Mattia Feltri, La Stampa 16/7/2014, 16 luglio 2014
“DERIVA AUTORITARIA”, “SERVE LA RIVOLUZIONE” LA RIFORMA CHE TUTTI (A PAROLE) CONTESTANO
Sergio DIVINA (Lega)
«Il termine «machismo» in passato si sposava molto con «fascismo». Adesso usiamo il termine «renzismo» che forse è ancora peggio di «machismo». Mi riferisco all’ostentazione di forza e di sicurezza: facciamo una riforma al mese; facciamo una riforma al giorno; diamo la scadenza; chi non condivide e le voci fuori dal coro sono spazzate via».
Daniela DONNO (M5S)
«Il Senato diventerà un autopark, una specie di parcheggio politico a tempo, con grattino alla mano e scadenza del mandato fino alla caduta della Giunta».
Rosario TARQUINIO (FI)
«Dico io: ci sono la dignità e l’amor proprio di ognuno di noi. Come ci si può piegare a tutto questo? Come ci si può piegare ai diktat? Come ci si può piegare a un governo che impone le riforme? In altri tempi ci sarebbe stata la rivoluzione!».
Domenico SCILIPOTI (FI)
«Guarda caso, un signore che portava il cognome Goldoni riferendosi agli arlecchini (e qui dentro ce ne sono tanti), affermava che nemmeno Arlecchino può avere due padroni. Però ce lo scordiamo. Oggi avviene il contrario: gli Arlecchino potranno avere due padroni».
Vito CRIMI (M5S)
«Vogliamo parlare di un referendum che solo otto anni fa aveva bocciato una riforma molto simile, ma per certi versi forse migliore di quella ora in esame perché almeno prevedeva l’elezione a suffragio universale? Qualcuno l’ha definita «una discreta cagata» rispetto a questa, che lo è invece in maniera totale!».
Salvatore DI MAGGIO (PI)
«È contro questa arrogante sfacciataggine che dovremo resistere, affinché, come ebbe a dire Salvador Allende “ciò possa costituire una lezione nella storia ignominiosa di coloro che hanno la forza ma non la ragione”».
Nitto PALMA (FI)
«Credo che vi sia davvero il rischio di una deriva autoritaria».
Antonio D’ALÌ (Ncd)
«Se dovessimo interpretare come propedeutiche ad una dichiarazione di voto tutte le dichiarazioni che ho sin qui ascoltato dovrei dire che questa riforma non passerà. Ho invece la sensazione che questo dibattito assolutamente e opportunamente ampio, ma non indirizzato a modifiche stia servendo a molti come una sorta di lavatrice della coscienza per poi poter dire: io queste cose le avevo dette, ma poi abbiamo dovuto votare diversamente».
Stefano LUCIDI (M5S)
«Allora vi chiedo ancora: perché permettete a Renzi di fare quello che gli Italiani con un referendum nel 2006 impedirono di fare a Berlusconi, il quale chiedeva un Senato di rappresentanza di secondo grado, com’era scritto nel Piano di rinascita democratica del 1976 di Licio Gelli?».
Emilia DE BIASI (Pd)
«Devo dire di condividere l’impianto della riforma (...) Mi sento quindi tranquilla nel dire che è arrivato il momento di cambiare verso».
Paolo TOSATO (Lega)
«Il Veneto si trova tra due Regioni a statuto speciale, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, cui noi non vogliamo togliere l’autonomia che si sono conquistate, ma vorremmo semplicemente essere trattati allo stesso modo».
Elena FATTORI (M5S)
«Voi pensate che se ci fosse stato il monocameralismo ai tempi di Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi, Bettino Craxi o Francesco Cossiga avremmo risolto i problemi dell’Italia o avremmo avuto una dittatura? (...) Sinceramente, mi vergogno di far parte di questa legislatura e di assistere alla distruzione di quello che da anni consideravo il posto più sacro della nostra Repubblica devastato da persone indegne».
Serenella FUCKSIA (M5S)
«Aggiungo inoltre che, anche nell’ipotesi di un sistema parlamentare monocamerale (opzione che personalmente non rifiuto a priori ed anzi mi è sempre piaciuta, ma al momento da escludere per una lunga serie di motivi), ad essere mantenuto dovrebbe essere proprio il Senato, sia per i costi inferiori, sia per ragioni storiche. Nella Roma antica c’era il Senato, non la Camera. Senatus Populusque Romanus».
Pierferdinando CASINI (PI)
«I tentativi trentennali di riforma delle istituzioni costituzionali richiamano alla mente il mito di Sisifo, condannato a spingere per l’eternità un enorme masso in cima ad una montagna. Una volta giunto in vetta, il masso invariabilmente riprecipitava a valle».
Alessia PETRAGLIA (Sel)
«L’Istat ha detto che ci sono 10 milioni di poveri, pari al 16,6 per cento della popolazione. Dovreste allora usare quel coraggio per fare l’unica riforma costituzionale davvero urgente: togliere dalla Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio».
Francesco GIACOBBE (Pd)
«Sono orgoglioso di far parte di questo Parlamento, che discute, elabora, critica, propone, approva cambiamenti radicali e fondamentali. Onestamente sono anche grato al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi che, con il suo entusiasmo e con la sua forza, spinge, impone e incoraggia questa grande spinta innovativa».