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 2014  luglio 18 Venerdì calendario

LEGGERE MIGLIAIA DI LIBRI CON 9,99 DOLLARI AL MESE. LA SFIDA DI AMAZON CHE SPAVENTA GLI EDITORI

La notizia, in fondo, era lì, in bella vista, da tempo. Bastava gettare uno sguardo attento ai documenti presentati da Amazon presso la Sec – la Consob statunitense – per scoprire che la società guidata da Jeff Bezos, che punta ad essere «l’azienda più attenta ai clienti della Terra», non si limita a funzionare da gigantesco negozio online (19,74 miliardi di dollari di vendite nel primo trimestre 2014), ma punta a fornire «accesso illimitato a migliaia di film, episodi tv e a centinaia di libri da noleggiare e leggere».
Eppure, quando il «Financial Times» ha ieri dato la notizia che il colosso dell’e-commerce starebbe testando un nuovo servizio —Kindle Unlimited — che garantisce l’accesso illimitato a un catalogo di 600 mila libri, consultabili per un mese da chiunque abbia un lettore Kindle e paghi un abbonamento di 9,99 dollari, il mondo dell’editoria è stato attraversato da un brivido. E a poco sono serviti il fatto che la notizia, apparsa sul sito dell’azienda di Seattle, sia stata rapidamente rimossa; o il riserbo mantenuto da Amazon sul caso; o persino l’esistenza di servizi simili offerti da aziende (come Scribd) con cataloghi più limitati. L’impressione, immediata, è stata quella di trovarsi di fronte a un potenziale cambio di paradigma: uno spostamento di baricentro che Gian Arturo Ferrari, autore del saggio Libro (Bollati Boringhieri), sintetizza come quello «dal possesso all’uso».
Il cambiamento è già avvenuto in altri campi del consumo culturale. La fruizione di film, documentari e serie televisive è stata rivoluzionata da servizi in streaming come quelli offerti da Netflix e da Hulu: secondo il report 2014 della società di consulenza Nielsen, le vendite di dvd e blu-ray sono calate, lo scorso anno, del 6%; e una ricerca di Generator Research prevede un calo del 38% entro il 2018, a fronte di una crescita del 260% del mercato dello streaming. Un fenomeno simile è visibile nell’industria della musica, dove il canale di accesso per l’utente è sempre più spesso virtuale — da Spotify a Deezer a YouTube: i ricavi per abbonamenti sono cresciuti, a livello globale, del 51,3% nel 2013 rispetto al 2012, e l’International Federation of the Phonographic Industry scrive nel suo report 2013 che «le compagnie discografiche hanno adattato il loro modello di business, spostandolo dal possesso all’accesso». «Il libro, però, è altra cosa», spiega Marco Polillo, presidente dell’Associazione italiana editori, il cui giudizio — al netto del fatto che Amazon non abbia finora contattato autori ed editori sull’iniziativa, che comporterebbe una rinegoziazione dei contratti — «è scettico, ancorché solo epidermico».
Anche Andrea Cane, publisher per il marchio Utet di De Agostini libri, ha da eccepire sulla comparabilità di un accesso illimitato a libri rispetto a film o canzoni. «Sarebbe un cambiamento immenso. E non per forza negativo». La possibilità di leggere (senza possederli) un numero elevatissimo di libri potrebbe spingere all’acquisto dei titoli che hanno segnato, in qualche modo, la nostra vita. Un fenomeno simile sta avvenendo con i dischi in vinile, le vendite dei quali — dopo anni di crollo — sono tornate a impennarsi. «Potrebbe cambiare la natura delle biblioteche che abbiamo in casa, rendendole più curate», dice Cane.
«Il mondo dell’editoria è molto più frammentato di quello della musica», spiega Stefano Mauri, presidente del gruppo Mauri Spagnol. «Ma se questo può servire a ingolosire i lettori, a spingere chi magari già spende per un abbonamento a Spotify a farlo anche per i libri, quel che mi viene da dire è: perché no?»
C’è uno scambio di libertà, in uno sconvolgimento come quello lasciato intuire da Amazon. Da un lato, la libertà di consumare a piacimento, di assaggiare un libro per poi abbandonarlo senza spese, di portare intere biblioteche dentro un semplice supporto; dall’altro, quella di accumulare oggetti che indichino tappe di una vita, intellettuale e non solo, da trasmettere a chi sarà dopo di noi. È anche in questo scambio la rilevanza di una fuga di notizie che erano in fondo già lì, sotto gli occhi di chi volesse leggerle.