Goffredo De Marchis, la Repubblica 17/7/2014, 17 luglio 2014
L’ATTESA DEL MINISTRO: «IO FILO-RUSSA? MA PUTIN L’HO VISTO DOPO GLI UCRAINI»
L’appuntamento telefonico con Renzi è per la notte, un contatto tra Bruxelles e Gerusalemme. Federica Mogherini non può fare altro che aspettare e lavorare al dossier mediorientale. «Non mando messaggi, non ho scritto lettere per convincere qualcuno. La partita è nelle mani dei capi di governo e di Matteo, com’è giusto che sia». La serata in Israele non prevede appuntamenti istituzionali particolarmente delicati, dopo il pomeriggio dedicato soprattutto al colloquio con Netanyahu. Ma già oggi il ministro degli Esteri sarà a Ramallah e Betlemme, la sera arriverà ad Amman, venerdì concluderà la sua missione di Stato in Egitto. Un programma fitto con un orecchio alle notizie che arrivano dal vertice europeo dove si decide se la Mogherini sarà o meno il prossimo “ministro degli Esteri” della Ue, una delle cariche principali dell’Unione.
Le critiche che arrivano da alcuni Paesi dell’Est e gli attacchi del Regno Unito non la turbano più di tanto. «Anche perché so che non sono contro la mia persona - spiega ai collaboratori -. Sono polemiche strumentali che investono l’Italia e il suo ruolo». Non ha sbagliato mosse. L’accusa di essere filo-russa le strappa persino un sorriso. Rientra nella sfera dei paradossi della politica, delle lotte di potere dentro la Ue. Lei ha una storia improntata all’atlantismo, testimoniata dal suo lavoro, durato parecchi anni, come anello di congiunzione tra il centrosinistra italiano e i democratici americani. Una storia difficile da riscrivere in pochi giorni. «Comunque io sono stata prima in Ucraina e poi a Mosca da Putin...», osserva. Una cronologia che conferma la strumentalità delle critiche.
In una fase come questa è abbastanza naturale che il capo del Cremlino cerchi sponde in Europa. Lo ha fatto anche con la Farnesina. La crisi in Ucraina divide la comunità internazionale e Putin prova a sedurre partner europei a tutto campo. Ma la Mogherini non si è lasciata sedurre. E se il sospetto è che la prudente posizione italiana sulle sanzioni sia da ricondurre a un’asse Roma- Mosca, beh è un sospetto troppo fragile. L’Italia e la Germania hanno frenato sulle sanzioni, sponsorizzando un intervento graduale contro la Russia, per non bruciarsi subito una soluzione negoziale. «Per avere margini di manovra e non far precipitare la situazione...», è la spiegazione che danno alla Farnesina.
I giornali inglesi non sono teneri. Ma Mogherini comprende che il primo ministro britannico Cameron cerchi di dimostrare il suo peso dopo il cattivo risultato delle Europee e la sconfitta su Juncker. Le contestazioni di alcuni paesi dell’Est sono invece legate a «legittime» aspirazioni, a candidati alternativi che possono arrivare dalle loro classi dirigenti. Ha un pretendente per l’Alto rappresentante della politica estera della Ue la Polonia con Ratoslaw Sikorski. Ce l’ha anche la Bulgaria che fa correre una donna come la Mogherini: è Kristalina Georgieva, già commissario nell’ultima legislatura. «Fanno la loro battaglia...», dice la Mogherini alle persone del suo staff. Tutto normale. Sono le regole del gioco.
Meno normale, più legato al gioco di specchi e di sottigliezze delle euroburocrazie, è la critica per la giovane età e l’inesperienza. Non aveva un curriculum diplomatico fittissimo nemmeno l’attuale Mrs Pesc Catherine Ashton, che prima di essere scelta come ministro degli Esteri Ue, era stata appena un anno commissario europeo. Quindi, l’ostacolo non può essere quello e se lo è non è insormontabile. Il “derby” con Enrico Letta invece si gioca tutto nella stanza dei capi di governo e Mogherini se ne tiene lontana. Non fa parte del giudizio che si può dare del suo lavoro e della sua persona.
La giornata è stata lunga, fitta di impegni. Ma il titolare della Farnesina non nega di avere un pensiero alla decisione dell’Europa. «Certo, gli echi di questa polemica li sento, ne sono consapevole ma per me è solo un rumore di fondo», racconta in una pausa tra gli incontri. «Sono fatta così, questo è il mio carattere, sono una persona tranquilla, e soprattutto sono concentrata sul lavoro che faccio: e il lavoro che faccio oggi è questo, ed è a questo che penso. Se un giorno ne avrò altro mi concentrerò su quello con altrettanta dedizione. Ma oggi il mio lavoro è questo ». Dunque oggi si ricominci, in uno scenario di guerra. «Ora la priorità numero uno è fermare l’escalation di violenze, il lancio di razzi su Israele. D’altra parte siamo molto preoccupati per le vittime civili a Gaza, la situazione nella Striscia», spiega la Mogherini. E per verificare la posizioni di tutte le parti in campo il ministro sarà anche in Giordania e al Cairo.