Giuseppe Pollicelli, Libero 16/7/2014, 16 luglio 2014
ERIKA, STASI, LE BESTIE DI SATANA I 110 E LODE DELLA CRONACA NERA
In fondo Raffaele Sollecito, sul cui capo grava attualmente una condanna a 25 anni di carcere per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, ha utilizzato le sue disavventure giudiziarie in modo da prendere due piccioni con una fava. Da una parte ha sfruttato il caso che lo vede protagonista per farne uno degli argomenti della tesi da lui discussa ieri all’Università degli Studi di Verona, con cui ha conseguito con un punteggio di 88 su 110 la laurea magistrale in Ingegneria e Scienze informatiche; dall’altra, analizzando nel suo elaborato i flussi di innocentisti e colpevolisti che si sono succeduti sui social network relativamente all’assassinio di Meredith, avrà senz’altro svolto delle tesi autodifensive che, se portate a conoscenza dell’opinione pubblica, potrebbero influenzare positivamente quest’ultima e, chissà, mettere ulteriore pressione ai giudici della Corte di Cassazione.
Detto questo, bisogna sottolineare come tra protagonisti di fatti di sangue, carcere e studio non vi sia l’incompatibilità che si potrebbe pensare. Sono infatti numerosi i casi di persone condannate (o anche solo sotto processo) per reati anche molto gravi che, alle prese con i libri di testo, hanno fatto assai meglio di tanti studenti che bivaccano per anni e anni nei corridoi o nei cortili dei nostri atenei. Erika De Nardo, per esempio, che il 21 febbraio del 2001, a Novi Ligure, uccise con l’aiuto del fidanzato Omar sia sua madre sia il proprio fratellino Gianluca, nel 2009 si è laureata in Lettere e Filosofia s Brescia con una tesi sul pensiero filosofico di Socrate, meritandosi anche un lusinghiero 110 con lode. Ma vicende simili sono, almeno in Italia, davvero tante.
Elisabetta Ballarin, una delle “Bestie di Satana” condannata a 22 anni per concorso in omicidio, si è laureata due anni fa all’Accademia di Santa Giulia di Brescia con una tesi su «Educare all’arte», prendendo 110 e lode. Alberto Stasi invece, unico indagato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, si è laureato nel 2008 (110 e lode) all’Università Bocconi di Milano con una tesi in economia e legislazione per l’impresa.
E ancora. Nicola Dettori, detenuto a Spoleto dal 1995 per “concorso morale” in sequestro di persona, nel 2012 si è laureato in Scienze dei Beni Culturali presso l’Università di Perugia con una tesi sul “Cristianesimo a Orgosolo dalle origini al 20 ̊ secolo”. Ancora più straordinaria la storia di Ciro Ferrara, campano di Casoria, entrato in carcere a ventun anni con solo la quarta elementare e capace di laurearsi in Filosofia a Padova, nel 2013, alla bella età di 53 anni. E che dire di Giuseppe Grassonelli? Sconta un ergastolo in quanto ex killer mafioso a Carinola, in provincia di Caserta, eppure è riuscito a laurearsi in Lettere, con 110 e lode, con una tesi sulle “Insorgenze napoletane del 1799”.
Quello di Grassonelli, per di più, è un ergastolo cosiddetto “ostativo”: il condannato non ha cioè diritto ad alcun permesso ed è stata quindi la commissione dell’Università di Napoli a doversi recare in prigione.
Il record di detenuti laureati, però, appartiene alla Toscana, dove grazie all’operato di un apposito “Polo universitario penitenziario” sono ben 68 i reclusi che portano avanti studi universitari. Si tratta, indubbiamente, di vicende che inducono all’ottimismo circa le possibilità di riscatto di chi, in vita sua, commette errori anche gravissimi.