Carlo Turchetti, Corriere della Sera 17/7/2014, 17 luglio 2014
ESPIRITO SANTO: FUORI LA FAMIGLIA, ENTRA LIBONA
È una rete di protezione a maglie strette quella che il governatore della Banca centrale del Portogallo, Carlos Costa, ha steso attorno al Banco Espirito Santo (Bes), il primo istituto di Lisbona che la scorsa settimana ha propagato i timori di un default ai Paesi periferici dell’eurozona. Ieri le azioni Bes sono rimbalzate toccando un picco di 0,45 euro (+20%) nonostante la controllante indiretta Rioforte si appresti a chiedere in Lussemburgo l’amministrazione giudiziale per congelare le pretese dei creditori. Ma ormai è chiaro ai mercati che il cordone ombelicale con la proprietà è stato reciso. I destini del Bes e quelli della potente famiglia guidata dall’ex ceo Ricardo Espirito Santo Salgado corrono su binari diversi dalla sera del 13 luglio, domenica, quando le autorità di vigilanza di Lisbona hanno imposto un consiglio straordinario con la cooptazione a ceo del consigliere di Stato ed economista Vitor Bento e del nuovo responsabile delle finanze João Rato, già alla guida dell’agenzia per il debito pubblico. Fuori dal board tutti i membri della famiglia ossia il patriarca Ricardo Salgado nonché José Manuel e José Maria Espirito Santo. Un assetto che verrà formalizzato nell’assemblea convocata il 31 luglio all’Hotel Altis di Lisbona. Anche la quota azionaria della più nota dinastia di banchieri portoghesi si è ormai ridotta al 20% dopo la vendita di un blocco del 5% a Nomura cui è stata obbligata la controllante diretta Esfg per far fronte ai debiti.
Bento ha voluto rassicurare i mercati spiegando che la banca ha un’eccedenza di 2,1 miliardi sui parametri richiesti del core tier 1 (8%) rispetto a un’esposizione con le holding della famiglia di 1,18 miliardi. La banca centrale del Portogallo ha confermato che l’istituto di avenida de Liberdade resta solido e che «se anche servisse un aumento di capitale per far fronte ai rischi ci sarebbero nuovi azionisti interessati a intervenire» a fianco del Crédit Agricole che figura tra i soci maggiori con il 14,6% e della brasiliana Bradesco con il 3,9%. La vicenda è monitorata anche dall’Eurotower, a cui entro l’anno verranno trasferite le competenze di vigilanza. La percezione della Borsa di Lisbona è che il default sia stato scongiurato, nonostante si ipotizzi entro l’anno un aumento di capitale nell’ordine dei 2 miliardi. Il clima più disteso si è riflesso sui titoli pubblici con il rendimento del decennale portoghese sceso al 3,76% dopo giorni di fibrillazione.
Fin qui il conto più salato l’hanno pagato i soci Bes che da gennaio hanno visto scivolare la capitalizzazione del 60% a 2,1 miliardi. E con loro gli azionisti di Portugal Telecom, esposta per 847 milioni verso la Rioforte della famiglia Espirito Santo, un debito scaduto tre giorni fa e non pagato.
Il gruppo di tlc ha fatto sapere che è pronto a ricorrere a «ogni mezzo» per recuperare il credito, lasciando intendere che ricorrerà anche al contenzioso legale. Ma la protezione chiesta da Rioforte al tribunale del Granducato lascia poche speranze nell’immediato . Portugal Telecom è stata così costretta a rinegoziare il memorandum di fusione con la l’operatore brasiliano Oi a condizioni meno favorevoli. Dopo il merger i soci portoghesi avranno il 25,6% della nuova società anziché il 38% previsto nel piano originario.
Carlo Turchetti