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 2014  luglio 17 Giovedì calendario

I 60 ANNI DELLA CANCELLIERA MERKEL

I SUOI PREGI: DAL LOOK ALL’INDOLE, INCARNA LA NORMALITA’ -
di HERFRIED MÜNKLER
L’agire politico di Angela Merkel è di basso profilo, così come il suo atteggiamento e il suo look. Questo basso profilo non è l’esito di una strategia premeditata, bensì esprime semplicemente il carattere della Cancelliera: non si tira indietro, è riservata. I tempi di Angela Merkel sono quelli in cui il peso economico della Germania si è palesato come potere politico ed è diventato anche percepibile per i Paesi vicini, un colpo di fortuna — per la Germania, ma anche per l’Europa. La peculiarità del suo atteggiamento politico nasconde gran parte dell’inconsueto potere tedesco in Europa, che non è tuttavia ostentato e proclamato. La grande influenza della Germania sembra quasi normale perché Angela Merkel è l’incarnazione della normalità. La normalità ha sempre un che di banale. La rappresentazione della banalità è uno dei punti di forza politici di Angela Merkel.
Immaginiamo se, all’apice della crisi dell’euro, al vertice del governo tedesco ci fossero stati uomini come Helmut Schmidt o Gerhard Schröder: auto-consapevoli, sicuri di sé e delle proprie capacità, ostentatamente determinati e risoluti, refrattari al confronto: la politica del basta, dall’espressione attribuita a Gerhard Schröder. Il malcontento dei Südländer, a causa della necessaria politica di austerità (rappresentata disinvoltamente come diktat tedesco) a fronte dell’eccessivo debito pubblico, avrebbe trovato un obiettivo in una politica tedesca virile impostata su gesti eroici, da cui sarebbe scaturita un’immagine del nemico: un ritorno dell’arroganza teutonica, della vecchia volontà di potenza, di dominare l‘Europa; avendo fallito con la forza militare, si ritenterebbe con il potere economico.
Angela Merkel non fu scalfita da tali accuse: per attaccarla, i caricaturisti la rappresentavano con il vecchio elmo prussiano in testa, un paio di baffi sinistri sotto il naso avvolta nei drappi della svastica. Tutte queste caricature rimasero caratterizzazioni che non attecchirono. Le dichiarazioni e interviste di Frau Merkel erano un’unica negazione di queste insinuazioni. Angela Merkel preferiva essere austera e parsimoniosa, una vera casalinga sveva appunto, ma non si poteva descrivere come aggressiva e dispotica; questo ritratto non convinceva.
A Frau Merkel si rimprovera spesso di non avere visione politica, sia relativamente alla Germania che all’Europa. Questa osservazione è pertinente, ma è altrettanto giusto porla come rimprovero? La politica della Merkel significa, come si dice spesso in Germania, «navigare a vista»: non potendo vedere bene nella nebbia fitta, si va piano facendo attenzione a non finire fuori strada. Nel lungo termine non è una soluzione sostenibile per raggiungere un obiettivo, ma nel breve termine è la cosa più ragionevole che si può fare. La cosa giusta consiste nell’evitare di sbagliare. Nei suoi «Discorsi» Machiavelli illustra come Fabius Maximus Cunctator grazie ai suoi indugi avesse salvato Roma da Annibale. Successivamente arrivarono altri che praticarono una politica più offensiva. Ogni cosa ha il suo tempo, appunto. Anche in Europa ritornerà un momentum in cui una politica visionaria e risoluta sarà necessaria e vincente. Ora, tuttavia, una simile politica è troppo pericolosa, in quanto moltiplicherebbe le forze centrifughe in Europa. L‘Europa è in una fase attendista, di difesa e consolidamento. La si potrebbe definire la «fase Merkel».
(Traduzione di Ettore Claudio Iannelli)

