Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 17 Giovedì calendario

AVEVA RAGIONE GELLI


Se Hitler era vegetariano (che poi non lo era) non è che allora ci strafoghiamo di carne. Del resto Hitler fece la prima campagna antifumo: non è che allora ci ammazziamo di canne. A Stalin piaceva Mozart: non è che allora ascoltiamo tutti Peppino di Capri. Eccetera. Il discorso è demenziale ma serve a dire che persino Licio Gelli poteva aver ragione in alcune cose: non perché fosse un genio visionario, ma perché il suo Piano di Rinascita democratica sosteneva anche dei progetti in parte banali e in parte condivisi da democrazie di tutto il mondo. Ecco perché esorcizzare i tentativi di riforma paragonandoli a quanto scriveva Gelli nel 1976 vedi Il Fatto di martedì resta di un livello intellettuale annichilente, minestra riscaldata persino per un pubblico para-grillino. Un Parlamento semplificato, un Senato regionale, un premier eletto dalla Camera, i decreti legge non emendabili, dei limiti all’ostruzionismo,
l’abolizione delle province, riduzione dei parlamentari: la verità è che certi propositi piduisti erano di assoluta usualità; oppure, come nel caso dell’Italicum, erano delle oasi di democrazia se paragonati alle liste bloccate che ci vanno cucinando. Altre proposte di Gelli, poi, non sono né banali né moderate: sono dei sogni. Tipo “dissolvere la Rai in nome della libertà di antenna” o ancora la chimera della “responsabilità civile dei magistrati”: quella vera, non l’inapplicabile legge Vassalli o il consommè che il ministro Andrea Orlando va preparando.