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 2014  luglio 15 Martedì calendario

ORE 11, L’ANNUNCIO DI SLOANE «LA NAVE È TORNATA A GALLA»


ISOLA DEL GIGLIO Eccola lì, restituita al suo mare, perché così l’ingegno dell’uomo e centinaia di milioni di euro hanno voluto. Restituita anche a quel minimo di dignità che uno scafo di quelle dimensioni, una macchina di quella potenza avrebbe comunque diritto di avere. È accaduto intorno alle undici del mattino, forse qualche minuto prima, quando Nick Sloane, il profeta di questa operazione, il plenipotenziario di questa scommessa, ha potuto dare l’annuncio: «Ladies and gentlemen, la Signora è tornata a galla». Già, la Signora, la Costa Concordia, la nave da crociera sfregiata da uno sciagurato inchino, la madre incolpevole di 32 morti nel naufragio avvenuto il 13 gennaio 2012. S’è spostata, eccome se s’è spostata, di quei trenta metri verso est che le venivano richiesti, grazie all’aiuto di poderosi rimorchiatori, e ora se ne sta placida un po’ più al largo, in attesa di essere liberata dal peso dell’acqua dei cassoni, in attesa di partire finalmente per Genova.
UN BRIVIDO

Come l’immaginifico ingegner Porcellacchia aveva ammonito, «non aspettatevi di vederla salire su perfettamente in orrizzontale». Anche stavolta ha avuto ragione l’uomo della Costa Crociere responsabile del progetto, la Concordia s’è sollevata dalla piattaforma d’acciaio che la ospitava, ma in maniera tutt’altro che regolare: a un certo punto era sopra di due metri a prua e di quattro a poppa. E ha voluto creare bei patemi la Signora, anche nello spostarsi verso est, per un cavo che non s’è allentato al momento richiesto. S’è ritrovata, così, per trenta metri davvero a est a poppa e soltanto per venti a prua. Quei dieci metri in meno che hanno autorizzato il prefetto Gabrielli a fare perfino lo spiritoso: «Evidentemente le assicurazioni hanno voluto risparmiare...». Ma ovviamente non era così. Aveva fatto i capricci un martelletto idraulico ed è sembrato a tutti paradossalmente di buon auspicio perché esattamente lo stesso accadde in settembre, quando si trattò di riportare la Concordia in asse, di strapparla agli scogli sui quali s’era piegata dopo il naufragio. Si son guardati negli occhi nella stanza dei bottoni, in quel casotto organizzato sul ponte più alto protetto da un tendone verde e hanno sorriso: in fondo erano gli stessi uomini e la stessa donna - l’architetto navale tedesco Inken Fruhling - di dieci mesi fa, gli «uomini d’oro» come li ha chiamati Gabrielli, la «squadra che vince e quindi non si tocca». Venti in tutto, divisi in due turni, incluso l’ammiraglio Stefano Tortora, l’uomo di raccordo con le istituzioni italiane: due sudafricani compreso il comandante Nick, due tedeschi compresa l’archietto Inken, otto italiani, quattro americani, due inglesi, un belga e un indiano. Gli stessi di allora, incollati ai monitor, affiatatissimi, uniti dall’impegno in una missione impossibile. Scherzava l’altro pomeriggio Nick, prima di concedersi all’ultima conferenza stampa: «Siamo comunque troppi». Humour ghiacciato, ma ha portato bene.
Eppure siamo ancora a metà dell’opera. Lo ha spiegato bene il minitro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: «Non so che proverbio scegliere: chi ben comincia è a metà dell’opera o tutto è bene quel che finisce bene?». Ha ragione lui, la Concordia, per ora, deve guadagnare almeno altri dieci metri. Si nota bene il ponte sei, ma invece dovremmo poter vedere in superficie, nelle prossime ore, il cinque, il quattro e perfino il tre, prima di poter dire che siamo pronti per Genova.
I COSTI

Siamo a un punto dell’operazione - un’operazione che, ora ci dicono, alla fine costerà un miliardo e mezzo di euro - in cui sarebbe ingiusto frustrare l’orgolio. Diceva Porcellacchia ieri mattina: «Le nostre valutazioni si sono rivelate giuste e non era affatto scontato». Ma è lo stesso punto che non consente cali di attenzione: è stato riaperto il traffico ai traghetti, ma ci sono ancora da svuotare tutti i cassoni in questi tre-quattro giorni, per riempirli d’aria e recuperare un galleggiamento accettabile, lasciando alla Concordia solo i suoi diciotto metri di pescaggio. E poi c’è da organizzare il viaggio verso Genova, un’avventura tutt’altro che scontata.
È come se si superasse un ostacolo e se ne parassero davanti subito mille altri. Baruffe politiche comprese, come quella scoppiata fra il ministro dell’Ambiente Galletti e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Ha cominciato Rossi: «Non trovo niente di eroico nella Costa Crociere». Ha affondato il colpo Galletti: «Perché invece di polemizzare non è venuto qui a rendere omaggio alle vittime?». Ha insistito Rossi: «Verrò solo dopo la rimozione della Concordia». Per i gigliesi, che non vedono l’ora, è sicuramente invitato.