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 2014  luglio 17 Giovedì calendario

LA CINA RIPARTE MA NON DI SCATTO


Evviva. Il prodotto interno lordo cinese nel secondo trimestre del 2014 è cresciuto del 7,5% rispetto al 7,4% del primo trimestre del 2014. Il dato in sé non direbbe molto se non fosse per le aspettative, altissime, riposte dal Governo di Pechino su queste stime attese con grande ansia. Un flebile segnale, da valutare con grande attenzione. Perché i grandi macigni che ostacolano la ripresa non sono stati completamente rimossi e la Cina sta rivedendo ancora, a fondo, la sua struttura produttiva: cambiare impostazione da nazione export oriented a internal consumer non è impresa facile. Una rivoluzione copernicana di queste dimensioni non si realizza in una notte, né nelle spazio di un anno.
Il dato positivo dell’Istituto nazionale di statistica, però, dà conforto alle autorità cinesi, a loro avviso l’economia di Pechino mostra segni inconfutabili di una moderata ma stabile crescita. Il che non implica che l’orizzonte sia privo di nuvole, anzi.
Sheng Layun è il portavoce dell’Istituto nazionale di statistica cinese, nonché capo del dipartimento delle previsioni statistiche dell’Istituto. Alla notizia del 7,5% di crescita del Gdp cinese ieri, in conferenza stampa, la seconda più importante dopo quella di gennaio, allo State Council, Layun ha riferito, come un disco rotto, ripetutamente, che «la Cina non deve farsi condizionare dalle pressioni esterne che reclamano una crescita a doppia cifra». La crescita a doppia cifra, com’è noto, ormai è archiviata. La Cina è alle prese con aggiustamenti strutturali molto dolorosi, ma necessari e inderogabili.
C’è però un aspetto nuovo del quale rallegrarsi ed è, come ha rivelato Sheng Layun, quel 48% di vendite online in più rispetto al primo semestre del 2013, un fenomeno che trascina con sé molti servizi legati al terziario, ai servizi, all’e-commerce, all’hi-tech. Un dato eccezionale che fa credere alla Cina come il commercio online possa sanare molti mali, dall’eccesso di capacità alla logistica inadeguata, dall’insufficiente mercato interno ai flussi valutari sospetti.
Di fatto il Pil reale della Cina è aumentato del 7,5% nel secondo trimestre del 2014, migliorando sulla crescita del 7,4% nel primo trimestre. I dati mostrano comunque un ritmo più lento della crescita in 18 mesi. Il credito, in particolare, dimostra di essere la fonte di finanziamento dell’economia più forte. Più degli utili reinvestiti o dei risparmi delle imprese o dei privati stessi. Ciò è visibile sia nel tasso di crescita dei prestiti, che ha superato la crescita del Pil nominale in termini di un anno fa in ogni trimestre dal primo uarto del 2011, e dal tasso di crescita degli investimenti fissi finanziati dalle imprese, ancora in grado (ma fino a quando?) di investire nel settore dei servizi.
Il settore del real estate preoccupa tantissimo gli investitori ma anche lo stesso Governo centrale. «Alla base - sottolinea Sheng - continua a esserci una buona base di crescita sia delle nuove costruzioni che delle vendite, per questa ragione non siamo affatto preoccupati del calo registrato dal settore rispetto all’anno scorso».
C’è molta paura per il settore immobiliare ma l’Istituto di Statistica rassicura gli animi: anche se il real estate sta cercando di risolvere i problemi all’interno è anche vero che lo stock resta alto. Lo State Council non vede pericoli nel tanto vituperato settore virtuale, anzi. Come si diceva l’e-commerce, che ha raddoppiato le performance, sembra essere il nuovo driver dell’economia cinese. Il volume di vendite degli immobili, alla fine, è rimasto inalterato. Quindi, perché preoccuparsi?
«Steady grow» è il motto di Pechino e ogni segnale che va in questa direzione sembra quello giusto. Come ha ripetuto il portavoce dell’Istituto di statistica, gli aggiustamenti strutturali hanno permesso di ottenere progressi stabili nell’economia, incluse le misure di stimolo che - però - non saranno seguite da altre manovre entro l’anno. Il pacchetto di mini-stimolo varato quest’anno ha già contribuito a rivitalizzare il sistema delle piccole e medie imprese, ma non sarà semplice ripetere questa manovra entro l’anno.
La Cina ha ben presente gli effetti indesiderati dei pacchetti massicci di stimolo, tra questi quello varato nel 2008 che, in fin dei conti, si è tradotto in un massiccio intervento ben al di fuori dei normali criteri si sostegno all’economia. Ricordiamolo: un fiume di milioni di yuan è finito a finanziare opere non necessarie o attività completamente al di fuori di quanto richiesto anche dalle comunità locali.
Nella prima metà dell’anno l’economia cinese, tuttavia, può tirare un respiro di sollievo, i problemi interni ed esterni continueranno a incidere sullo sviluppo dell’economia del Paese. Ma gli aggiustamenti strutturali riusciranno ad attutire i contraccolpi. Il gap tra le entrate di lavoratori delle città e quelli delle campagna si sta riducendo e questo è considerato da Pechino un altro elemento positivo. Secondo Sheng Layun questo è un nuovo elemento a favore della svolta ormai innescata da Pechino.