Roberto Arduini, l’Unità 15/7/2014, 15 luglio 2014
LA SVOLTA ANGLICANA SÌ ALLE DONNE VESCOVO
Mettendo fine a mezzo secolo di discussioni e profonde divisioni sul ruolo della donna, la Chiesa anglicana ha approvato l’ordinazione delle donne vescovo. Si sono udite grida di giubilo, dopo che il sinodo generale, organo esecutivo della Chiesa Anglicana, riunito a York, nel nord dell’Inghilterra, ha approvato la svolta. Il «sì» è arrivato dopo una tripla votazione nelle tre differenti camere della Chiesa: la House of Bishops ha registrato 37 voti a favore, 2 contrari e un astenuto; la House of Clergy ha espresso 162 voti favorevoli, 25 contrari e 4 astensioni; per la House of Laity 152 sì, 45 no e 5 astenuti. Già entro la fine del 2014 la Chiesa anglicana potrebbe ordinare le prime donne vescovo.
È la seconda volta che la Chiesa anglicana prova a introdurre questo cambiamento. Nel 2012 il voto fu bloccato per soli sei «no». In quell’occasione, la riforma passata alle due «camere» dei vescovi e del clero, ma fu poi bloccata in quella dei laici. Rowan Williams, allora arcivescovo di Canterbury (la seconda carica dopo la regina ma, nei fatti, la prima), disse che la Chiesa anglicana aveva perso un’occasione di «credibilità». Stavolta l’occasione non è stata mancata. «È un grande giorno per la Chiesa e per l’eguaglianza», ha fatto sapere il primo ministro David Cameron, favorevole alla riforma, sottolineando su Twitter la «grande leadership» dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby.
LE PRIME A FINE ANNO
Proprio Welby è il grande artefice della svolta. Grazie a lui, la Chiesa d’Inghilterra, casa madre della comunità anglicana di 80 milioni di fedeli in 165 Paesi, avrà entro la fine dell’anno il primo vescovo donna. Vescovi donne anglicane esistono già in altri Paesi (Stati Uniti, Canada, Irlanda e Australia), ma la Chiesa d’Inghilterra era ancora ostile nonostante ci fossero già pastori donna: il primo «vicario» donna venne ordinato nel 1994. Ora rappresentano un terzo del clero. Molti preti e vescovi anglicani erano quindi ben consapevoli che il rifiuto di aprire alle donne vescovo in una chiesa che ha già nelle sue pastore un punto di forza, era diventato una posizione scomoda.
Così dopo la sconfitta del 2012, Welby e i suoi collaboratori hanno fatto di tutto per accelerare l’iter all’interno di un sistema che richiedeva tempi troppo lunghi. Lo scorso febbraio lo stesso Sinodo aveva approvato una procedura che riduceva da sei a tre mesi il periodo delle consultazioni sull’argomento nelle 44 diocesi inglesi. E il risultato è stato un successo: ben 43 diocesi hanno dato il loro via libera alle donne vescovo e soltanto una non è riuscita a esprimersi in tempo. Anche in questi giorni l’arcivescovo si era fatto sentire: dicendosi più volte «speranzoso» di vedere passare la riforma. Welby era intervenuto anche in tv per sostenere la riforma, alla trasmissione Andrew Marr show per dire: «Spero che annunceremo la prima donna vescovo entro la fine del 2015». «È incomprensibile non averla approvata prima», ha detto dopo il voto. La sua scelta contava anche sull’appoggio del suo vice di fatto, cioè l’arcivescovo di York, John Sentamu.
Ora la riforma sarà dibattuta in Parlamento e avrà bisogno dell’approvazione di Elisabetta II, capo formale della Chiesa d’Inghilterra. Poi la riforma passerà il prossimo 17 novembre di nuovo all’esame del sinodo generale della Chiesa anglicana, che avrà il compito di vararla ufficialmente.
La riforma ha anche i suoi oppositori: soprattutto nell’ala più conservatrice della Chiesa anglicana ci sono molte resistenze alle nomine di donne vescovo. E la norma appena approvata ne ha tenuto contò, permettendo anche una scelta particolare per le parrocchie più tradizionaliste: quella di nominare, in caso di un vescovo donna, una figura maschile come alternativa. Il rischio è di creare due diversi livelli di episcopato, ma questo sarà oggetto delle prossime battaglie di Welby.
Nonostante tutto, già dal 2015 si potrebbe avere una vera è propria «ondata» di donne vescovo, perché diverse diocesi come quelle di Nottingham, Newcastle e Oxford dovranno rinnovare i loro vertici.