15 luglio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - SALTA LA TREGUA, RICOMINCIANO I BOMBARDAMENTI. PRIMO MORTO ISRAELIANO
REPUBBLICA.IT
Israeliani guardano i raid al confine
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I dettagli della proposta del Cairo. La proposta egiziana, accolta con favore tra gli altri dall’amministrazione Obama, prevedeva la cessazione delle ostilità aeree, marittime o terrestri a partire dalle 8 italiane di oggi e la disponibilità ad accogliere, entro 48 ore, delegazioni di alto livello israeliane e palestinesi per aprire i negoziati. Un piano che ha ottenuto il via libera unilaterale del gabinetto di guerra del governo israeliano. Ma non quello di Hamas.
Mogherini in Medio Oriente. Intanto è arrivata in Medio Oriente il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini. "La cosa più importante in questo momento è il cessate il fuoco", ha detto visitando con il collega israeliano Avigdor Lieberman una casa colpita da un missile lanciato da Gaza ad Ashdod. In giornata Mogherini ha avuto un colloquio telefonico con il segretario di Stato Usa, John Kerry, e ha incontrato l’omologo tedesco, Frank Walter Steinmeier, a margine della sua visita in Medioriente.
Hamas chiude il transito a Erez. Con un provvedimento a sorpresa Hamas ha deciso di impedire da oggi il transito fra Gaza ed Israele attraverso il valico di Erez. La misura, afferma un comunicato, riguarda anche i giornalisti stranieri, nonché i malati palestinesi che progettavano oggi di sottoporsi a cure in Israele. Hamas esige garanzie internazionali per la sicurezza del proprio personale al confine dopo che nei giorni scorsi la aviazione israeliana ha bombardato i propri uffici.
Salta la tregua, nuovi raid su Gaza
Prima vittima israeliana: è un civile
Netanyahu accoglie la proposta egiziana di “cessate il fuoco” ma gli islamisti continuano con il lancio di razzi e mortai. Uno proiettile ha ucciso un volontario al valico di Erez. Il ministro Mogherini a Tel Aviv: «Ora rispettare gli accordi»
AFP
Razzi lanciati da Gaza City
+ Pressing dell’Egitto e il no di Hamas francesca paci
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Gaza spettrale:gente in fuga e paura di morire
LAPRESSE
Gaza lancia il primo drone contro Israele
maurizio molinari
inviato a Ashdod
Hamas non accetta la tregua e Israele riprende gli attacchi. Questa mattina il governo israeliano aveva accettato la bozza di tregua egiziana a partire dalle 9 locali, ma Hamas ha reagito in maniera diversa e ha continuato a lanciare razzi sulle città del Sud di Israele. Alle 14 locali il premier Benjamin Netanyahu si è riunito con i consiglieri della sicurezza e ha ordinato di riprendere gli attacchi «contro le centrali del terrorismo a Gaza» .
PRIMA VITTIMA ISRAELIANA
Nel tardo pomeriggio si è registrata la prima vittima israeliana del conflitto. È un civile rimasto ucciso al valico di Erez (fra Israele e Gaza) da un colpo di mortaio sparato dalla Striscia. La vittima, un 37enne, era membro di un’associazione di volontariato israeliana impegnato al valico di Erez a distribuire cibo ed acqua alle truppe israeliane ammassate al confine. Il bilancio dei morti palestinesi si avvicina a quota 200.
MOGHERINI IN ISRAELE
Oggi è arrivata in Israele il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, per una visita di 72 ore che la porterà anche nei Territori Palestinesi. La prima tappa è stata al Centro Peres di Tel Aviv e poi si è recata ad Ashdod insieme al collega israeliano Lieberman per visitare un casa colpita dai razzi: «La tregua deve essere rispettata» ha detto la Mogherini suggerendo alla volta di Hamas «di ascoltare l’appello lanciato dal presidente palestinese Abu Mazen».
