Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 16 Mercoledì calendario

SIGNORINA GRANDI RIFORME


Roma, luglio
Quando la incontrò per la prima volta, Silvio Berlusconi le disse che era troppo carina per essere comunista. Infatti, non lo è: Maria Elena Boschi è di sinistra, certo, ma alla maniera renziana. E del renzismo è diventata il biglietto da visita, il volto sorridente. Ha appena portato in Aula la Riforma del Senato annunciata dal premier all’inizio del suo mandato e ottenuta negoziando con Forza Italia e contro le correnti minoritarie del Pd. Si è mossa con abilità, al punto che ricorderemo tutti questa legge come la Riforma Boschi, nonostante i relatori siano Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega). A cui, però, è riuscita a lasciare la paternità dell’emendamento più controverso, quello sull’immunità dei nuovi senatori. Un’astuzia degna della Dc della Prima Repubblica, dissimulata dietro occhioni celesti, boccoli biondi e piglio da rottamatrice. Qualcuno vede in lei la sintesi perfetta delle larghe intese: fascinosa come Mara Carfagna, volitiva come Daniela Santanchè (sia pure meno aggressiva), il tutto riassunto anzitempo (era il 2012) da quel soprannome, la «giaguara», nato dalle sue scarpe maculate e presto ammantato di connotazioni politiche. Secchiona, ha imparato a utilizzare la più scontata delle accuse che le si fanno (sei troppo giovane) come un’arma. Di fronte alle critiche sul Senato non elettivo previsto dalla sua Riforma, per dire, ha fatto notare: «Quando l’Ulivo lo mise nel programma avevo 15 anni». E fine della discussione.
Renziana della seconda ora
Alle primarie di Firenze perse da Renzi nel 2009 la Boschi sosteneva il dalemiano Michele Ventura. Di lì a poco, sarebbe entrata da avvocato nello studio legale di Umberto Tombari («Guadagnavo 100 mila euro lordi l’anno», ha detto a Sette), dove lavorava uno dei suoi amici più stretti, l’attuale tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e dove si è formata anche Anna Genovese, appena nominata commissario Consob.
Per caso (un parere gratuito per sciogliere una bega legale sulla privatizzazione dell’Ataf, la municipalizzata del trasporto pubblico fiorentino) viene notata da Renzi, di cui inizia a seguire le iniziative. Quando nel 2012 Matteo lancia sul serio la sua scalata al Pd (e a Palazzo Chigi), la chiama mentre è in vacanza in Sardegna e le dà 24 ore di tempo per decidere se salire sul camper o no.
L’ex, attore di gran fascino
Narrano le agiografie (solo quelle si trovano in giro), che i suoi genitori si conobbero a un comizio della Dc, si innamorarono ed ebbero Maria Elena e poi altri due figli, Emanuele, a cui il ministro ha appena fatto da testimone di nozze, e Pierfrancesco, ingegnere, otto anni più giovane di lei. È cresciuta a Laterina (dicono sia il paese che fa da sfondo alla Gioconda di Leonardo, di certo ha dato i natali a Pupo), in una casa tutta rosa, dove cerca di tornare tutti i weekend per riappropriarsi un poco della vita di prima: la birretta con gli amici, un film, un concerto jazz. Ma è tutto quello che si sa sul suo privato.
Di sé la Boschi concede infatti pochissimo. Sogna figli ma è single dall’inizio del 2013, quando è finita con «un ragazzo bello e in gamba, che vota Pd». Una storia importante, durata quattro anni. Il nome lei non lo fa, ma è quello di Andrea Bruno Savelli, attore (Don Matteo, El Alamein), regista e scrittore fiorentino, dieci anni più di lei e sì, è bello come lo ricorda “la Ministra”. Tifoso della Fiorentina, opinionista di calcio su reti locali (ma anche a Quelli che il calcio, ai tempi della conduzione di Simona Ventura), su uno dei suoi profili Facebook campeggia ancora il link all’intervento della Boschi alla Leopolda, nel novembre del 2011.
