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 2014  luglio 17 Giovedì calendario

BLITZ ITALIANO IN USA: A GTECH I CASINO’ DI IGT. VIA AL COLOSSO DEI GIOCHI

Per una volta è una società italiana, Gtech a rilevare il controllo di una rivale americana International Game Technology, e a lanciare un’offerta da 6,4 miliardi di dollari (di cui 1,7 miliardi di dollari di debiti), pari a complessivi 4,7 miliardi di euro, da cui nascerà un colosso mondiale dei giochi.
L’operazione fa volare le quotazioni del gruppo Usa dell’8,2%, ma anche Gtech ha guadagnato in Piazza Affari il 4% chiudendo sopra quota 19 dollari per azione. Il matrimonio delle due società permetterà di realizzare a regime 280 milioni di dollari di sinergie all’anno, di rifinanziare a tassi inferiori il costo medio del debito dell’ex Lottomatica, di creare nuove opportunità di crescita nel mondo e di beneficiare di un regime fiscale agevolato dato che la sede del nuovo colosso sarà basata in Inghilterra. Al termine dell’operazione, che sarà finanziata per tre quarti ricorrendo a nuovo debito (3,5 miliardi di dollari) e per il resto emettendo nuove azioni Gtech, il gruppo De Agostini che attualmente controlla il 59% della società italiana si diluirà al 47% del nuovo colosso dei giochi. L’intesa non dovrebbe incontrare problemi antitrust dato che le due società che operano in segmenti diversi del mercato dei giochi. Mentre Gtech è specializzata nella gestione delle lotterie e dei giochi in concessione, Igt è il leader Usa nella produzione di slot machine, anche se la sua quota di mercato in questo segmento — secondo alcune stime — è scesa dal 60% del 2003 al 41% registrato nel 2013. Ieri anche il gruppo De Agostini ha diffuso i risultati 2013: ricavi scesi a 4,9 miliardi (5 miliardi del 2012) per colpa delle attività editoriali, mentre il margine lordo è rimasto stabile a 1,15 miliardi e l’utile fermo a quota 24 milioni. «Nel 2014 le nostre attività potranno continuare a rafforzarsi, ma resteranno condizionati dal quadro macroeconomico in Europa e in Italia — ha commentato Lorenzo Pellicioli, che è ad di De Agostini spa — In questo contesto sarà quindi necessario accelerare il turn-around dei business con criticità, continuare nella semplificazione del portafoglio e nell’internazionalizzazione delle nostre attività». Come ieri ha fatto Gtech puntando tra debiti e capitale 4,7 miliardi di euro sugli Usa.

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SLOT MACHINE-LOTTERIE, DE AGOSTINI BATTEZZA IL NEO LEADER MONDIALE -
Nasce il più grande gruppo al mondo dei giochi che avrà il suo cuore negli Stati Uniti, la sede fiscale in Inghilterra ma sarà controllato e guidato da manager italiani. Per capire la ratio dell’operazione annunciata da Gtech occorre ricordare che il settore delle slot machine dove Igt è leader ha margini più alti rispetto alla gestione delle lotterie, ma il presidio di entrambi sarà vitale per il gruppo guidato da Marco Sala per poter vincere più facilmente le future privatizzazioni dei giochi messe all’asta in tutto il mondo.
Dopo la crisi finanziaria iniziata nel 2007 tutti i governi all’atto di rinnovare le concessioni per la gestione delle lotterie hanno preteso dalle società commissioni d’entrata sempre maggiori, proprio mentre i capitali sul mercato scarseggiavano. In questo modo il costo del debito per le società è salito e ha messo a dura prova anche un settore profittevole come quello dei giochi. In questo quadro, dopo il rinnovo milionario del Gratta & Vinci del 2012 e in vista della scadenza di quello del Lotto atteso per il 2016, per Gtech era vitale diversificare
sia le fonti di reddito sia quelle di finanziamento. A fine 2013 l’89% degli utili operativi di Gtech era generato in Italia, come i suoi 2 miliardi di debiti finanziati ai tempi dello spread a 400 che comportano un interesse medio annuo del 6%. Una penalizzazione che riguarda tutte le aziende basate in Italia, anche quelle che a dispetto della recessione continuano ad aumentare i profitti. L’occasione di rifinanziarsi a tassi più contenuti spostando il baricentro negli Usa, dove i tassi a trent’anni sono ancora molto bassi e le potenzialità di crescita enormi, è arrivata quando una pubblic company quotata al Nyse, la Igt, è entrata in difficoltà a causa dello spostamento dei clienti su Internet a scapito dei Casino. Il 90% del fatturato del gruppo Usa è infatti
rappresentato dall’attività classica delle slot machine mentre il settore dei giochi online, in forte crescita, contribuisce solo per un decimo dei 2 miliardi di ricavi. Questo è il motivo per cui Igt ha iniziato a spingersi in Asia attraverso alleanze con partner locali, un’area nella quale ha intenzione di investire ancor più dal momento che Casino e slot machine stanno spopolando e stanno crescendo nuove capitali del divertimento come la cinese Macao.
Gtech ha sfruttato l’occasione della momentanea debolezza di Igt per creare un gruppo che a fine anno fatturerà 4,5 miliardi con 1,5 miliardi di margine operativo lordo. Tutto ciò partendo dall’Opa del 2002 lanciata da De Agostini quando la società generava 875 milioni di ricavi. In dodici anni, grazie a una serie di acquisizioni all’estero, per lo più finanziate a debito sul mercato, il gruppo di Novara è riuscito a moltiplicare per cinque il giro d’affari della società italiana, portandola ad avere un’incidenza dei margini sui ricavi pari al 33 per cento. Gtech è dunque un esempio virtuoso di come un oligopolio statale come il Lotto, grazie ai capitali privati, sia diun business globale pur controllato da una famiglia italiana, ora socia al 47% del nuovo colosso. I Boroli e i Drago, affidando la gestione operativa a Lorenzo Pelliccioli che arrivava dal successo dell’operazione Seat, sono tra i pochi nel panorama del capitalismo italiano ad essere riusciti nell’impresa, un po’ come ha fatto in quarant’anni Leonardo Del Vecchio con la Luxottica partita da un piccolo laboratorio di occhiali per conto terzi. Con una differenza non di poco conto: mentre il cavalier Del Vecchio, che da anni realizza due terzi del suo giro d’affari negli Usa, continua a pagare le tasse in Italia, dato che sede legale e fiscale di Luxottica è Milano, la Gtech ha deciso di trasferire la sede fiscale a Londra per beneficiare di una tassazione agevolata in un paese dove realizza solo una frazione del suo giro d’affari.