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 2014  luglio 17 Giovedì calendario

PERISCOPIO


L’on. Bernini (il grillino dei microchip infilati in testa dalla Cia) propone di multare chi uccide le zanzare. Ma non è che i microchip nel cervello li mettono davvero? Il rompi-spread. MF.

La Santanchè è disposta a comprare l’Unità. Pur di non leggere Il Giornale del suo compagno Sallusti. Spinoza. Il Fatto.

Al Capritouch, boutique extralusso di Tonino Cacace ad Anacapri, le belle signore bostoniane, amiche dei Kennedy, hanno trovato il meglio del meglio. Carlo Rossella. Il Foglio.

Presto il voto sarà come il canone Rai, obbligatorio, contro l’astensionismo. Massimo Bucchi. ilvenerdì.

«Silvio Berlusconi quando mi ha visto si è incazzato. Mi ha detto: vaffa! Però scherzando. Lui mi ha guardato e mi ha detto che erano vent’anni che faceva politica. Gli ho risposto che sono 35 anni che scrivo di politica. Per questo gli ho detto che approvare così la riforma del Senato è una cazzata, un errore, poi lui può fare quel che gli pare. Io glielo ho detto». Così Augusto Minzolini intercettato dalle telecamere nascoste della web tv di Libero dopo la riunione di Silvio Berlusconi con i gruppi parlamentari. Minzolini racconta anche «hanno minacciato di deferire tutti ai probiviri e poi espulsione dal partito». Franco Bechis. Libero.

Il ministro degli esteri Federica Mogherini è sempre stata a contatto con i potenti del suo partito, il Pd. Cominciò al liceo Lucrezio Caro di Ponte Milvio diventando rappresentante di istituto. Subito entrò nel Pds e fece una carriera tutta al vertice, all’ombra dei segretari di turno. Fu con D’Alema ai debutti della sinistra giovanile. Con Fassino segretario entrò nel dipartimento esteri. Venne in confidenza col successore, Veltroni, fresco fondatore del Pd, grazie al marito, Matteo Rabesani, suo assistente quando Veltroni sedeva in Campidoglio come sindaco di Roma. Veltroni perciò la fece deputata nel 2008, poco prima di essere travolto dalla vittoria elettorale del Cav. Sostituito da Franceschini, Mogherini si appollaiò sull’omero del nuovo venuto, come poi su quello di Bersani e oggi su quello di Renzi. Giancarlo Perna. Il Giornale.

L’Afghanistan che si pone all’incrocio della via della seta, poi di quello della droga, del gas e del petrolio, è da sempre al centro del mondo. Louis Meunier, Les cavaliers afghans. Edition Kero.

Nel 1983 Gianni Agnelli decise di acquistare Palazzo Grassi a Venezia e ne affidò i lavori di ristrutturazione all’architetta Gae Aulenti, la stessa che tre anni prima aveva restaurato il Musée d’Orsay a Parigi. E oggi di chi è Palazzo Grassi? Del magnate francese François Pinault. Insomma, come imprenditore, l’Avvocato s’è rivelato una ciofeca. Dicono che se la cavasse meglio come seduttore. Non esistono testimonianze dirette in proposito. Neppure la sua. «Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che parlano di donne e quelli che parlano con le donne. Io di donne preferisco non parlare», si schermiva. Sbaglierò, ma secondo me, con l’altro sesso ha soprattutto chiacchierato. Il resto era leggenda. In ogni caso: che c’entra con l’economia?. Come uomo, ha collezionato fallimenti anche più atroci. Dei due figli avuti dalla principessa Marella Caracciolo di Castagneto, il primo, Edoardo, in aperto dissidio con il padre, si suicidò a 46 anni, gettandosi da un viadotto dell’autostrada Torino-Savona, e la seconda, Margherita, intentò causa alla madre per l’eredità. Come cittadino, non depone a suo favore la scoperta di tesori occulti, società offshore, finanziarie, persino moli marittimi, sparsi fra Svizzera, Liechtenstein e Francia, beni per milioni e milioni di euro di cui non v’era traccia nella sua denuncia dei redditi. Ma poiché come contribuente di cognome non faceva Berlusconi, mai gli fu torto un capello per evasione o frode fiscale. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Nego che Roma sia bella? No, ma certo (come dice Patrizia Cavalli) è brutta ad altezza d’uomo, quando ci si cammina dentro e non la si guarda dall’alto. Bella o no, se Roma fosse una donna, direi che non è il mio tipo. Le cose più belle di Roma sono nella luce delle grandi ville, o nascoste nel semibuio delle pinacoteche e delle chiese. Poi c’è il cielo, divino in tutti i sensi, monoteista e politeista, a piacere. Solo che non è davvero il suo cielo. Roma non lo merita. Alfonso Berardinelli, scrittore. il Foglio.

Ci hanno svegliati all’alba, urlando ordini in una lingua straniera. Ci hanno portati sulla riva del mare. C’era una madre con tre bambini piccoli, che non riusciva a starci dietro. C’era un uomo febbricitante che non si reggeva in piedi. Lo hanno lasciato all’accampamento: ancora dalla spiaggia lo si sentiva gridare. Da terra, il mare sembrava quieto e benigno, un immenso domestico animale (qualcuno, fra noi, non lo aveva mai visto). Ci hanno spinti su un vecchio barcone azzurro, saremo stati in cento. E mentre la riva si allontanava pensavamo: la guerra, la fame, le case sventrate, alle spalle, per sempre. Ma si alzava il sole, sempre più caldo: noi stretti, pigiati, i vestiti fradici di sudore e di urina. E l’acqua, ora la avremmo pagata qualsiasi cifra, ma la razionava avaramente quello che sembrava il capo. I bambini cominciavano a piangere. E l’orizzonte era una linea infinita, e noi soli di fronte alla maestà del mare: mentre un inesperto timoniere consultava una bussola, a cercare il nord. Marina Corradi. Avvenire.

Giolitti, nel 1925, fu molto cortese con me, mi parlò vagamente dei miei scritti (erano i primi), mi elogiò con cautela, poi mi disse: «Tempi brutti si preparano per la libertà degli scrittori. Stia attento». Io gli feci osservare, sorridendo, che il mio primo libro (La rivolta dei santi maledetti) era stato sequestrato proprio per ordine suo. Giolitti mi guardò sorpreso e, mi parve, un po’ impacciato. «Non ricordo», disse, «ma la differenza tra me e Mussolini è questa: che io, quando sono al potere, mi accontento di sequestrare i libri: e Mussolini sequestra gli autori. E sa perché? Perché io non leggo». Curzio Malaparte, Battibecchi. Shakespeare and Company, 1993.

Un tizio va a comprarsi un paio di scarpe. «Che numero ha?» gli chiede il negoziante. «Non so, 44-45».Le prova: «Non mi va mica bene. Facciamo qualcosa di più grande». «Proviamo il 46?». «Non mi va mica bene. C’ha mica un numero più grande?». «Guardi, oltre il 46 facciamo le valigie». Bramieri.

La donna è gelosa del presente, del passato e del futuro di un uomo. L’uomo solo del futuro. Roberto Gervaso. Il Messaggero.