Anche quando l’amore è finito (pare lui fosse gelosissimo e lei comprensibilmente gasata dall’inarrestabile ascesa), tra Savelli e la Boschi i rapporti sono rimasti affettuosi e cordiali. Si sentono ancora e il 2 aprile scorso erano anche insieme a Laterina: Savelli l’ha invitata all’intitolazione del teatro cittadino (di cui è direttore artistico) al compianto Carlo Monni. Con loro, c’era anche Stefania Agresti, mamma di Maria Elena e vicesindaco di Laterina. Solo due settimane prima, la Boschi aveva presentato a Firenze il libro (L’ultimo harem) di Angelo Savelli, papà di Andrea.
La vita romana
Appena sbarcata a Roma, ai tempi in cui l’allora premier Enrico Letta doveva stare sereno, Maria Elena e gli altri renziani doc mangiavano pizze alla buona al Baccano (vicino alla Fontana di Trevi) e si incontravano per un aperitivo o un drink al Salotto 42, in Piazza di Pietra, poco lontano da Montecitorio, in una posizione che col senno di poi pare più un appostamento per la conquista di Palazzo Chigi. Da quando Renzi è al Governo e vive blindato a Palazzo Chigi, anche Maria Elena si ritrova sempre più spesso a tirar tardi con riunioni operative con quello che i cronisti parlamentari hanno giù ribattezzato “Il Giglio Magico”. Un gruppo ristretto di fedelissimi, per lo più toscani, con cui Renzi si confronta sul da farsi. Ne fanno parte proprio Francesco Bonifazi, lo schivo braccio destro del premier Luca Lotti, Luca Di Bonaventura, cresciuto all’Ansa di Firenze e ora collaboratore di Lotti e Boschi, ramo comunicazione. A questi, si aggiungono Graziano Delrio e il portavoce del premier Filippo Sensi. Ora le pizze le portano in un cartone a tarda sera. Niente più Baccano.
La rivoluzione del Look
È arrivata alla Camera col suo guardaroba da avvocatessa: tailleur, per lo più, gonna o pantalone. Tempo per lo shopping ne ha poco, dicono faccia ogni tanto acquisti on line oppure da Zara (da Palazzo Chigi, basta attraversare la strada), ma ora non sono più solo tailleur, anche vestiti. All’inizio faceva quasi un vanto di quella certa naiveté che molti le riconoscevano: niente make up e niente parrucchiere, i capelli li curava da sé. Da qualche tempo, però, Maria Elena Boschi è più ricercata nel look, osa di più. Una lenta mutazione, innanzitutto nella scelta dei colori: il blu acceso ormai celebre indossato al giuramento al Quirinale, il fucsia sfoggiato alla parata del 2 giugno. E ancora: la treccia di lato la sera della vittoria del 40,8 per cento alle elezioni Europee; la scollatura generosa dell’abito rosso al Maggio Fiorentino; la schiena nuda al matrimonio del fratello Emanuele.
Il merito, dicono nell’entourage, sarebbe in parte dei consigli dell’impeccabile Alessia Morani, deputata Pd (Commissione Giustizia) di Pesaro, con cui in questi mesi ha legato molto. Tacco 12 perenne, quando rincasa (a piedi) la Boschi tira fuori dalla borsa sempre piena ballerine “usa e getta”, che compra in farmacia. Vorrebbe essere più magra, più atletica, dice. E nei corridoi c’è chi fa notare che, come Matteo Renzi, da quando è al governo è ingrassata, ma di solito c’è sempre nei paraggi qualcuno che aggiunge un «così è ancora più bella» con aria sognante.
in rete, poesie dedicate a lei
E a proposito di sogni, su Facebook a Maria Elena hanno dedicato una pagina, Boschi incantati (3.700 iscritti), in cui le si fanno dichiarazioni in versi. Tra le più recenti La Bosconda: «Se ci fosse il gran maestro, se Leonardo fosse vivo/ Saresti il suo soggetto: ci pare assai oggettivo/ I lineamenti morbidi e quel senso di mistero/ Che splendido dipinto, capolavoro vero». No, non ce lo siamo inventati.