KERRY CONTRO HAMAS
Quasi contemporaneamente alle parole della Mogherini il segretario di Stato John Kerry in volo verso gli Stati Uniti dettava una dura dichiarazione contro Hamas accusandola di non cogliere l’occasione della proposta di tregua egiziana. La Lega Araba si è detta a favore del rispetto della tregua «da parte di tutti gli attori coinvolti».
LE TRATTATIVE
La proposta di tregua egiziana scade alle 9 di questa sera ora locale dunque Israele e Hamas possono teoricamente ancora accoglierla cessando gli attacchi. C’è attesa per l’intervento che farà il leader di Hamas all’estero, Khaled Meshaal.
LA PROPOSTA DI MEDIAZIONE
francesca paci
«Gira che ti rigira la patata bollente è finita nelle mani del presidente Al Sisi, mediatore riluttante di una crisi di cui non aveva bisogno» osserva una fonte nella diplomazia egiziana. La visita a sorpresa del segretario di Stato americano John Kerry, che oggi, mentre il ministro degli Esteri italiano Mogherini arriva in Israele, atterrerà al Cairo, racconta la fretta della comunità internazionale e la necessità di trovare sponde regionali per fermare l’escalation a Gaza. Indispensabile l’intervento dell’Egitto, che ieri sera, dopo il vertice con la Lega Araba, ha proposto un cessate il fuoco immediato a partire dalle 8 di stamani per sospendere una settimana di martellamenti reciproci.
Secondo il quotidiano israeliano «Haaretz» Hamas sarebbe pronto allo stop delle ostilità e potrebbe spacciare il drone sparato ieri come «un traguardo raggiunto». Gli egiziani temono però che la bozza sottoposta al vaglio di israeliani e palestinesi, un facsimile della tregua del 2012, si areni sulla richiesta di Hamas di concessioni extra come la fine dell’embargo e delle incursioni israeliane a Gaza, il rilascio di 59 palestinesi arrestati il mese scorso, l’apertura del valico di Rafah o almeno la riattivazione di alcuni tunnel al confine egiziano, lo scongelamento del salario di 40 mila impiegati di Hamas. Condizioni toste per Israele, che oltre a volere il disarmo di Hamas rifiuta di pagargli lo stipendio, ma anche per l’Egitto, che dovrebbe dividere il controllo del confine con gli amici degli odiati Fratelli Musulmani sempre meno in controllo di Gaza.
Finora il Cairo era rimasto un passo indietro, e non a caso. Mentre due anni fa l’allora presidente Morsi doveva guadagnare credibilità sulla scena globale dissipando la diffidenza diffusa per la Fratellanza Musulmana, il suo successore ha altre priorità. La politica interna innanzitutto, compresa la cooperazione energetica con quell’Israele che non è bene sfidare. C’è il Sinai, dove l’esercito egiziano sta combattendo contro gli jihadisti anche con l’aiuto d’Israele. C’è l’opinione pubblica egiziana che chiede di alzare la voce contro Israele come faceva Nasser, modello di Al Sisi. C’è il fatto che Al Sisi si trova a metà strada tra il pro-Israele Mubarak e il pro Hamas Morsi non potendo contare su un negoziatore come Omar Suleiman, il capo dell’intelligence scomparso nel 2012 dopo 18 anni di lavoro sul dossier israelo-palestinese (trattò il rilascio di Shalit ma anche la fine dell’offensiva israeliana su Gaza nel gennaio 2009). Il successore di Suleiman, Mohammad al-Tohami, è ben lungi dal raccoglierne l’eredità di equilibrista e sarebbe stata proprio la sua visita in Israele poco prima dell’inizio di «Protective Edge» a avergli inimicato Hamas.
