Francesco Ninfole, Milano Finanza 17/7/2014, 17 luglio 2014
FRANCIA-ITALIA, SPREAD INGIUSTIFICATO
L’economia francese sta peggiorando e presto potrebbe ritrovarsi nelle condizioni di quella italiana, che già oggi è migliore secondo alcuni rilevanti indicatori come il debito privato, l’export e il surplus primario. È quanto emerge da un’analisi di Ubs, che ha confrontato i due Paesi.
In futuro Parigi pagherà inoltre uno scenario politico in cui sarà difficile introdurre riforme per il presidente Francois Hollande, che è uscito sconfitto dalle elezioni europee a differenza del premier italiano Matteo Renzi. La Francia, un tempo vista come una «versione a sconto dell’Europa core», è sempre di più «un’edizione premium della periferia» in termini di competitività, sostenibilità del debito e governance politica. Lo spread francese, tranne qualche picco, è però rimasto attorno ai 50 punti (ieri a 42), un livello molto inferiore a quello di Italia (ieri 163) e Spagna (147). La fiducia dei mercati è giustificata? «I dati recenti e, in modo più convincente, i principali indicatori mostrano che il primato dell’economia francese rispetto a quella italiana potrebbe essere arrivata alla fine», ha osservato Ubs. Il pil francese sembra orientato a scendere sotto la media degli ultimi dieci anni, e sotto il potenziale, al contrario di quello italiano. Nel primo trimestre il pil francese è rimasto stabile (-0,1% quello italiano), ma è stato condizionato positivamente dai livelli delle scorte.
La fiducia dei consumatori e dei privati, inoltre, è più alta in Italia.
In termini di competitività, sia Italia che Francia hanno perso terreno rispetto ai Paesi dell’Eurozona. Ma la crescita del costo del lavoro ha danneggiato di più Parigi: riguardo alla quota dell’export globale, la Francia ha perso terreno per il 20% rispetto all’Italia. Ubs ha poi ricordato che la Francia è nettamente superiore all’Italia nei dati sulla produttività (+12% contro -3% dall’introduzione dell’euro), ma ha sottolineato che Parigi paga la scelta di lavorare 35 ore a settimana. In Italia le ore lavorate sono superiori del 7%. È vero quindi che in Francia si lavora meglio, ma anche meno. Anche se la Francia resta in posizione di vantaggio sull’Italia, «l’aumento della produttività per lavoratore non è stata sufficiente a compensare lo svantaggio per le minori ore lavorate rispetto alla media dell’Eurozona».
Un approfondimento è stato poi dedicato alla sostenibilità del debito pubblico. Quello italiano è il più alto in Europa in rapporto al pil (Grecia esclusa), ma Ubs ha ricordato che il debito privato di società e famiglie è inferiore rispetto a quello francese (si veda grafico in pagina). Inoltre anche il debito pubblico francese è sceso sotto una soglia di sostenibilità misurata in base ai tassi attuali e al pil nominale. In aggiunta il debito francese è più dipendente di quello italiano dai creditori esteri.
Un altro punto di debolezza di Parigi è l’incapacità di creare avanzi primari (al netto degli interessi sul debito): il deficit primario francese è del 2%, mentre l’Italia ha un surplus del 2%. Il deficit complessivo di Parigi è al 4,5% e il Paese è sotto procedura Ue: l’Italia è invece vicina ma sotto il 3%, il livello massimo definito dal patto di Stabilità. Secondo Ubs, «l’attrattività relativa del debito francese rispetto all’italiano potrebbe non giustificare gli attuali livelli di spread».
L’ultima considerazione di Ubs, non per importanza, riguarda la situazione politica: «Renzi è popolare, Hollande no». L’amministrazione francese è addirittura la meno popolare del Dopoguerra, quindi per l’Eliseo sarà più difficile introdurre riforme su lavoro e pubblica amministrazione. «L’Italia appare più dinamica e più pronta a cambiare». Eppure, nonostante questi fattori, secondo Ubs sarà improbabile un allineamento dei mercati. A livello azionario, la maggiore dimensione delle imprese francesi costituisce un vantaggio competitivo rilevante. Nell’obbligazionario, la Francia viene considerata al riparo da default quasi come la Germania, perché altrimenti salterebbe l’Eurozona. Perciò finora i mercati non hanno guardato i fondamentali e lo spread è rimasto basso. Nel medio termine, però, questa percezione potrà cambiare se Hollande non riuscirà a dare una scossa all’economia.