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 2014  luglio 15 Martedì calendario

SE IL BANCHIERE VENDE PER RISARCIRE I DEBITI

La scorsa settimana il Banco Espirito Santo aveva riportato i mercati sul panico. Anche se per un’esposizione di qualche centinaia di euro, legata al mancato pagamento di una cedola per un bond emesso dalla sua controllata lussemburghese. Ma Riccardo Salgado, 70enne banchiere sui generis e pronipote del fondatore dell’istituti, non voleva passare alla storia come l’ultimo degli untori. Così ha chiamato i suoi avvocati e dato mandato loro di cedere parte delle quote della banca lusitana. Dopo la grande crisi legata ai subprime i banchieri americani non hanno mai disposto la cessione di asset per ripagare gli azionisti. Restii a dimettersi, hanno scaricato le spese sullo Stato o licenziato lavoratori. Spesso hanno mantenuto i loro alti premi e si sono aumentati lo stipendio. Salgado, forse spinto in questa direzione dalla Bce, ha preso una decisione diversa. Ha dato il via libera a un riassetto nell’azionariato e costretto lui e i suoi cugini José Manuel Espirito Santo e José Maria Ricciardi a fare un passo indietro dalla guida dell’istituto. Infatti la Espirito Santo Financial Group, holding dell’omonima famiglia che controlla la più grande banca del Paese, ha venduto ieri ai blocchi il 4,99 per cento dell’istituto per ripagare parte del debito. Quindi gli ex soci di controllo hanno chiamato alla guida della banca manager esterni come Vitorio Bento in qualità di amministratore delegato, José Honorio come suo vice e Joao Moreira Rato come direttore finanziario. Così la presa della holding sul gruppo è scesa al 20,1 per cento del capitale, mentre i francesi del Credi Agricole continuano a mantenere il 14,6 dell’istituto. Ma nonostante tutti questi cambiamenti anche ieri in Borsa l’Espirito Santo è stato bocciato dai mercati: infatti si è registrata un’altra seduta di passione, nonostante il divieto a vendere allo scoperto imposto dalla Consob lusitana. Il titolo, che in mattinata è arrivato a perdere quasi 12 punti percentuali, ha chiuso la seduta in calo dell’8,3 per cento a 0,44 euro. Male anche la holding Espirito Santo che ha lasciato un altro 8,8 per cento, chiudendo a 1,18 euro. Con questo ennesimo (e forse non ultimo) tonfo la finanziaria della famiglia portoghese ha perso il 76,3 per cento in nove sedute. Il cancelliere Angela Merkel nel fine settimana ha detto che «le turbolenze sui mercati collegato alla crisi della banca portoghese evidenziano la fragilità dell’area euro». C’è da credere che il gesto di Salgado non basterà.