Paolo Nori, Libero 16/7/2014, 16 luglio 2014
L’ARTE DI LEGGERE CON LE ORECCHIE I LIBRI SI RACCONTANO DAL LEGGIO
Qualche anno fa ho parlato con una ragazza che si stava laureando su un autore tedesco contemporaneo, era appena tornata dalla Germania, dove era stata per scrivere la tesi, e metà del tempo aveva lavorato con gli occhi, metà del tempo con le orecchie, perché nelle biblioteche tedesche, oltre che leggere libri, aveva ascoltato molti file sonori, visto che lì, in Germana, a sentire quel che diceva quella ragazza, conservavano e classificavano i file sonori con la stessa cura e la stessa attenzione con la quale, in Italia, si conservano e si classificano i libri.
Allora qualche anno fa, con Ermanno Cavazzoni, avevamo pensato che sarebbe stato bello fare, in Italia, un archivio sonoro della letteratura, un posto dove convogliare, conservare, classificare e rendere disponibili per gli studiosi e gli appassionati la maggior parte delle registrazioni sonore che, quotidianamente, sono prodotte dai protagonisti, dagli studiosi e dagli appassionati della letteratura italiana contemporanea (pensavamo di conservare e classificare sia le letture che i dibattiti che le conversazioni con i lettori che le interviste radiofoniche, tutto). E ci sembrava sensato che, parallelamente all’archivio, si facesse magari un piccolo festival sonoro della letteratura, invitando degli autori che fossero anche dei bravi lettori e per qualche anno, con Cavazzoni, abbiamo provato a proporre l’idea a degli amministratori e a dei professori universitari che erano tutti, a sentire l’idea, molto interessati ma nessuno dei quali ha poi avuto la possibilità di concretizzare, come si dice, la cosa; poi, l’anno scorso, insieme all’Arci di Reggio Emilia abbiamo pensato che sarebbe stato bello provare a organizzare almeno il festival, che forse, almeno, un piccolo festival sonoro della letteratura poteva servire per riavvicinare a una pratica, la pratica della lettura ad alta voce, che ci siamo forse un po’ dimenticati. E adesso, a cominciare da oggi, 16 luglio, a Reggio Emilia, dietro la stazione, in Viale Ramazzini, 72, prodotta dalla Provincia di Reggio Emilia c’è la prima edizione di Questa è l’acqua, Festival sonoro della letteratura, e si comincia alle 21 e 30 con Gipi che legge da La mia vita disegnata male; che è un disegnatore, Gipi, che quando finisce una graphic novel, per vedere se funziona o non funziona, chiama un po’ di suoi amici e gliela lege, ad alta voce; poi domani, alle 19, Daniele Benati, che ha una propensione all’oralità evidente fin dall’epigrafe del suo primo romanzo, Silenzio in Emilia («Signore, se ci siete, fate che la mia anima, se ce l’ho, vada in paradiso, se c’è. Lo diceva il fratello di mio nonno») legge la sua traduzione in dialetto reggiano di un racconto di Samuel Beckett e sempre domani, alle 22 e 00 Carlo Lucarelli legge un racconto di Carlo Lucarelli con la colonna sonora delle mondine di Novi di Modena; venerdì 18 luglio, alle 19 Giuseppe Bellosi fa la lettura integrale del capolavoro di Raffaello Baldini, La fondazione (che Bellosi ha tradotto in italiano dal dialetto di Santarcangelo), e alle 22 Matteo B. Bianchi legge per intero il suo Mi ricordo e, a seguire, legge i Mi ricordo scritti dai presenti. Il festival finisce poi sabato 19, quando, alle 19, ci sarà l’ultimo concerto dei Nuovi Bogoncelli (i Nuovi Bogoncelli leggono Daniil Charms, che era un signore che, cento anni fa circa, scriveva delle cose del tipo «Quando compri un uccello, guarda se ci sono i dentiosenoncisono;secisonoidenti,nonè un uccello») e alle 22 Mariangela Gualtieri legge Mariangela Gualtieri, e finiamo con Mariangela Gualtieri perché Daniil Charms, quello dell’uccello, diceva che lui voleva che quando scriveva una poesia quella poesia fosse così dura che a buttarla contro la finestra si rompesse la finestra, e le poesie di Mariangela Gualtieri, nella mia comprensione di queste cose, sono la cosa più vicina a quelle poesie lì che si augurava di scrivere Charms. Il titolo del Festival, Questa è l’acqua, è preso da un memorabile discorso di David Foster Wallace, tenuto il 21 maggio del 2005 al Kenyon College, che a me sembra un esempio memorabile di letteratura ad alta voce, un discorso comico e commovente che mette in scena delle situazioni, come una fila al supermercato, che tutti abbiamo incontrato e incontriamo nella nostra vita, e da queste situazioni ordinarie, quotidiane, Wallace tira fuori una cosa che poi, quando trovo una fila al supermercato, a me vien sempre in mente quel discorso di Wallace e la voce che aveva Wallace (c’è la registrazione originale, su youtube, basta digitare David Foster Wallace, This is water).