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I SUOI DIFETTI: RETICENTE, CALCOLATRICE, L’ALLEATA DEI PIU’ FORTI -
DI EUGENE RUGE
La chiamiamo Mutti – espressione difficile da tradurre: addolcisce la parola Mutter (madre) che ha un suono piuttosto duro e allo stesso tempo aggiunge un tocco di provincialismo, di buona condotta da asilo infantile della Ddr. Non stava male nella Ddr. Come quasi tutti i suoi coetanei, era entrata nella Freie Deutsche Jugend, l’associazione giovanile della Repubblica Democratica Tedesca. Stando al suo biografo Gerd Langgut, era addirittura una funzionaria responsabile per l’Agitazione e la Propaganda. Non certo i presupposti ideali per la sua successiva carriera. O magari sì?
Delle sue abilità politiche ha dato prova per la prima volta solo dopo la cosiddetta Wende, la svolta. A pensarci bene si è resa conto che in fondo era stata sempre contro la Ddr. Era passato un mese dalla caduta del muro quando ha iniziato a lavorare per il neonato movimento di opposizione Demokratischer Aufbruch (risveglio democratico).
Da allora la sua carriera è stata favorita da varie casualità e svolte storiche, ma decisiva è stata la sua capacità di imprimere sempre la piega giusta agli eventi. Alla prima occasione ha cercato il contatto con il Cancelliere Helmut Kohl, che la chiamava la sua «ragazza» e ne ha accelerato la carriera. Tuttavia al momento giusto, quando è rimasto coinvolto nello scandalo per il finanziamento illecito al partito, ha preso le distanze anche da Kohl.
Angela Merkel non ha carisma. Non ha la battuta pronta ed è priva di qualsiasi appeal. Eppure anche questa si è rivelata una fortuna: essere sottovalutata da molti. È stata sufficientemente furba da allearsi con i più forti – e da sciogliere i patti quando appariva opportuno. Ha avuto la pazienza di aspettare il momento giusto, prima di attaccare o eliminare gli avversari oppure all’occorrenza sbarazzarsene con tanti complimenti.
Il suo principio è non avere principi. O per meglio dire, il suo principio è l’utilità politica. Quando le è servito ha fatto marcia indietro sull’uscita dal nucleare già decisa dal governo rosso-verde. E quando le è servito ha messo in scena la sua personale uscita dal nucleare.
Forse la sua fortuna sono proprio le crisi degli ultimi anni. Nella gestione delle crisi si è conquistata un’apparenza di profilo politico — sebbene non siano suoi nemmeno i programmi di gestione della crisi. Ricordo che, dopo il crac Lehman Brothers, aveva annunciato che «da noi» problemi di quel genere non ce n’erano, per poi poco dopo seguire invece il piano di Gordon Brown, salvando banche dissestate con i miliardi dei contribuenti.
Anche la positiva situazione economica della Germania — più esattamente bisognerebbe dire: delle imprese tedesche — non è del tutto opera sua, come forse si ritiene all’estero, bensì soprattutto del suo predecessore, il socialdemocratico Gerhard Schröder, che con la sua Agenda 2010 ha fatto parecchi regali alle grandi imprese — purtroppo a spese dello stato sociale.
Perché diamine allora la Merkel ha tanto successo? Perché i tedeschi la votano?
Io credo che Angela Merkel incarni in maniera ideale il modello di politico della nostra epoca. Non ha una posizione definita né una visione. Non cerca il dialogo. Si barcamena. Blandisce, fa promesse, minimizza. Che una persona così goffa, un’outsider della politica gestisca i complessi problemi del mondo rassicura gli elettori: tanto male non può essere. La frase più importante del suo duello televisivo con il maldestro ma combattivo Peer Steinbrück era rivolta al pubblico. «Voi mi conoscete bene!», ha detto. Ed è stata la sua più grossa bugia.
Nessuno la conosce. Le sue decisioni le prende in segreto. La sua azione politica si svolge nei retrobottega. Agli elettori si rivolge come Mutti — dietro le spalle tratta con i grandi capi. Si fa consigliare da Joseph Ackermann — proprio durante la crisi delle banche! Sta al telefono per tre giorni nel tentativo di ribaltare all’ultimo momento il compromesso raggiunto dall’Unione Europea per la riduzione dei gas di scarico, schierandosi a sostegno dell’industria automobilistica tedesca. La pigrizia mi impedisce di fare i calcoli, ma penso che alla fine persino l’uscita dal nucleare si dimostrerà un affare per l’industria atomica tedesca.
La chiamiamo Mutti, ma in realtà è soprattutto la mamma del capitale finanziario internazionale e i tedeschi la votano un po’ perché non ci credono e un po’ perché sono convinti che con il grande capitale internazionale conviene andarci d’accordo.
Tuttavia, malgrado tutte le critiche, voglio rivolgere almeno un elogio ad Angela Merkel nel giorno del suo compleanno: finora nella crisi ucraina ha saputo mantenere i nervi saldi. Pur essendo ben lungi dal concepire o appoggiare un nuovo piano di sicurezza per l’Europa — urgentemente necessario — che si sganci finalmente dai dogmi della guerra fredda e abbandoni le strategie statunitensi di gestione delle crisi, tanto rischiose quanto infruttuose, almeno ha continuato a dialogare con il nuovo mostro prediletto dall’Occidente. Minimizzando, con poca trasparenza, insomma con il tipico stile Merkel — almeno finora — ha impedito un’escalation di questo pericoloso conflitto.
Grazie cara Mutti. Sinceramente.
(Traduzione di Maria Franca Elegante)