (i senatori se li nominano i consigli regionali). Nessuna traccia dei tre mandati. 3. Renzi diceva. «Il Porcellum è la peggiore legge elettorale possibile, in cui i parlamentari sono nominati» (15-4-11). Infatti sostituisce la peggior legge elettorale possibile con la peggior legge elettorale possibile in cui i parlamentari sono più nominati di prima. Marco Travaglio. Il Fatto.
Nel quadro degli accordi Ue abbiamo sacrificato l’agricoltura italiana e del Sud europeo ai produttori di latte e formaggi del Nord, in cambio della motorizzazione e altre utilità. Patti leonini sul latte caprino. Saverio Vertone. Il Foglio.
Sono molti i francesi a essere stanchi di essere malmenati, ridicolizzati, oscurati dai democratici che non amano il popolo, da umanisti che non amano le persone, dai giornalisti che non amano i fatti, da antirazzisti che non amano i bianchi, da progressisti che amano a tal punto i poveri da essere pronti a farne venire sempre di più, purché lontano dalle loro case. Ivan Riofioul. le Figaro.
«Non puoi più nemmeno piantare un albero perché sai che non lo vedrai», mi dice il mio vecchio e caro amico Giorgio Bocca, ultraottantenne. Cominci anche a guardare con sospetto certi oggetti che sai che ti sopravviveranno. «Perché non possiamo metterci insieme?», mi chiede una graziosa ragazza trentenne. «Perché tu stai entrando nella vita e io ne sto uscendo. Il tempo conta. Non possiamo ignorarlo». Massimo Fini, Ragazzo - Storia di una vecchiaia. Marsilio. 2007.
Gli angoli di Roma sanno di piscio e di vomito, che tutti a mangiare per strada, e per strada a bere, neanche fosse un set neorealista del Dopoguerra, un accampamento dei visigoti, un pollaio alla distribuzione del becchime. Stefano di Michele. Il Foglio.
Non sopporto quelli che fanno una vacanza come se stessero in città, che passano da un locale all’altro con un bicchiere in mano. Perdere coscienza di se stessi è da idioti. Alla cicala preferisco la formica ma capisco che può diventare un disagio psicologico sociale non andare via per l’estate. Giorgio Armani, stilista. Corsera.
Dopo aver negato ostinatamente alla Germania, fin dal secolo XVI, il diritto a esistere quale nazione, la Francia che si riconosce in Valèry considerò la vittoria della Prussia sull’Austria nel 1866 come una sconfitta propria e, cercando la rivincita, incontrò a sua volta, nel 1870, una sconfitta totale da parte di una Germania unita da Bismark in un’inedita improvvisazione. Un secolo di vanagloria andò in fumo, e dall’orgoglio frusto, nacque quello che Jacques Chastenet definì «un patriottismo colorato di sciovinismo, risultante dall’incontro di una tendenza di sinistra discesa dal giacobinismo e dalla vecchia tradizione rissosa dei sobborghi parigini, con una della destra, nata dalla persuasione, inculcata dalla Comune nei conservatori, che l’esercito fosse l’ultimo bastione dell’ordine». Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Rusconi. 1989.
La segretaria era sempre al solito posto nella piccola anticamera, di fianco alla grande finestra. Il sole entrava a fiotti, e la segretaria era come avvolta in un pulviscolo luminoso, sicché non riuscii, sulle prime, a fissarla in viso. Nantas Salvalaggio, Un uomo di carta. Rizzoli.
Ogni tanto Marta andava nel bosco, presso una fontana seminascosta dai muschi e dai faggi, o in una grotta preistorica scavata nella montagna con la sensazione che lì la guerra non sarebbe mai entrata, in nessuna forma possibile. Da lì ascoltava le campane dei paese o quelle dei paesi vicini, che le ricordavano feste e sagre ormai lontanissime, e le cose perdute dell’infanzia e del suo villaggio dove si parlava un dialetto mezzo friulano e mezzo slavo. Le pareva che qui i sogni si impastassero nell’armonia della sera, e formassero dei momenti intensi, che concentravano il desiderio di pace che era dentro di lei e, in pari tempo, nell’intimo della natura e della realtà. Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti. Mondadori. 1985.
Nella sala da pranzo, sfollati e gente del posto ascoltavano i notiziari della radio: «Parigi è stata occupata». Le donne piangevano. Gli uomini chinavano il capo in silenzio. Irène Némirovsky, Suite francese. Adelphi.
Grande giornalista è colui che dice le cose che pochi hanno il coraggio di dire e le dice meglio degli altri. Roberto Gervaso. Il Messaggero.