«L’Egitto c’è, ma non vuole esporsi da solo, conta sulla Lega Araba e l’Ue» rivela un insider egiziano. Anche il segretario dell’Onu Ban Ki-moon ha chiamato Al Sisi per sollecitarne l’iniziativa, già caldeggiata da Tony Blair (che oggi vedrà l’ex presidente israeliano Peres). L’altro partner del Cairo è l’Autorità Nazionale Palestinese con cui i contatti sono costanti ma poco promettenti, giacché Hamas, tra un’apertura e una serrata, ventila di ripudiare l’unità nazionale concordata con un Abu Mazen ritenuto poco vicino a Gaza.
Il presidente el Sisi, che Mubarak definiva «astuto come un serpente», deve insinuarsi. Gaza non è solo il regno di Hamas, il movimento islamico che dopo il golpe contro Morsi minacciava il Cairo. È anche l’estrema frontiera del Sinai, la penisola su cui il governo egiziano si gioca la faccia perché dalla sua sicurezza deriva il rilancio del turismo vitale per l’economia. Al Sisi ha appena incassato il parere favorevole della Germania, che ha tolto l’allarme su Sharm el Sheik, e conta in quello dell’Italia. La caccia ai terroristi sta dando qualche frutto e difficilmente il Cairo la metterà a rischio allentando la morsa sulle gallerie di Hamas (ha mandato 500 tonnellate di aiuti a Gaza ma ha anche distrutto 29 tunnel).
Le alternative però sono poche. La mediazione di Qatar e Turchia, invocata da Hamas e pare sondata da Kerry, troverebbe sulla sua strada Israele che non si fida. Hamas, d’altro canto, alza la voce ma è isolatissimo e ha urgenza se non voglia di negoziare uno stop.
«Al Sisi non avrebbe voluto debuttare con la politica estera soprattutto dovendo conciliare due avversari così testardi nel recitare la propria parte» dice una fonte militare. Il tempo è poco, i rischi molti, le carte sono in tavola.
REPUBBLICA.IT - LA PROPOSTA EGIZIANA
SRAELE ha effettuato nuovi raid aerei sulla striscia di Gaza, l’Operazione confine protettivo è al settimo giorno, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato un appello per "misure immediate per porre fine ai combattimenti", Hollande ha chiesto un immediato cessate il fuoco: "Israele ha il diritto alla sua sicurezza. Può difendersi se è attaccato. Ma allo stesso tempo deve mostrare moderazione", ha detto il presidente francese. Ma soprattutto è arrivata una proposta di tregua con la mediazione dell’Egitto, che sembra aver aperto un sia pur flebile spiraglio.
Ismail Haniyeh, leader di Hamas a Gaza, ha commentato l’iniziativa parlando di "movimento diplomatico" e ribadendo che il suo movimento non punta soltanto a porre fine alle ostilità ma anche a far allentare il blocco che ha messo in ginocchio la Striscia perché "l’assedio deve finire e la gente di Gaza deve vivere con dignità". Successivamente un portavoce, Fawzi Barhoum, ha dichiarato all’agenzia France Presse che Hamas respingerà qualsiasi cessate il fuoco non legato a un "accordo complessivo" su Gaza: "In tempo di guerra, non si cessa il fuoco per poi negoziare", ha affermato.
Una piccola apertura, secondo il quotidiano Haaretz, è arrivata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu che domani mattina presto chiederà al gabinetto di guerra del suo governo israeliano di approvare la proposta di cessate il fuoco.
L’iniziativa egiziana ha l’appoggio della Lega Araba, che ha lanciato un appello alle parti affinché la accettino. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, è atteso domani al Cairo per discutere la situazione.
La mediazione dell’Egitto. L’iniziativa egiziana prevede la cessazione delle ostilità aeree, marittime o terrestri a partire dalle 8 ora italiana e la disponibilità ad accogliere, entro 48 ore, delegazioni di alto livello israeliane e palestinesi per aprire i negoziati.
"Israele non si ferma". In attesa di vedere se si arriverà a una tregua, il bilancio delle vittime continua ad aggravarasi. La maggior parte sono donne e bambini. "Israele continuerà a colpire Hamas e le sue strutture. Il danno alla fazione islamica e alle altre organizzazioni del terrore a Gaza è severo", aveva detto poco prima il ministro della Difesa israeliano Moshè Yaalon.
