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 2014  luglio 16 Mercoledì calendario

I GUAI DI LISBONA PER QUELLA BANCA USATA COME UN BANCOMAT


Letto oggi suona più che beffardo. Il titolo dell’ultima presentazione agli investitori, di solo pochi giorni fa, del Banco Espirito Santo recita perentorio: "Una storia di successo e di crescita sostenibile nel lungo termine". Non poteva essere fuori luogo più di così. La bufera che ha investito la prima banca portoghese irride a quell’ottimistica messa in scena. La banca infatti ha visto in pochi giorni dimezzarsi le quotazioni: un fuggi fuggi degli investitori preoccupati per le sorti della banca lusitana che rischia il crac. Non per colpa sua, ma in via indiretta. È la gravissima situazione finanziaria della holding della famiglia Salgado, la Espirito Santo Financial Group, che da 23 anni è il primo azionista dell’istituto, che si sta riverberando sulla banca. Le irregolarità e le mistificazioni contabili scoperchiate dalle autorità nelle ramificazioni lussemburghesi della scatola della potente famiglia di Lisbona e l’amara scoperta di una totale mancanza di liquidità per pagare gli interessi in scadenza, gettano una luce sinistra sui veri conti della banca. Che per anni ha di fatto svolto una funzione di vero e proprio bancomat al servizio delle scorribande finanziarie del proprio principale azionista. Se crolla il gruppo Espirito Santo, la banca quotata a Lisbona, rischia la stessa fine. Neanche il cambio al vertice dell’altro ieri ha scongiurato la fuga degli investitori. Anche ieri il titolo ha lasciato sul campo il 14% del suo valore. Già la banca di suo non godeva di grande salute: nel 2013 le perdite sono ammontate a 517 milioni frutto soprattutto delle svalutazioni di crediti per 1,4 miliardi. Ma ora l’incubo è quello di dover incassare perdite miliardarie una volta fatta chiarezza sugli intrecci pericolosi tra banca e la holding della famiglia più in vista del Portogallo. Gli analisti hanno cercato di sbrogliare la matassa di crediti che aggroviglia la banca e i suoi azionisti. La sola esposizione diretta verso l’Espirito Santo Group è di 1,5 miliardi. Ma poi c’è l’esposizione indiretta figlia della vendita di carta commerciali della holding ai clienti della banca. Qui la cifra sale e di molto. Siamo a quota 2,9 miliardi, il che porta la montagna di crediti e garanzie fornite dalla banca alle ramificazione societarie dei suoi controllori a 4,4 miliardi. Un livello monstre, dato che il capitale della banca è di poco più di 6 miliardi e in Borsa il gruppo bancario vale poco più di 2 miliardi. Non è detto ovviamente che la montagna di crediti e garanzie debba essere svalutata integralmente. Tutto dipenderà dall’evoluzione della situazione a monte della banca. Certo è che la struttura finanziaria parla di una holding sull’orlo del collasso. Una della controllate Rioforte deve ripagare 840 milioni a Portugal Telecom e pare che abbia chiesto l’ombrello della protezione dai creditori. Soldi evidentemente non ce ne sono. Un grosso guaio a Lisbona che rischia di appannare il settore bancario in Europa.