Maurizio Stefanini, Libero 16/7/2014, 16 luglio 2014
DISASTRI, MISTERI E MASSACRI STORIA NERA DEL METRÒ DI MOSCA
In proporzione, sarebbe stato quasi più micidiale un calo di tensione che non il terrorismo, per la metropolitana di Mosca. Il 29 marzo 2010 c’erano volute due bombe di kamikaze ceceni in due diverse stazioni a 40 minuti di distanza l’una dall’altra per provocare 40 morti e 88 feriti. Il deragliamento di ieri è invece bastato per provocare da solo almeno 21 morti, tra cui il macchinista, e oltre 160 feriti. Ma davvero è stato solo un incidente? 320,9 km di binari, 12 linee, 192 stazioni di cui molte addobbate con pregevoli esempio di arte del realismo socialista, 6,8 milioni di passeggeri al giorno, 2.392 miliardi di passeggeri all’anno, quella di Mosca oscilla tra il secondo e il quarto posto tra le metropolitane del mondo per numero di passeggeri: dopo quella di Tokyo, e a seconda degli anni anche dopo quelle di Seul e Shanghai. Comunque è la più affollata fuori dall’Asia, e in simili condizioni ci può essere effettivamente poca differenza tra l’impatto di una carca di esplosivo e quella di uno scontro. Inaugurata però per le sue prime 13 stazioni in piena epoca staliniana nel 1935, sottoposta per le vicissitudini politiche a vari cambi di nome non solo nelle stazioni ma anche su un intero tracciato in origine intitolato al braccio destro di Stalin epurato da Kruscev Lazar Moiseevich Kaganovich, sottoposta a vari lavori e ampliamento durante quella Seconda Guerra Mondiale in cui fu integrata nelle difese di Mosca investita dai tedeschi, sarebbe integrata da una rete separata di linee segrete, destinata al collegamento tra istituzioni governative e bunker sotterranei riservati. Chiamata popolarmente Metro 2, anche se il suo vero nome è ignoto, questa seconda rete si troverebbe su un livello più profondo, collegato alla rete pubblica solo tra le stazioni Sportivnaja e Vorob’evy Gory. E per la maggior parte non avrebbe il terzo binario sulla linea normale impiegato per fornire tensione elettrica ai treni, perché servita da locomotori elettrici dotati di accumulatori. Studiata in epoca staliniana e sovietica, la Metro 2 però non solo continua in era post-sovietica, ma avrebbe addirittura ricevuto gli ultimi ritocchi appena nel 1997.
A questa atmosfera di mistero sono stati legati i romanzi di Dmitrij Gluchovskij «Metro 2033» e «Metro 2034», dove si immagina che un inverno nucleare costringe l’umanità a rintanarsi nei suoi cunicoli. Fantascienza, ma fino a un certo punto: effettivamente negli anni ‘50 l’ampliamento della metropolitana era stato realizzato con l’idea di utilizzare tutta la struttura anche come rifugio antiatomico di emergenza. Aggiungiamo che la prima delle due bombe dell’attentato del 2010 era scoppiata nei pressi di quella stazione Lubjanka che porta al palazzo dei Servizi Segreti russi, l’ex-Kgb ora Fsb. Complottismo e paranoie a parte, comunque, il Ministero per le Emergenze, a Mosca esiste un organismo del genere, si limita a dare la cifra di morti e feriti. Il treno, che viaggiava lungo la linea ArbatskoPokrovka nell’ora di punta, ha deragliato nel tunnel tra le stazioni di Slavyansky Boulvard e Park Pobedi. Sul posto si sono subito recati tre elicotteri, una ventina di ambulanze e numerosi soccorritori, anche per assistere ed evacuare passeggeri rimasti intrappolati nei vagoni nel tunnel. Anche il sindaco Serghei Sobianin si è recato sul luogo della tragedia, proclamando poi una giornata di lutto in omaggio alle vittime, e promettendo di licenziare tutti i responsabili della tragedia. Anche il premier Dmitri Medvedvev ha espresso le sue condoglianze, mentre l’amministrazione della capitale e la società che gestisce la metro prevedono un risarcimento danni di circa 3 milioni di rubli (65.000 euro) a ciascuna famiglia delle vittime e 1,5 milioni di rubli ai feriti.
L’ipotesi terroristica è esclusa da Maxim Liksutov, capo del dipartimento trasporti di Mosca. Ma davanti al Comitato investigativo russo, che ha aperto un’inchiesta penale per «violazione dei regolamenti sulla sicurezza dei trasporti» e renderà pubbliche le sue conclusioni entro la fine della prossima settimana, si stanno dibattendo varie ipotesi. Quella del calo di tensione sembra la più gettonata, ma si scontra con le assicurazioni della società che gestisce la distribuzione dell’energia elettrica a Mosca secondo il servizio è stato erogato stabilmente senza anomalie. Alcune testimonianze riferiscono invece di una brusca frenata dovuta a un ostacolo, con cui il treno non sarebbe riuscito a evitare l’impatto. Paradossalmente un’ipotesi avanzata dall’agenzia ufficiale Itar-Tass, relativa alla presenza di schegge di metallo sui binari, suona più inquietante del «guasto o difetto tecnico» di cui parla la indipendente Interfax.