Fosca Bincher, Libero 18/7/2014, 18 luglio 2014
SILVIO SGANCIA 100 MILIONI PER MANTENERE PDL E FORZA ITALIA
Per le sue creature politiche Silvio Berlusconi, dopo avere messo più volte mano al portafoglio, dovrà pagare ancora una volta qualcosa come 100 milioni di euro per chiudere una gestione passata davvero disastrosa. In teoria secondo la legge in vigore una persona fisica non potrebbe più saldare una somma così astronomica, perché i versamenti massimi consentiti sono di 100 mila euro. Ma quella voragine riguarda il passato, quando il limite ancora non c’era, e già nei conti d’ordine dei due partiti (Pdl e Forza Italia) figurano 102 milioni di euro di fidejussioni personali del loro presidente, a garanzia di una esposizione con le banche che rappresenta gran parte dei debiti totali di 124 milioni di euro inseriti nei bilanci dei due partiti al 31 dicembre del 2013. Il destino è che quelle fidejussioni vengano escusse dai creditori, perché né l’uno né l’altro partito appaiono in grado di rispondere delle proprie obbligazioni. Insieme hanno perso ben 30,1 milioni di euro l’anno scorso, quasi in parti uguali: 15,6 milioni di rosso in Forza Italia e 14,5 milioni di euro di rosso nel Pdl. Tutti e due hanno fatturato 43,8 milioni di euro, ma hanno speso 66,4 milioni di euro con una perdita gestionale annua di 22,5 milioni che poi cresce grazie agli oneri finanziari sul debito e ad altre partite straordinarie. I bilanci dei due partiti espongono crediti (spesso fra di loro) per 21 milioni di euro, e una disponibilità liquida di appena 4,1 milioni di euro. Tecnicamente se si trattasse di società per azioni avrebbero una gestione economica fallimentare, ed eviterebbero (come evitano) di portare i libri in tribunale solo grazie a quei 102 milioni di fidejussioni del Cavaliere che insieme a liquidità e crediti compensano le varie partite esistenti. Ma certo con un andamento simile nel 2014 quel salvagente del Cavaliere che l’anno scorso si è sommato a un prestito di 2,8 milioni di euro per il Pdl e a una donazione di 15 milioni di euro a Forza Italia, non basterà più. Il Pdl si avvia lentamente alla liquidazione, quindi nel 2014 avrà meno costi operativi, continuando il trasferimento a Forza Italia dei propri dipendenti e dei contratti ancora in essere (come quello d’affitto per la nuova sede di Piazza San Lorenzo in Lucina che costa secondo quanto inserito nel bilancio Pdl circa 64 mila euro al mese). Ha chiesto e ottenuto da Forza Italia di potere incassare ancora la rata di contributi dello Stato di questo mese di luglio per saldare i debiti con i creditori più impazienti, e allo stesso tempo ha chiesto e ottenuto dal nuovo partito di rimborsare con più calma il debito esistente, ormai scaduto. Analoga richiesta è stata rivolta dal Pdl ad Alleanza Nazionale, altra forza politica alla sua origine, ma come risposta è arrivato un sonoro picche (la somma in questione ammontava a poco più di 800 mila euro).
Con i contributi pubblici che si riducono ed entrate a questa voce probabilmente nulle (i soldi serviranno a pagare i debiti Pdl) per Forza Italia il 2014 è tutto in salita. Certo qualcosa può incassare con il tesseramento, che l’anno scorso ha fatto affluire nelle casse dei due partiti la miseria di 12.344 euro. Il Pdl sapeva di dovere morire durante l’anno e quindi non ha fatto alcuna campagna di tesseramento (quei 12.344 euro sono solo il rinnovo automatico avvenuto ad inizio anno della tessera di alcuni dirigenti). Forza Italia ha ripreso vita solo nell’ultima parte dell’anno, e quindi non ha avuto nemmeno un cent di incasso dalle tessere. Un po’ di spazio c’è. Maria Rosaria Rossi, nuova amministratrice azzurra, però sostiene nella sua relazione al bilancio del partito che come minimo servono contributi privati da fund raising di 15 milioni di euro, pari a quelli 2013 (quando l’intera somma era stata versata da Berlusconi che ora può contribuire al massimo con 100 mila euro). Non sarà semplicissima perché al momento a metà avanzata dell’anno sociale gli incassi a questa voce sembrano superare di poco il milione di euro. Bisognerà ricorrere in primo luogo al portafoglio degli eletti alla Camera, in Senato, al Parlamento europeo e nei consigli regionali. Di solito restii a versare con puntualità le proprie quote al partito (circa 800 euro al mese per i parlamentari), gli azzurri sembrano avere invertito il trend proprio nel 2013. Quasi tutti hanno rispettato l’obbligo di
Maria Rosaria Rossi [Oly] versamento, e molto hanno saldato anche gli arretrati. È successo così che nelle casse del Pdl a questa voce siano affluiti nel 2013 5,2 milioni di euro contro i 2,8 milioni dell’anno precedente. Quasi un raddoppio, che ha reso felici i tesorieri: «È doveroso indirizzare», hanno scritto, «a tutti i parlamentari e ai consiglieri regionali che hanno continuato ad onorare i propri doveri verso il nostro partito un sincero ringraziamento per il prezioso supporto fornito con generosità e senso di appartenenza». Ma molti di questi generosi se ne sono poi andati nel Nuovo centro destra, e non verseranno più. Quello più generoso dopo Berlusconi ad esempio era stato Antonio Azzolini (57 mila euro di contributi), che però oggi sta con Angelino Alfano. Sopra i 34 mila euro c’erano anche Annagrazia Calabria, Riccardo Conti, Rtoberto Marmo, Altero Matteoli, Marco Milanese (oggi in carcere), Salvatore Misuraca, Paolo Romani, Elvira Savino, Paolo Vella e Sante Zuffada e solo una parte di loro è restata con Berlusconi.
Siccome i guai non vengono mai da soli, dal bilancio Pdl emerge anche un contenzioso di una certa entità (1,3 milioni di euro) con Poste Italiane. La società rivuole indietro quella somma che rappresenta gli sconti postali concessi secondo la legge sui partiti politici (50% spese di spedizione) nel 2010 per la campagna elettorale delle regionali del Lazio. Come si ricorderà il Pdl fu in extremis escluso dalla competizione elettorale per un ritardo nel deposito di simbolo e firme. Ma ormai tutti i santini e il materiale elettorale era partito. E anche nelle settimane successive gli sconti sono stati utilizzati per fare campagna a favore della lista di Renata Polverini che riuscì a fare convogliare su di sé gran parte degli elettori azzurri. Non correndo ufficialmente il Pdl per quella elezione, secondo Poste italiane quegli sconti furono indebiti e debbono essere restituiti alla società per azioni. Il Pdl non è dello stesso avviso e segnala in nota che dopo avere fatto la voce grossa Poste non si è più fatta sentire. Forse quel 1,3 milioni si risparmia.