I droni di Hamas. Oggi, secondo l’agenzia di stampa Dpa, sono già 40 gli obiettivi colpiti. Venti razzi sono stati lanciati dal territorio palestinese e per la prima volta dall’inizio di questo nuovo conflitto, uno è caduto sulle alture del Golan occupate da Israele, senza fare vittime. Israele invece ha abbattuto un drone lungo la costa meridionale del Paese, le Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, hanno rivendicato di averne "lanciati diversi", uno ha raggiunto il ministero della Difesa di Tel Aviv. E’ la prima volta che aerei senza pilota decollano dalla Striscia da quando è cominciata l’operazione.
L’Offensiva continua. Un razzo lanciato da Gaza è stato intercettato su Tel Aviv dopo che in città nel primo pomerggio era scattato un nuovo allarme e si era udita un’esplosione. Stando a quanto riferito dall’esercito di Israele, "diversi razzi sono stati lanciati dal Libano sulla Galilea occidentale", senza fare feriti. Le forze armate dello Stato ebraico hanno risposto con colpi di artiglieria e denunciato il caso alle forze Onu, il timore è che si possa aprire un nuovo fronte di conflitto lungo il confine nord del Paese. Israele ha colpito Hamas anche in Cisgiordania, arrestando cinque leader del movimento a Nablus e Jenin.
Israeliani guardano i raid al confine
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Il bilancio. Sono circa 715 i razzi che hanno raggiunto Israele e oltre 160 quelli intercettati, al momento non si contano vittime. Il bilancio dell’operazione israeliana, stando al ministero della Salute di Gaza, è di 184 morti e oltre 1.200 feriti. Tra le vittime, secondo i palestinesi, ci sono molti civili, donne e bambini compresi. Almeno 17mila palestinesi di Gaza hanno lasciato le loro case nel nord della Striscia e hanno trovato rifugio presso le strutture delle Nazioni Unite. Per oggi è prevista una riunione d’emergenza della Lega Araba al Cairo dedicata all’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza.
Le mediazioni internazionali. Nell’area è arrivato oggi il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, deciso a mediare tra Israele e Hamas. Domani sarà la volta del collega italiano e presidente di turno dell’Ue, Federica Mogherini, che, nella sua ’tre giorni’ si recherà a Tel Aviv e Gerusalemme, e poi a Ramallah. Successivamente, venerdì e sabato, sarà in Egitto. La presidente della Camera Laura Boldrini ha avuto stamane una serie di colloqui con alcuni degli attori coinvolti nella crisi in atto in Israele e nei Territori palestinesi: "Occorre un’azione decisa da parte della comunità internazionale per il cessate il fuoco".
LEGGI Rifugiati palestinesi, l’appello dell’Unrwa
Unicef, almeno 33 i bambini morti a Gaza. I piccoli feriti sono centinaia, "nessun bambino dovrebbe soffrire l’impatto terrificante di una simile violenza", si legge in una nota dell’agenzia dell’Onu per l’infanzia. "Le ostilità in corso producono danni all’infanzia, sia sul piano fisico che psicologico, e hanno conseguenze allarmanti per le future possibilità di pace, stabilità e dialogo".
Gaza, proposta egiziana di tregua. Netanyahu la sostiene. Hamas: "Solo con accordo completo"
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Ragazzo palestinese arso vivo, pronta accusa 3 israeliani. Israele si prepara a incriminare tre estremisti ebrei con l’accusa di omicidio premeditato dell’adolescente palestinese bruciato vivo. Dalle indagini è emerso che il loro obiettivo iniziale era un ragazzino di 8 anni. I tre saranno accusati di omicidio, sequestro e incendio doloso, tutti reati compiuti con motivazioni razziste.
14/7/2014